Avere vent’anni: EDGUY – Hellfire Club

Parlando di Evolution Purgatory dei Persuader ho scritto che quello era uno dei grossomodo cinque dischi power più belli del nuovo millennio. Bene, in quella classifica ci entra di prepotenza anche Hellfire Club; anzi, forse forse quest’ultimo va dritto in prima posizione. Perché Hellfire Club non è solo, a mani basse, il miglior disco a cui Tobias Sammet abbia mai messo mano, ma è pure il migliore esempio immaginabile di un’evoluzione matura del power metal continentale, che da un lato abbracci la modernità e dall’altro mantenga le radici ben salde nella tradizione del genere stesso.

La premessa essenziale è che Hellfire Club va ascoltato dopo la prima traccia e fino alla penultima, perché l’apertura Mysteria è troppo incasinata e non va da nessuna parte, mentre la conclusiva The Spirit will Remain è troppo moscia. Il resto è perfetto, e quando dico perfetto non sto facendo iperboli o esagerazioni retoriche. Hellfire Club, a parte la traccia d’apertura, è perfetto da ogni punto di vista. Le melodie, il suono, gli assoli, la chitarra solista, la sezione ritmica, la voce di Tobi, l’approccio scanzonato: è tutto perfetto. Gli Edguy in passato avevano fatto buoni dischi, a volte anche ottimi, ma è questo il loro apice, il loro punto d’arrivo, il completamento formale della loro traiettoria evolutiva.

È un disco eterogeneo, in cui gli Edguy mettono sul tavolo diverse varianti stilistiche. Le bordate power non mancano e, pur non rinnegando alcuno degli schemi tipici del power tedesco, introducono sempre qualche fattore peculiare: ad esempio Rise of the Morning Glory, il classico pezzo in doppio pedale con ritornello altissimo da antologia, che quando parte è facile ritrovarsi sul balcone gridando al vento YOU CAN FLY – REACH FOR THE SKY – THE RISE OF THE MORNING GLORY! mentre i vicini chiamano la polizia, ma che nonostante la fedeltà all’ortodossia powerona contiene un assolo in wah wah; o ancora Down with the Devil, tipico pezzo zumpettone che ti stampa un sorriso in faccia facendoti dimenticare per qualche minuto ogni affanno. Poi i due pezzi cadenzati: The Piper Never Dies, che dura dieci minuti e sembrano cinque, con riffone da scapoccio e lunghissima coda finale in cui prima sembrano i Savatage e poi i Maiden d’antan, con Sammet che dickinsoneggia divertito; e The Navigator, pezzone da macchina con sezione ritmica martellante, riffone chirurgico e ritornello da far risvegliare le mummie. Persino la ballata, Forever, per quanto semplice e immediata, è particolarmente riuscita (e di solito le ballate power servono solo a verificare se il tastino skip funziona ancora), con un assolo breve, minimale e trascinante che andrebbe studiato in un ipotetico corso universitario monografico sugli assoli. E in mezzo a tutto ciò pure i due singoloni, King of Fools e Lavatory Love Machine, faciloni e acchiapponi, la cui riuscita è la migliore dimostrazione dello stato di grazia in cui versavano i nostri eroi in quel momento.

È tutto perfetto: suono pieno, potente, tagliente quando serve; approccio spensierato e scanzonato, mai stucchevole; reparto strumentale al massimo delle possibilità (specie Felix Bohnke, il batterista) e Sammet davvero all’apice della carriera, tanto da rendere plausibile ciò che disse una volta Kai Hansen, e cioè che lui era l’unico cantante power a cui le ragazze lanciavano reggiseni sul palco. A parte apertura e chiusura, ogni pezzo è memorabile, al punto che bisognerebbe scrivere un paio di pagine per ognuno solo per cercare di spiegare come e perché spacchi così tanto. Qui gli Edguy erano sul tetto del mondo: vi sarebbero scesi abbastanza rapidamente, ma nessuno toglierà mai loro la gloria di aver scritto e suonato un capolavoro del genere. Non so se è il disco power più bello dall’anno 2000 in poi (continuo a pensarci, ma di paragonabile mi viene in mente solo A Night at the Opera), però di certo è un album che potrebbe fare impazzire chiunque, anche chi non ama il power tedesco di questo tipo. Sentite un cretino: mettetelo nello stereo, alzate il volume e affanculo i vicini di casa. (barg)

10 commenti

Lascia un commento