Forever stronger than all: trent’anni di Far Beyond Driven

Stefano Greco: Parlare di Far Beyond Driven mi è più complesso di quello che si possa immaginare. In teoria non ci dovrebbero essere grandi discussioni al riguardo: è un classico di una delle band più grosse  degli ultimi 40 anni e ha una serie di pezzi sui quali ho scapocciato fino a farmi male. Cosa abbiano significato Anselmo e compagnia per chi ha vissuto in diretta quel periodo è difficile da spiegare. Personalmente ricordo anche dove avevo parcheggiato con la Vespa e il friccicore mentre scartavo il cd dopo averlo appena acquistato, cercando fra i crediti indizi per capire se la Planet Caravan che compariva sul retro fosse proprio quella. E poi fu anche un album storico, uno dei primi dischi di metallo definibile “estremo” a debuttare al numero uno in una classifica di vendite.

In una rivista americana che lessi prima dell’uscita se ne parlava come dell’album che li avrebbe resi un gruppo dal Metallica-like status. Con la differenza, non da poco, che quegli altri lì per ottenere quel livello di popolarità avevano avuto bisogno di semplificare, affinare e ammorbidire. I Pantera invece fecero tutto il contrario. Come avevo già scritto da qualche parte (perdonatemi l’autocitazione): Far Beyond Driven era la fotografia di una band intenta a prendersi tutto, era il cazzo duro eletto a unico valore di vita, un gruppo la cui unica legittima aspirazione sembrava solo l’avere a disposizione sempre più alcol, sempre più cocaina, sempre più zoccole nel backstage. Il disco perfetto nel momento perfetto. Questo in teoria. In pratica, invece, una volta sceso l’hype penso non abbia retto benissimo perché è sostanzialmente incostante: parte col botto, ha una serie di brani stratosferici tutti all’inizio ma poi si perde e i filler sono davvero troppi. E dove mancano le canzoni la ricerca della pesantezza sembra quasi posticcia. Una integrità forzata. Tutta roba che non serve quando i pezzi ce li hai davvero. Insomma, nel tempo l’ho costantemente rivisto al ribasso al punto che alcuni anni fa stavo per inserirlo in un pezzo in cui si parlava di album delusione. Per essere sicuro me lo andai a risentire e cambiai idea, ma solo perché quei pezzi e quel suono sono talmente un pezzo di vita che mi sarebbe impossibile rinnegarli senza sentirmi in qualche maniera un fesso o un traditore di me stesso. Tendo però a evitare di ascoltarlo per intero.

pantera

Ciccio Russo: Quando Far Beyond Driven debuttò in testa alla classifica di Billboard, tutti i giornalisti di spettacolo delle testate generaliste americane si chiesero chi diavolo fossero questi Pantera. È ancora oggi il disco più violento che abbia mai raggiunto quella posizione a una settimana dall’uscita. USA Today scrisse di una “overnight sensation”. Invece Vulgar Display of Power aveva già conferito uno status stellare a un gruppo che era rientrato in studio con il preciso obiettivo di conquistare il mondo. Il titolo fu deciso prima di incidere anche una sola nota, spiegò Vinnie Paul. L’ulteriore appesantimento del suono era stato premeditato: se gli altri si erano ammorbiditi, i Pantera sarebbero andati ancora più oltre. Il biglietto da visita avrebbe dovuto essere una copertina con un culo penetrato da un trapano, poi la casa discografica scelse di optare per qualcosa di più sobrio.

Il produttore Terry Date ebbe un ruolo di primissimo piano, quasi da membro aggiunto, nella lavorazione dell’album che avrebbe consacrato in modo definitivo un band che senza di lui non avrebbe mai raggiunto la vetta. Il quintetto si trasferì in un hotel di Nashville per poter operare a contatto più stretto possibile. Una solidissima unità di intenti che appena un anno dopo avrebbe lasciato spazio a una brutale separazione in casa. Dimebag sperimenta nuovi effetti, la batteria è sempre più tecnica ed estrema, Rex Brown passa al basso a cinque corde per poter utilizzare tonalità più gravi. I testi oscillano tra deliri di onnipotenza quanto mai giustificati e frangenti in cui Phil Anselmo mette a nudo le sue debolezze e le sue cicatrici con onestà disarmante. È lui a portare le influenze più eterodosse. 25 Years nacque dopo che il cantante era riuscito a convertire i compagni alla sua passione per i Melvins. Le accelerazioni di Use My Third Arm varcano il confine con il death metal. La famigerata Good Friends and a Bottle of Pills, a detta del frontman, era stata ispirata dalla verve narrativa di… Nick Cave, che però non avrebbe mai scritto versi oggi improponibili quali:

La tua ragazza avrebbe potuto essere una grande ustionata, una mutilata, un cadavere ma, che diavolo, avevo voglia di scopare.

far_beyond_driven_censored_cover

Dopo alcune settimane, la produzione si spostò dal Tennessee al natio Texas per ragioni pratiche. Le sessioni durarono sei mesi più del previsto a causa degli incessanti bagordi. Nel frattempo Anselmo iniziò ad avvertire forti dolori alla schiena. Una radiografia rivelò che uno dei suoi dischi vertebrali era del tutto andato, come se fosse esploso. “Ero felice per il gruppo e per il nostro successo. Ma, allo stesso tempo, mi stavo domandando di continuo se me lo stessi davvero godendo, con quel lancinante tormento che non mi abbandonava mai“, raccontò il cantante a Revolver, “il copione si era ribaltato. Non ero più quella forza invincibile. Per la prima volta nella mia vita, ero vulnerabile. Mi sentivo perso anche solo nel tentare di spiegare agli altri ragazzi, che erano abituati a vedere Superman sul palco, che non ero più Superman. Stavo morendo su quel palco. Mi sentivo come un animale in trappola, francamente. Mi sentivo all’angolo e molto confuso“.

Il tour successivo avrebbe dovuto incoronare i nuovi re ma iniziò invece a scavarne la fossa. Anselmo combattè la sofferenza con fiumi di alcol e dosi da cavallo di antidolorifici e si isolò al punto di viaggiare su un bus personale, mentre crescevano le distanze e le incomprensioni con i fratelli Abbott, che ogni sera lo vedevano salire sul palco sbronzo marcio, con una bottiglia intera di Wild Turkey in corpo, pronto a biascicare monologhi di venti minuti in cui insultava altri musicisti davanti a un pubblico sempre più perplesso. Poi sarebbero arrivate l’eroina e l’overdose che quasi uccise il cantante, ormai più interessato ai Down e ai suoi spesso improbabili progetti collaterali. La più grande band heavy metal degli anni ’90 si era già suicidata, non prima di aver piantato gli ultimi chiodi sulla bara del grunge.

farbeyonddriven

Stefano Mazza: È la fine dell’inverno 1994 e, nella sala prove di una piccola città, alcuni giovani parlano del più e del meno dopo aver suonato:

A: “Oh ma avete visto che è uscito l’ultimo dei Pantera?”
B: “Ma quando?”
A: “Ma adesso, d.c.! Guarda che è bellissimo!”
C: “Si, è vero, è bellissimo. L’ho già ascoltato un casino di volte, adesso però lo rivendo a 20.000 lire”
A: “Ma che cazzo dici?”
C: “Lo tengo in cassetta, devo comprare dell’altra roba”
D: “Te t’è fora damand un balcòun … ma è come Vulgar Display?”
A: “Secondo me è ancora più peso… poi la batteria fa della roba incredibile, tipo le sestine con la cassa.”
B: “Sestine? Cioè, ma lo fanno solo loro”
C: “Si, è uscito anche in vinile”
A: “Va beh, i Pantera sono da CD, poi cazzo te ne fai del vinile?”
C: “Ci sono dei suoni della madonna, le chitarre… la batteria è triggheratissima, spacca il culo”
D: “Io l’ho sempre detto che bisogna triggherare tutto”
B: “Ma è meglio di Vulgar?”
C: “Non lo so, forse si, però bisogna sentirlo”
A: “Poi c’è la cover di Planet Caravan. Nel libretto dicono che l’hanno fatto perché gli piaceva, che se non piace al pubblico non gliene frega un cazzo, una roba così…”

pantera-1994Dopo questa motivante conversazione di trent’anni fa, che curiosamente ricordo come se fosse oggi, mi fiondai a comprare l’album. Con Far Beyond Driven i Pantera avevano proseguito quello che avevano iniziato nel 1990, creando un thrash metal innovativo e che piaceva a tanti, perché era ibridato con l’hardcore e col blues e perché sapevano scrivere belle canzoni. Mentre molti erano caduti o stavano ancora cadendo nella trappola del grunge o dello “stile alternativo”, i Pantera avevano dato una nuova direzione al metal, concreta, diretta e anche facile da capire.

L’inevitabile paragone con Vulgar Display of Power sarebbe stato argomento di disputa per gli anni a venire, ma non si può arrivare a nessuna conclusione soddisfacente: anche se Far Beyond Driven proseguì con decisione il discorso dei due dischi precedenti, ha delle caratteristiche che lo rendono unico. È ancora più moderno e virtuoso dal punto di vista strumentale e nella scelta dei suoni, ha dei picchi di estremismo ancora più accentuati ma ha anche qualche lato oscuro. Soprattutto nella seconda parte si avvertono atmosfere più lente, più malate e cupe. Questo aspetto controverso, che è anche il meno accattivante all’ascolto, rende tuttavia il disco più completo artisticamente. Il punto  non è però domandarsi quale sia stato il lavoro migliore dei Pantera. Anche in seguito avrebbero fatto cose interessanti ma non avrebbero mai più suonato in questo modo.

16 commenti

  • Avatar di Bonzo79

    disco seminale, ma in effetti ricco di riempitivi. i precedenti album restano migliori nel complesso. però un pezzo del mio cuore resterà sempre saldato a fuoco al trittico Becoming/5 minutes alone/I’m broken… minchia come passa il tempo ragazzi

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  • Avatar di andrea

    anselmo nei dischi precedenti canta molto meglio, qui ancora decente ma nel prossimo the great southern trendkill uno schifo totale.

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  • Avatar di BradLamas

    Disco oltre l’incredibile, in effetti è molto difficile spiegare a parole cosa abbia rappresentato per chi ha vissuto da ragazzino quel periodo. Ascoltavo chiaramente già i grandi classici come Metallica, Megadeth, Iron Maiden, Sepultura, Slayer.. e poi tutta la roba che arriva dal Nord Europa, e gli americani che facevano un sacco di cose interessanti e differenti come gli Helmet, Faith No more…. ma i Pantera… penso siano stati per me l’apice, li trovano ancora più fighi degli Slayer. Mi ricordo che quando tornava a casa da scuola beccavo sempre i loro video su VideoMusic…. I’m Broken se ricordo bene, pazzesco che cazzo facevano passare in TV. Si, il tempo passa, io però non credo si tratti solo di nostalgia quando diamo un valore alla musica che ascoltavamo negli anni 90, come ho letto da qualche parte… i 90 sono stati gli ultimi 60… o 70…. non ricordo, ma rende bene l’idea come quel periodo sia stato uno spartiacque, e non parlo solo di musica, ma di tante produzioni di fantasia. Certo, passerò per un vecchio di merda, e i ragazzini troveranno sempre gruppi nuovi con cui esaltarsi, ma non vedo nuovi Pantera o il fermento di quel periodo.

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  • Avatar di Jesu

    cortesi non firma il pezzo, da invalidare al VAR

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  • Avatar di Maurizio

    Li vidi a Milano che avevano appena tirato fuori Anselmo per i capelli da un overdose. Si stampo’ il microfono in fronte e gli rimase il segno ..decisamente il concerto più pericoloso della mia vita. Ma ci capiva quale fottuta presa avessero col pubblico. Musica violenta per persone violente. Il disco non è al livello di Vulgar ma è pesantissimo e decisamente al limite della censura.

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  • Avatar di Hieiolo

    Concordo sui riempitivi, uno dei dischi in questo senso + estremi di sempre, scapocci alla morte su 4/5 canzoni mentre smadonni sulle rimanenti…

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  • Avatar di The Outsider

    Vado controcorrente. Questo e TGST sono i miei preferiti e fatico a scegliere quali dei due mettere sul podio. Ho faticato parecchio a capirli alla loro uscita, adesso me li sparo più che volentieri a palla in macchina a rotazione. Li preferisco di gran lunga a VDOP e CFH, li sento troppo “ripuliti” a livello di suono. Invece in quei due sento il marcio e la volontà di fare e farsi del male.

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    • Avatar di Schnell

      Finalmente non mi trovo il solo stronzo controcorrente a cui piace “The great”! Nettamente superiore agli altri, forse solo un pelo inferiore a “Vulgar”, resta il fatto che è l’album che più ho ascoltato dei Pantera (e che ogni volta risento con lo stesso piacere)… questione di gusti come sempre.

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      • Avatar di Cure_Eclipse

        Siamo in parecchi a osannare TGSTK, tranquillo. Il malessere che trasuda ha pochi eguali.
        Su Far Beyond Driven poco da aggiungere, se non che ci andrei piano a definire “riempitivi” i pezzi della seconda metà del disco. Forse vi fanno quell’effetto per confronto con i primi 4, che sono tutti nell’olimpo.
        “I vow, lest I die tomorrow”

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    • Avatar di iggor

      The Great Southern Trendkill ha ancora oggi il potere di dividere, vedo, ed è un bene. Chiaramente la fetta di pubblico che aveva sostenuto i Pantera fino a quel momento, benché alcune soluzioni in FBD potessero in qualche modo suggerirlo, non era generalmente preparata a un lavoro del genere. Troppo estremo, monocorde, zero melodia ,nessun ritornello

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      • Avatar di The Outsider

        Mi trovo d’accordo con Cure_Eclipse sul discorso di andarci piano riguardo le considerazioni dei pezzi che compongono la seconda parte di FBD. Roba tipo Shedding Skin, Slaughtered o Throes of Rejection (ma che cazzo di assolo ci ha piazzato Darrell?) è grasso rancido che cola.

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  • lorenz77liberoit
    Avatar di lorenz77liberoit

    spartiacque tra il prima e il dopo per tutti quelli della mia generazione (nel 1994 facevo la quarta liceo) insieme a the downward spiral, world demise, icon, superunknown… E lo dice uno che impazziva per gli Alice in Chains e i Metallica (sì, anche QUEI Metallica…). È vero, non è invecchiato benissimo, però l’accoppiata Five Minutes Alone e I’m broken rimarrà ineguagliabile da qualunque altro gruppo metal da qui all’eternità

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  • Avatar di fabio rossi

    Era il periodo in cui i dischi ancora si ascoltavano,internet ci ha trasformato in accumulatori seriali.Comunque questo è il successivo li trovo i migliori del gruppo.

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  • Avatar di ka

    che cesso Good Friends and a Bottle of Pills, Hard Lines, Sunken Cheeks, Slaughtered, 25 years ma non sentivano che facevano cagare?

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  • Avatar di oldmaniac

    Pazzesca la differenza di qualità tra i migliori dischi usciti 30 anni fa e quelli recensiti nella rubrica “Avere vent’anni”! E c’è pure chi ha il coraggio di sminuire sto album ahahah!!!

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  • Mario Argentiero
    Avatar di Mario Argentiero

    Che dire.,è già stato detto tutto.. Resta il fatto che i primi 4 pezzi di Fbd trasudano pesantezza e modernità senza eguali. Mi trovate d’accordo sul fatto che il disco perda efficacia dopo i brani iniziali ma del resto…Resto un estimatore assoluto di The great southern trendekill, brutale, marcio, violento.. Bei tempi i 90…..

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