Dare a Nick quel che è di Nick: MONDO GENERATOR – We Stand Against You

Con il Belardi che non perde occasione di maramaldeggiare sui Queens of the Stone Age e io invece che mi diverto a sparare sulla Croce Rossa quando esce un disco nuovo dei MIRABOLANTI Stöner, è il caso di essere giusti una volta tanto con Nick Oliveri. Genio forse no, sregolatezza quanta ne volete. Che il tracollo della band di Joshua Homme sia partito dalla sua dipartita forse è un caso. Forse no. Comunque pure con gli altri, chissà come vanno le cose. Vedi la storiaccia dei Kyuss Lives!, con Oliveri a tirarsi fuori prima di rimanere invischiato nella causa. Vuoi perché già bastavano i problemi personali col vecchio sodale, vuoi perché ha una sua etichetta, una sua etica. Al netto, chiaro, dei problemi tutti suoi con la legge: droga, armi, violenza. Noi gli abbiamo sempre voluto bene, comunque. Pure se i Mondo Generator in realtà erano ben poca cosa e vederlo dal vivo voce e chitarra acustica non era tutta st’emozione. Bene, comunque è tornato pure in proprio (o meglio, non aveva mai smesso), con la sua ragione sociale. Ormai stabilmente accasato con l’italiana Heavy Psych Sounds. Mai stati niente di che i Mondo Generator, dicevo. Però We Stand Against You è tutto o quasi un disco punk rozzo, violento e maleducato, tutto “fuck de qua, fuck de là“. Molotov in copertina. Ci sta. Alla fine sembrava certe volte volesse essere il G.G. Allin della sua generazione. Solo che il modello già era tosto di suo, poi c’erano comunque Seth Putnam e Hank von Helvete. Tosti pure quelli. Alla fine meglio così, che Nick non si sia autodistrutto e continui a suonare dischi. Avrebbe potuto essere bassista dei Turbonegro, ma c’era già Happy Tom. Coi Dwarves ci si diverte, ma fare come cazzo ti pare è sempre meglio.

Quindi, ecco, riecco i Mondo Generator e questa volta si cazzeggia un po’ meno e si mena un po’ di più. Tutta la prima parte, dicevo, è punk rozzo e marcio, sì e no con la terza elementare. Poi arrivano le cantilene ispaniche che ci piacciono tanto (va a sapere chi ha scritto un riff piuttosto che l’altro, in passato, ma io giurerei che certe idee fossero del chitarrista sosia di Trump). Poi ci sono i pezzi più cadenzati, in sottofondo, che Oliveri sbraita e scatarra sempre uguale dall’inizio alla fine. Riff memorabili nessuno. Canzoni memorabili non vi dico. Però attitudine sì, tutta quella che volete. Da contagiare potenzialmente sodali più dotati e prenderli a calci dove dico io per tirare fuori qualcosa di sensato, invece che stare ad ingrassare (Garcia), ancheggiare male (Homme) o ciabattare sciatto (Bjork). No, non si riformeranno mai i Kyuss e meglio così. Manco i QOTSA si riprenderanno mai, specie se Belardi non smetterà di affossarli. Però a Oliveri c’è da continuare a volergli bene, dai. (Lorenzo Centini)

2 commenti

  • Magari non troppo su disco (anche se un best of ci sta…) ma dal vivo sono tanta roba. In particolare il batterista, una vera furia e lui sincero e genuino come non ne fanno più.
    Piuttosto c’è da chiedersi come la Heavy Psych Sounds riesca a stare in piedi con la miriade di dischi che fa uscire (e che suppongo non siano proprio dei bestseller): non vorrei che facesse la fine della benemerita Man’s Ruin del mai troppo compianto Kozik.

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  • Mah, “il tracollo della band di Joshua Homme” lo vede solo chi non ha intenzione (capacità?) di capire l’evoluzione di un uomo e di un suo stile e una sua impronta musicale che fermenta negli anni regalando storie e belle tracce, complesse, lontane dal deserto in cui sono nati i QOTSA, ma pur dotate di potenza: nelle chitarre, nei ritmi, nelle liriche e nelle emozioni che riescono a trasmettere. Mi dispiace ma il rock uguale a sè stesso è buono come sottofondo dei pub puzzolenti che amo. Ma se voglio ascoltare musica di qualità in camera o ad un cazzo di concerto… scelgo i QOTSA a mani basse.
    PS: non mi riferisco al lavoro apprezzabile e coerente di Nick&co. che ribadisco mi piace, ma Homme sta una spanna sopra.

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