Same old (punk) song: KVELERTAK – Endling
Ogni album dei Kverlertak è stato recensito per esteso su Metal Skunk. Una specie di record, visto che da queste parti non è che si recensisca proprio tutto. Si va di gusto e di pancia (e coi tempi nostri). Quindi è segno che gusto e pancia sono sempre stati piuttosto tirati in ballo quando si parlava dei norvegesi. Che esordirono con un botto pazzesco, e forse questo è stato il loro problema. Che fosse improbabile rilanciare il parossismo del primo album era chiaro già al secondo. Al terzo i più si saranno dati ad altro. Ma a me era piaciuto un botto. Ruffiano, pieno di riffacci anni ’70, ma con una canzone in apertura epica e black da fomento totale.
In occasione del penultimo, rigoroso su binari quasi hardcore, Ciccio ha sintetizzato con precisione quello che tanti, più o meno lucidamente, si aspettavano da loro: che diventassero, che sarebbero diventati il nome grosso, quello in alto sui cartelloni dei festival, più grosso degli altri. Visto che stiamo ancora appresso spesso a cariatidi e che anche i migliori di carriera non ne hanno più tanta davanti, prima del pensionamento forzato. Mi permetto: speranza comunque non realistica, mica troppo per colpa loro. Nei ’90 c’erano soldi e pubblico, i giganti erano Sepultura, Pantera, per dire. C’erano canzoni leggendarie. Oggi non ci sono né gruppi così potenti e coinvolgenti (suono, immaginario), né soldi in quantità tale da mettere in piedi un’industria per scovare talenti, toglierli dalla strada o dai loro lavoretti e produrli ammodino. Per lo meno questa è la sensazione che ho io, in Europa, e pure in periferia. Poi in America hanno magari i Five Finger Death Punch, ma comunque non è la stessa cosa. Detto questo, cosa è andato storto nel caso dei Kvelertak?

Forse nulla, a parte davvero il fatto di essere partiti con l’asticella davvero troppo in alto. Perché poi non hanno davvero sbagliato granché, e un disco brutto non l’hanno mai fatto. Nemmeno questo Endling, rigorosamente coi pennuti in copertina, illustrati da tale Marald van Haasteren dopo che agli esordi il corredo grafico portava la firma di John Dyer Baizley dei Baroness. A proposito di gruppi che si sono persi.
Endling non sarà certo il disco che convincerà Metal Archives ad aprire i propri cancelli accogliendoli con una scheda. Troppo rock, o blackened punk. Beh, Endling lo è ancora di più. Voi che non siete censori del Vero Metallo comunque state tranquilli, potete scapocciare tranquillamente. Ammesso che non sia metal, non è neppure indie o pop. È un rock’n’roll quasi sempre a mille. È in pratica cugino di quell’high energy r’n’r che andava in Scandinavia venticinque anni fa. Per rimanere nei loro confini nazionali, tipo Gluecifer (e infatti su Burning Heart io Endling ce lo vedrei bene) e Turbonegro (anche senza i bengala dove sapete voi) che però non si sono persi, sono bruciati in maniera spettacolare e poi sono rimaste le ceneri. Ci si sentono benissimo, i Turbonegro, in un pezzone come Motsols. Black metal poco, pure stavolta. Un po’ nell’intro di Døgeniktens Kvad, ma poi arriva il banjo. Però appunto, dicevo, Endling è ancora meno duro dei due precedenti, ma è ancora un disco con una grande pezza. E canzoni belle, che fomentano. Alcune ve le ho già citate, altre no. Tipo Likvoke, che parte con un rifaccio southern/sabbathiano che tornano in mente i The Sword, a proposito di gruppi che si sono persi. Non si può dire però che i Kvelertak si siano persi. In realtà fanno sempre quella cosa lì, quella cosa fichissima. Solo non hanno mai fatto il salto. Non era cosa loro. Parlo del salto che ti porta a scrivere una canzone che entra subito in testa a milioni di ragazzini che poi si comprano il disco e diventano metallari. Una Cowboys from Hell, per dire. Non sono quel genere di gruppo, i Kvelertak. Solo che proprio non ce n’è altri. (Lorenzo Centini)

disco a mio avviso molto buono, specialmente la prima metà, poi noto un certo calo. un ep da 5 pezzi sarebbe mio disco (mia uscita discografica) dell’anno. per il resto, a quelli che si impuntano sul “non è metal”, come se il genere avesse qualcosa a che fare con la qualità della proposta, mando un bel vaffanculo
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Ennesimo ottimo disco loro, e va benissimo così. Personalmente adoro Skoggangr, che volendo potrebbe anche essere il singolone “che ti resta in testa”. Per il resto quelli di Metal Archives dovrebbero de-crucchizzarsi un po’ meno
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Il primo disco se non ricordo male fu recensito dal Masticatore, credo sia l’unica volta che ha parlato davvero di un disco e non dei suoi masticamenti fecali.
Condivido appieno sul terzo disco, per me un pezzo di cuore.
Ma secondo te, fanno un genere che può permettere un vero salto?
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