SATANIC WARMASTER – Aamongandr
Ci sono voluti otto anni per poter ascoltare nuova musica da parte di Mister Werwolf e della sua proiezione musicale Satanic Warmaster. Il precedente Fimbulwinter era del 2014 e nel frattempo sono usciti solo un EP (quello col titolo in caratteri giapponesi), uno split e svariati live album, tutti pubblicati da un’etichetta che ha tirature talmente limitate da sembrare imbecilli e che vanno immediatamente nel mercato Discogs dei pezzi rarissimi, venduti a peso di platino per la gioia degli sprovveduti completisti che si dissanguano pur di possederne una copia (si chiama Heavy Metal Super Star records se v’interessa, è locata in Giappone ed è la gioia dei flippers di tutto il pianeta, stramaledetti loro).
Poi sul finire di dicembre dell’anno scorso è finalmente uscito il nuovo disco, intitolato Aamongandr, e non è così improprio scrivere che è uscito a rate. Dapprima solo in cassetta per la Werewolf records, etichetta di proprietà del nostro eroe: numero di copie irrisorio, distribuzione infima, in pratica una presa per il culo. La versione in digitale invece è a cura della Hell’s Headbangers ed è uscita qualche giorno dopo, mentre il CD è uscito a fine gennaio e le versioni in vinile a fine aprile (ne esistono 5000 copie in 7 colori differenti, se volete consultare l’intera lista di varianti interpellate Metal Archives, altrimenti mi parte una pagina di recensione solo per questi dettagli). Queste uscite sono marchiate Werewolf records ma ad occuparsi del marketing è la suddetta Hell’s Headbangers, unica titolare dei diritti, col risultato che i dischi sono stati stampati in Europa, spediti negli Stati Uniti e da qui diffusi in tutto il globo, Europa compresa, dalla quale erano partiti. Le conseguenze immediate sono le tempistiche bibliche per le giacenze doganali con i sempre doganali balzelli raddoppiati, sicché la mia copia sono passato a ritirarla in negozio dopo un’attesa di tre mesi, roba estenuante da lasciate-ogni-speranza-non-arriverà-mai. È comunque valsa la pena pazientare… Vinile rosso, un bell’inserto coi testi, poster gigante che riproduce l’artwork. Soprassediamo sul prezzo, che è meglio. Naturalmente il disco l’avevo già ascoltato prima, ma prima di esprimere un parere ero curioso di sentire la differenza tra la resa sonora del vinile e quella su Youtube, ed effettivamente la diversità si percepisce: il vinile suona più cupo, le chitarre sono persino più compresse e le tastiere sembrano più in sottofondo. Il volume dev’essere ovviamente adeguato, mi sono spiegato?
Sì, perché in questo sesto album dei Satanic Warmaster ci sono anche le tastiere, e ce ne sono parecchie. Se ne occupa Trollhorn, che è (anche) il tastierista di Moonsorrow e Finntroll, un personaggio di spicco della scena finlandese che francamente non avrei mai accostato a un gruppo trucidissimo come quello di Werwolf, ma si vede che gli anni hanno mitigato certi suoi estremismi idealistici. Non solo nei rapporti personali ma anche nella stesura dei pezzi, che continuano ad essere tutta farina del suo sacco, così come i testi, l’ingegneria sonora, la voce, gli arrangiamenti e qualche traccia di chitarra. Tutto il resto lo suonano dei session: delle tastiere abbiamo già parlato, al basso c’è Necroterror (Cadaveric Incubator, Slugathor eccetera), alla batteria tale Grond, attivo in una discreta quantità di band di seconda/terza fascia, e le altre chitarre le fornisce Nattravn, che aveva già presenziato in Fimbulwinter e nello split con gli Archgoat. Non preoccupatevi: nonostante la scarsa stabilità della formazione, l’album suona potente e coeso come se i ragazzi lo avessero provato per anni… Aspettate un momento: forse è così, lo hanno provato per anni, devono essersi sfiniti in sala prove per un tempo tutt’altro che trascurabile, perché i sei brani sono semplicemente perfetti. Emanano un odio consapevole che sarebbe stato strano non ritrovare in un disco targato Satanic Warmaster ma – sorprendentemente – l’album ha un approccio molto più melodico del solito. Fin dalla traccia di apertura Bafomet, che esordisce senza inutili intro o rotture di palle direttamente col suo riff portante in blast beat monocorda che sembra uscito dritto dritto da un disco dei vecchi Dark Funeral, è palese l’intenzione di Werwolf di suonare musica più orecchiabile e meno ostica di quanto abbia sempre fatto. Il termine orecchiabile in una recensione di un disco che risiede nell’inferno del fast black metal può sembrare fuorviante, ma se ascoltate l’intermezzo del secondo pezzo Duke’s Ride (…of the Spectral Hooves), lento, ritmato come sempre i vecchi Dark Funeral hanno composto (sembra quasi An Apprentice of Satan, presente?), fino ad arrivare alla chitarra sciolta, alla voce parlata non in screaming e ai tastieroni che si prendono il pezzo in spalla prima dell’esplosione finale in blast, e subito dopo vi riascoltate un pezzo di Opferblut, il cambiamento è evidentissimo.
I sei pezzi hanno il pregio di essere piuttosto vari e sempre ben intrisi di perfidia, ma non c’è più quel sentore di odio iconoclasta che Werwolf ha puntualmente infuso nei suoi dischi; gli otto anni intercorsi tra Fimbulwinter e Aamongandr restituiscono una band forse più matura, meno distruttivamente brutale di quanto fosse in passato, autrice di una musica più fruibile da un pubblico più vasto. Considerate le posizioni estremissime di Werwolf sia in ambito politico sia verso l’umanità in sé (opinabili, condivisibili o meno è solo questione personale) una certa titubanza la provo, ma nella vita si cambia, è difficile se non impossibile essere a 44 anni la stessa persona che si era a 18-20. Aamongandr è un buon disco. Di più: un ottimo disco, piacevole da ascoltare e riascoltare, che farà felici tutti gli amanti del black metal tirato e melodico come i vecchi Dark Funeral (già l’ho detto), i vecchi Horna, i Sargeist, addirittura i vecchi Burzum (la conclusiva Barbas X Aamon sembra vergata dalla penna del Conte) anche per via di una scelta di suoni molto retrò che riporta in auge antichi dischi oramai sepolti dal peso degli anni. Questo e solo questo ci deve interessare, tutto il resto sono chiacchiere da bar. (Griffar)




D’accordo con te su tutto. Preso in CD (qua si poteva scegliere tra Red or Gold…ma vaffanculo) tempo fa da un bravo tizio su discogs.
"Mi piace""Mi piace"