St. Anger fu l’ultima volta che i METALLICA ebbero qualcosa da dire

St. Anger è il disco più affascinante, interessante e stimolante dei Metallica dal black album in poi. Ed è anche, incontrovertibilmente, il più brutto e indifendibile.

Queste affermazioni, che all’apparenza possono sembrare in netta contraddizione tra loro, in realtà sono sintomatiche della “complessità” che accompagna quel disastro annunciato chiamato St. Anger. Un album che non può in alcun modo essere valutato solo “in quanto tale” e che deve essere necessariamente contestualizzato e, ancor di più, analizzato alla luce del documentario che ne ha seguito la lunga gestazione, il notevole e apprezzatissimo Some Kind of Monster. Perché, proprio come viene confermato da Hetfield e Ulrich nell’ultima parte del documentario, St. Anger più che un album è un vero e proprio diario di tutto quello che è passato per la mente dei four three horsemen dal 1999 in poi e, in particolare, dal 2001: “Ecco le nostre memorie”.

Facciamo un passo indietro, anche per contestualizzare le aspettative che si portava dietro la pubblicazione del nuovo Metallica.

Tralasciando progetti paralleli, live e affini, i Metallica venivano dal successo planetario dell’omonimo a cui avevano fatto seguito due dischi molto più rock e commerciali (anche se Load non era affatto da buttare) che fecero storcere il naso a molti fan (e vendere milionate di copie ai nostri) i quali iniziarono a ritenere venduti i propri beniamini. A ciò si aggiunga l’ormai archeologica causa intentata (e vinta, ma senza ottenere risultati) nei confronti di Napster, che aumentò l’odio nei riguardi dei componenti della band, visti da molti come miliardari capricciosi (quali erano).

Di fronte a tutto questo, l’unica reazione tentata dai Metallica fu quella di annunciare un loro ritorno al metal, tormentone che infiammò i forum e le comunità di mezzo mondo dell’epoca e che ancora oggi viene ricordato con un misto di pietas e presa per il culo.

Poi, quando i Nostri iniziarono a programmare il ritorno in studio, pronti a spaccare tutto e a fare qualcosa di diverso – in un momento in cui la tensione tra Hetfield e Ulrich era passata dall’essere utile sotto un profilo creativo all’essere bomba ad orologeria – Jason Newsted annunciò di voler lasciare i Metallica, in quanto, semplificando, la band non gli permetteva di esprimersi anche in progetti paralleli.

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E qui la polveriera è definitivamente esplosa. Kirk, James e Lars, totalmente disorientati, hanno cercato due fari: Bob Rock, produttore di fiducia, sotto il profilo musicale, e Phil Towle, terapista pagato 40.000 dollari al mese, sotto il profilo comportamentale. Il tutto sotto l’occhio costante di Joe Berlinger e da Bruce Sinofsky, chiamati a riprendere ogni minuto della loro vita per il documentario. Come se non bastasse, dopo un anno scarso dall’inizio delle registrazioni, Hetfield è stato costretto ad andare in riabilitazione per disintossicarsi da alcol e droghe e, al suo ritorno, ha dovuto tenere orari da “impiegato” e attenersi ad una rigida routine.

Se state pensando che quanto scritto fino ad ora rappresenti una premessa, siete decisamente fuori strada, perché QUESTO è St. Anger.

Analizzarlo vent’anni dopo sotto un profilo strettamente musicale sarebbe davvero sciocco, perché St. Anger è la più costosa e lunga seduta di psicoterapia di gruppo che sia mai stata filmata e incisa su un disco.

Del progetto del 2001 di fare un disco che, come racconta Bob Rock nel documentario, suoni come “una band esordiente che entra in un garage, tranne per il fatto che sono i Metallica”, resta solo l’idea, tanto è vero che l’iniziale studio arrangiato in un vecchio hangar è stato presto abbandonato. Di quel nucleo iniziale restano solo Some Kind of Monster e My World, nate come evidenti demo e rimaste praticamente in quella forma.

Il resto dell’album può essere visto semplicemente come un esercizio di ricostruzione collettiva di una band che, umanamente e musicalmente, era totalmente alla deriva, senza idee e stimoli personali.

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Significativo, in tal senso, è la non celata invidia di Ulrich alla prima degli Echobrain (santiddio, li avevo rimossi), band fondata da Newsted dopo la sua uscita dalla band, la mancanza di “voglia di stare insieme” che Lars e James palesano davanti al terapista, i tentativi di assoluzione delle colpe passate (struggente l’apparizione di Mustaine a colloquio con il suo vecchio amico danese) e, dopo un percorso di terapia durato tre anni, la ricostruzione di un nucleo essenziale legato realmente da un’ottica imprenditoriale che si libera in fretta di un terapista ormai diventato ingombrante.

Questo esercizio di ricostruzione porta i Metallica a mettere tutto su nastro, a fare una scelta più sbagliata dell’altra (suoni osceni, artwork indefinibile, assenza di assoli, pezzi lunghissimi e ripetitivi) e a realizzare, nel complesso, uno degli album più sbagliati di sempre, ma al tempo stesso incredibilmente stimolante.

Non solo perché, conoscendo il contesto, è davvero interessante sotto un profilo psicologico comprendere come siano state composti determinati brani, oppure perché sotto il profilo realizzativo è encomiabile il lavoro (non di basso) di Bob Rock che è riuscito comunque a pubblicare un album da questo guazzabuglio, ma soprattutto sotto un profilo di archeologia musicale.

St. Anger, infatti, pur essendo orribile nel complesso e non avendo un pezzo che possa dirsi completamente riuscito (forse giusto The Unnamed Feeling), e pur essendo indigeribile da ascoltare tutto di fila, contiene tantissimi momenti davvero interessanti e ti spinge a scavare in quel marasma per trovarli. Momenti che non ci saranno nei successivi, e sicuramente più riusciti, album.

L’incipit di Frantic, con dei suoni migliori, due minuti di meno e un assolo al centro, sarebbe una delle migliori aperture dei Metallica posteriori al black album. E l’accelerazione dell’omonima (a parte il suono delle batterie di pentole), quanto è fica? Peccato che sia ripetuta all’infinito, fino alla nausea. E la doppietta Dirty Window/Invisible Kid? Non sapete quante volte mi sono immaginato come sarebbe potuta essere se solo fosse stata registrata in un altro modo e “gestita” in modo diverso.

Perché, come tutti i lavori che nascono da un’esperienza difficile e da una ancora più difficile gestazione, St. Anger ha assolutamente qualcosa da dire e ha anche una sua urgenza, ma non trova assolutamente un modo attraverso cui canalizzare queste sensazioni. È come un ottimo soggetto cinematografico messo in mano a un branco di sceneggiatori che – con tutto il rispetto – scrive telenovele sudamericane da domenica pomeriggio e diretto dal Señor Spielbergo.

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C’è qualcosa di buono, lo percepisci, ma è sepolto da tanta, troppa merda.

Ciononostante, in questi ultimi anni mi è capitato molto più spesso di ricercare quei momenti di luce presenti su quasi tutti i brani di St. Anger piuttosto che riascoltare dischi, come l’ultimo, che, seppur formalmente fatti bene, non mi lasciano praticamente nulla.

Quindi buon compleanno, St. Anger: un disco che ha reso i Metallica ancora più ricchi, che ci ha fatto ridere e scherzare per anni sulle comunità online di tutto il mondo e a cui, alla fine, voglio sinceramente bene. (L’Azzeccagarbugli)

19 commenti

  • Avatar di weareblind

    Tanta, troppa prosopopea giustificazionista. Quest’album è una merda fumante, fine, e passare a qualsiasi altra cosa.

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  • Avatar di Bacc0

    L’incipit di Frantic è interessante? Ma davvero? E veramente c’è chi riesce a prendere sul serio la terapia, il documentario, le interviste frignone? Molto più prosaicamente questo disco è un tentativo, fuori tempo massimo, di accodarsi al (per fortuna già morente) carrozzone del new metal. Senza averne assolutamente cognizione di sorta e con la supponenza, tipica dei Metallica post Black Album, di credere che qualsiasi stronzata gli venga in mente valga la pena di essere incisa, solo perchè loro sono i Metallica. Ricordiamoci che questi ebbero il coraggio di andare a dire in giro che questa schifezza fosse una sorta di via di mezzo tra Entombed e Messhuggah..capito, i Messhuggah fratic tik tok.. Senza vergogna

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  • Avatar di Bartolo da Sassoferrato

    i suoni di questo disco sono una delle cose più irritanti mai ascoltate nel corso della storia dell’umanità. per non parlare proprio della struttura delle canzoni. si sente proprio che erano alla frutta. frutta cominciata proprio dal black album e mai finita. per rendersene conto è sufficiente andarli a vedere dal vivo, ed essere testimoni della differenza evidente tra la resa live dei brani “vecchi” (creeping death live è ancora un qualcosa di spettacolare, dopo anni e anni che la suonano) e la spazzatura scritta dopo …And Justice for All.
    Detto questo: con QUATTRO dischi hanno ispirato chiunque sia venuto dopo di loro. Tutto ciò che è venuto dopo gli ha gonfiato le tasche a dismisura e solo questo giustificherebbe l’esistenza di quella merda. La musica è un’altra cosa.

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    • Avatar di weareblind

      Tombale. Ogni singola parola, approvo. Sono stati talmente importanti, sono suonati in ogni baretto del cazzo da qualsiasi band al mondo, hanno una resa live dei vecchi pezzi talmente maestosa, che semplicemente il grande fiume di merda che hanno prodotto da dopo il Black Album – che è ancora accettabilissimo e con un paio di gemme – lo si mette da parte e li si loda comunque.

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  • Avatar di Picicolanana

    Ricordo (come fosse oggi dannazione) una marchetta apostolica e fumante su Metal Hammer dove si incensava questo lerciume manco fosse il nuovo Sgt Pepper. Spotify non c’era e i dischi costavano 20 euri porca di quella maiala cane! Ventriglia dovunque tu sia io non dimentico…non dimenticooooooo

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    • Avatar di Bella Sinkro

      Aveva qualcosa da dire e una sua personalità per quanto musicalmente faccia schifo. Gli album dopo hanno l’effetto di fare schifo senza avere una personalità. St. Anger ce l’ho in memoria; gli altri so che sono passati e dimenticati.

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    • Avatar di Keko

      Ahaha…. Per quanto ami i Metallica (si, se capita ascolto anche st. Anger, ma non posso difenderlo in alcun modo) mi hai spaccato. Ti immagino con le visioni stile reduce del Vietnam mentre leggi questo articolo ajaha

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  • Avatar di Simone Amerio

    Boh. Non riesco a volergli male. Ok, è prolisso, senza assoli (che oddio, sentendo cosa tira fuori Kirk da anni forse è meglio così) e la batteria stile Mastrota non ha generato meme solo perché nel 2003 non esistevano. Però avevano ancora qualcosa da dire, o almeno ci provavano. Sarebbe bastato registrarlo non dico bene, ma almeno in maniera meno folle e probabilmente il disco verrebbe ricordato in maniera differente. Qualche brano almeno discreto c’è, però la fan base si incazzò a mostro perché non era abbastanza thrash (sì perchè Enter Sandman lo è, vero stronzoni?) così tornarono a fare dischi anonimi e banali come gli ultimi tre dove forse su tre album ricordo una o due canzoni. Ok forse è un disco di merda, ma c’è una grandiosità nel fallimento che me lo fa preferire all’ultima cacata coi colori del Borussia Dortmund in copertina.

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  • Avatar di Fanta

    Struggente Mustaine sto cazzo. Quello non è Mustaine. Telecamera o non telecamera, non so nemmeno se in quel momento David Scott abbia consapevolezza che finirà su un cazzo di documentario merdoso, fatto da miliardari altrettanto merdosi, luridi e ridotti a insignificanti ombre di loro stessi. Perché in ogni eccesso di arricchimento c’è una responsabilità. C’è il segno incancellabile del tuo venire a patti con i valori, con la coscienza e la tua integrità. È il prezzo che tutti quelli che salgono in alto devono necessariamente pagare. Vale pure per Davidone, certamente.
    Ma di fatto lì, di fronte ai tuoi ridicoli capelli decolorati a quaranta e rotti anni, c’è un uomo senza maschera che sta buttando le budella sul tavolo, con un’apparente e terrificante pacatezza; con un vissuto complesso e intriso di emozioni infinite. C’è una persona che si sta mettendo a nudo, facendoti toccare con mano la propria fragilità.
    E tu, tu che sei dall’altra parte della barricata, tu che hai premuto il bottone e probabilmente hai fatto bene a premerlo in quella contingenza irripetibile, buttandolo fuori dal cazzo come era sacrosanto che fosse da un altro punto di vista; cosa cazzo fai?
    Cosa cazzo fai?
    Una cosa, un cosa sola dovevi dirgli. Una.
    “Abbiamo fatto quello che dovevamo fare per salvare la band e diciamocelo Dave, non avresti mai smesso se ti avessimo dato quella seconda chance. Sarebbe diventata la terza, la quarta, la quinta e i Metallica sarebbero finiti nella spirale della tua auto ed etero-distruzione. Abbiamo fatto come i Floyd con Syd Barrett. La differenza è che noi non abbiamo mai sentito il benché minimo senso di colpa. Abbiamo tirato dritto senza guardare mai, nemmeno per un momento, indietro.
    Ma tu, tu David Scott, hai trasformato parte di quella devastante delusione, parte di quel senso di abbandono in rabbia, in odio accecante e poi in determinazione. In rivalsa. Hai fatto dischi che ci hanno rotto il culo più e più volte. Hai fatto la storia. Nessuno può negarlo.
    E anche se in quel momento ti abbiamo fatto del male, o perlomeno così poteva essere visto, tu incarni la storiella dell’uccellino ne “Il mio nome è nessuno”. Chi è Jack Beauregard, Dave? Chi è Nessuno?”.

    E invece un cazzo. Un cazzo, zero.
    Perché Lars Ulrich non vale un cazzo. Ne’ come musicista, ne’, soprattutto, come uomo.

    Però poi Timo Tolkki è cattivo.

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  • Avatar di ipercubo

    Per difendere St. Anger bisogna avere le orecchie e il cervello pieni di merda.

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  • Avatar di nxero

    Sinceramente sono un gruppo indifendibile, un gruppo che ha avuto il coraggio di sfruttare la pirateria (Cliff ‘em all) per poi gettarsi contro di essa (napster) tutto nella più TOTALE assenza di rispetto nei confronti dei propri fan. Con tutto il rispetto per l’era Burton e i due dischi successivi, si dovrebbero solo vergognare, altro che documentari piagnoni e psicoanalisti.
    Sono dei miliardari viziati che non si sanno gestire e che insultano il metal con la loro attitudine spocchiosa e irrispettosa (100€ un concerto? Per vedere tre bolliti?). Per conto mio non hanno nessuna giustificazione e pur, comprendendo la sua scelta, ci mancherebbe, hanno pure il demerito di aver affossato artisticamente un grande del suo strumento come Trujillo (sentite cosa fa negli Infectious Grooves!!!)

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  • Avatar di Orgio

    D’altronde, chi c’è di più adatto a scrivere una recensione di “St. Anger” di un avvocato penalista?

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  • Avatar di damyanoman

    Ehilà, ciao a tutti,
    Lurko questo sito da anni e anni, ma ci voleva st.anger perchè commentassi. All’epoca ero un avido lettore di Metal Shock ed ero fomentatissimo dalla recensione dell’album, che parlava di ritorno al metal, composizioni sopraffine e addirittura di sonorità alla AJFA…al primo ascolto (precisamente alla fine dell’intro della title track) mi precipitarono talmente i coglioni che smisi di leggere qualsiasi rivista musicale (al grido di VENDUTIIII!!!1ARRRGHH)
    Alla fine per me st.anger è sempre rimasto un po’ come la simmenthal. provato più volte a mangiarla convinto dalla pubblicità ma niente, la merda rimane merda.

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  • Avatar di Bartolo da Sassoferrato

    in qualche universo parallelo bello, coi metallica suona Mike Terrana

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  • Avatar di Dimitri

    Concordo, st anger è un album bruttino (hardwired e 72 season sono peggio) ma fatto con sincerità e voglia, i successivi sono album scialbi (a parte un paio di canzoni su death magnetic) fatti per accontentare la fanbase e gli adolescenti posermetal. Album noiosi che sembrano fatti dall’intelligenza artificiale, credo che a quest’età i metallica POTREBBERO fare qualcosa di decente rimettendosi a fare la roba di Load o almeno cercando di fare musica per loro e non per accontentare

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  • Daniele Corradi
    Avatar di Daniele Corradi

    Ci vuole profondità, cultura musicale, per apprezzare St Anger: evidentemente non le possiedi. Ridurre il tutto al reality Some kind of monster (oltretutto scopiazzando un altro articolo) è offensivo non solo per quest’album ma anche per la tua pratica di giornalismo musicale: hai fatto gossip anziché critica. Ti consiglio di ripartire dalla batteria: pensa che può esistere un modo diverso di suonarla e registrarla (sì, non esiste solo quella schifezza secca e senza riverbero di And justice for all, che sicuramente adorerai): Lars qui c’è riuscito, con un lavoro originale e fenomenale. Parli di bruttezza sonora: ti sei accorto che il titolo parla di Rabbia e che uno dei brani principali cita some kind of Monster? Pensi che tutto ciò prevedesse un sound alla Dream Theatre? Perfettamente coerente invece il magma sonoro di questo Master of PuppetsPiece: una ossessiva mostruosa partitura tribale. Vedi di masticare meno cliché, va’… o se proprio devi, non sputarli sulla pagina quando scrivi. / Daniele Corradi

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  • Avatar di Maurizio

    e pensare che un anno dopo è uscito tempo of the damned degli exodus…st.anger è il disco più brutto che io abbia mai ascoltato, ma forse pensandoci bene è peggio The Least Successful Human Cannonball dei Destruction…

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