RADIO FECCIA #25: Marty Friedman sul palco con i Megadeth

A lungo attesa, è arrivata la rassicurazione di Dino Cazares sul fatto che non oltre la prossima settimana conosceremo il nome del nuovo cantante dei Fear Factory. La notizia, diramata da Blabbermouth nelle scorse ore, ha suscitato meno scalpore di un titolo come “Brian May: Freddie Mercury avrebbe voluto che suonassimo il materiale dei Queen anche senza di lui”, soltanto che questa cosa Dino Cazares insiste a non capirla puntando su un hype smisurato e allo stesso tempo inesistente. Comunque non sto scherzando, il correttore automatico di WordPress mentre editavo mi ha seriamente corretto Dino in Suino. Io non c’entro.

Il 27 febbraio i Megadeth suoneranno al Budokan di Tokyo e il concerto sarà trasmesso in streaming al costo di quindici dollari. Un buon motivo per guardarselo? Come ben saprete Marty Friedman lasciò la band in seguito alla pubblicazione di Risk (come qualunque essere umano armato di buonsenso avrebbe fatto). Un mese fa cominciarono a circolare voci su un suo possibile ritorno sul palco (boicottato da Kiko Loureiro con ordigni esplosivi a bassa carica) in occasione di una data giapponese. Tutto confermato, a meno di liti dell’ultimo minuto con Dave Mustaine, che non è il tipo da liti dell’ultimo minuto, la cosa si farà. Dopodiché i due si offenderanno a vicenda in una biografia.

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Altrove, nel mondo, il chitarrista di So Far, So Good, So What?, Jeff Young, che ebbe l’infame compito di sostituire Chris Poland, va in giro con Dave Ellefson allo scopo di suonare pezzi storici dei Megadeth al Thrashin’ USA tour. La band che hanno tirato su si chiama (e si chiama davvero così) Kings of Thrash e mi ricorda il mio amico indiano che ha aperto un kebab e un bar uno di fianco all’altro, entrambi con l’insegna col nome Kingsman, un attimo prima che gli ubriaconi della zona gli vandalizzassero le vetrate di entrambi i locali facendolo battere in ritirata e migrare verso la più sicura Scandicci (dillo nel 1984). Ad ogni modo non ce l’ho con lui, ma con Jeff Young e Dave Ellefson, che proprio mi fanno una pena bestiale e a breve lanceranno l’inedito Bridges Burn, segno tangibile che di questa merda dovrò sorbirmi un intero disco.

È disponibile, semmai vi foste rotti il cazzo di seguire una scena che non evolve più da nessuna parte (e finché lo ha fatto sono stati dolori, dal nu metal al metal core americano concludendo col djent), il cartonato di Albano Carrisi a grandezza naturale in versione regular e thumbs up, cioè con il pollice alto alla Edoardo Giardina nelle foto in auto un attimo prima che la municipale lo fermi. Cito fra i commenti degli acquirenti, sessantacinque in totale, “regalo simpatico e apprezzato” (tanto quanto il giro dei parenti per rifilare telefonicamente i prodotti Amway), “buono per scherzi” (e successivo ricovero cardiovascolare), “ottima compagnia, NON SPORCA e anima le serate”. Non ho ben capito che genere di serate organizzate e quanti altri amici immaginari coi soldi siano invitati. Presenti in catalogo anche i cartonati di Diletta Leotta, per sfogarvi, Ezio Greggio, che anima certamente le serate, e un certo Hasbulla Magomedov, veramente inquietante. Il giorno in cui Michael Amott si accorgerà di questo genere di merch sarà la fine.

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I Paramore esistono ancora e hanno appena fatto un disco, l’ho scoperto giovedì in macchina tornando da Livorno.

Concludo per restare in tema di merch con una bomba sparata sulla nostra chat Telegram in merito ai Gojira. I Crippled Black Phoenix di Justin Greaves hanno pubblicato sulla propria pagina Facebook un listino prezzi di merchandising dei Gojira che assomiglia non poco a quei vecchi menù delle case chiuse. La differenza è che andare a puttane costava davvero poco. Sparano sul gruppo dei Duplantier e sparano forte, allegando cifre come 80 sterline per la felpa con cappuccio, altrettanti per il vinile autografato, e, in chiusura, una serie di ghiotti accessori per la batteria. Il mio personalissimo punto di vista è che finché glieli comprate fanno non bene, ma benissimo. (Marco Belardi)

11 commenti

  • Dai dai dai che ci becchiamo i Dave Ellefson’s Megadeth!

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  • Sapendo della mia ossessione per il Primitivo di Manduria, ieri sera mia moglie torna a casa con una bottiglia presa in offerta al supermercato. L’etichetta recita “Villa Carrisi”. Lei non ci aveva fatto caso ma io inizio ad aver paura. L’occhio scende e sotto la dicitura “Indicazione Geografica Tipica” leggo “Tenute Al Bano Carrisi”.
    – Ohi, visto? Hai preso il vino del cantante power metal per antonomasia.
    – Chi?
    – Er sirena. No dai, Al Bano.
    – Ma dai? Magari è buono, l’ho pagato poco, era in offerta.
    – E te credo, spero solo sia leggermente mejo delle porcate dei cantanti black metal cor vizio de Bacco. Che poi vallo a capì come cazzo se fa’ a far crescere un vigneto in Norvegia. A meno 20 gradi d’inverno. Mah…
    – Ma di che parli?
    – Cazzate. Famme sentì sto vino canterino vah.
    ….
    – Madre deddio che cacata. Sa di metanolo.
    Li mortacci sua e de chi ja messo in mano l’uva.

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  • P.s. Lo prendo il cartonato a grandezza naturale e je infilo una bottiglia in culo. Poi lo piazzo davanti al relativo supermarket con didascalia:
    Fatevece ‘n clistere co’ sto vino. E vedrete che canterete come Lui.

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  • Mi sono tirato su dal tedio della domenica

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  • 80 sterline per la felpa con cappuccio. Spero che costi così perché in ognuna c’è un membro della band dentro, altrimenti non si spiega il prezzo.

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  • Ieri sono stato al concerto di Obituary, Heaven shall burn e Trivium a Milano, e ilm merch di questi ultimi era sugli stessi prezzi di quello dei Gojira: ricordo 75 euro per la felpa con la zip e 110 per un giacchetto. Gli altri gruppi avevano le t-shirt a 30 (non poco eh…), il gruppo di Heafy a 40.

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    • Sembra che oramai sia lo standard. Proprio per questo non compro mai niente ai concerti. Le felpe più belle che ho preso, comunque, sono quelle allo store americano di Relapse

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      • Io ci sono caduto e ne ho presa una degli HSB, ma era parecchio che non andavo a un concerto di questo livello e mi andava di fare, diciamo così, l’esperienza “completa”.
        Ho dato un’occhiata allo store della Relapse, anche i prezzi mi sembrano più onesti.

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    • Come hanno suonato gli Obituary?

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      • Mi sono piaciuti molto! I fratelli Tardy in gran forma (soprattutto il cantante, resa dal vivo eccellente), in generale tutta la band rodata a puntino, con bestemmione di rito di Peres. A fine concerto mi è arrivato qualcosa sulla spalla, mi sono detto “chi cazzo è che tira i tappi”…era un plettro del bassista. Tra l’altro gli Obituary (così come i Trivium) hanno beneficiato di suoni ottimi, puliti, che hanno permesso di godere a pieno dei pezzi…sound che invece ha purtroppo penalizzato gli HSB.

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      • Grazie. Mi è dispiaciuto molto non andarci, ma i 45 minuti di concerto (era l’unico gruppo che mi interessava) non valevano tempo e costi della trasferta e del biglietto. L’ultimo album merita davvero, e mi sa che dal vivo i pezzi rendono bene. Chissà che non tornino, se non da headliner, almeno con meno gruppi nel bill.

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