VAMPIRE – Rex

È parecchio che volevo parlare di questo disco, cosa che ho rimandato per diversi motivi, accidia compresa, ma trovo un delitto non compiere questo piccolo sforzo, visto che mi ritrovo ad ascoltarlo con buona regolarità. Di fatto mi sono lasciato incuriosire abbastanza presto dalle anticipazioni Rex, Melek-Taus e Serafim anche grazie alle copertine appariscenti, lo ammetto, non tanto per il soggetto raffigurato ma per la composizione dell’immagine. Sicuramente la statua equestre su fondo giallo ha destato in me particolare curiosità dato che spiccava nel mare di copertine elaboratissime che mi compaiono puntualmente. Oggigiorno se ne vede di ogni, è vero, ma queste mi erano particolarmente congeniali e di fatto hanno reso ben evidente ognuna di queste uscite sul mio release radar. Considerando poi che i pezzi non mi dispiacevano affatto, mi son lasciato guidare ben volentieri anche dallo stimolo visivo. Mi aspettavo dunque una cosa in linea anche per l’LP e invece niente, classica copertina disegnata come fosse olio su tela, una morte che sventola un nero vessillo mentre cavalca su un campo di teschi e il moniker Vampire in rosso in alto a destra. Bella eh, ma non è il massimo dell’originalità, ammettiamolo.

Anche la musica contenuta in Rex, questo il nome dell’LP, è quanto di più classico si possa chiedere – il che in fondo è anche uno dei suoi suo pregi. Chiariamo subito che non è il disco di una generazione, non inventa, non rimarrà come pietra di paragone di niente ma è solo un gran disco dove è impossibile non riconoscere ad ogni solco un qualcosa di bello che è arrivato in un momento o nell’altro nella storia del metallo. Si riconosce certamente l’influenza di Dissection e Mercyful Fate, e del metal classico in generale già ripreso in precedenza da Enforcer e Tribulation.

Ci troviamo dunque con tanti bei riff in una cornice death-thrash, armonizzazioni heavy classiche e rantoli inumani provenienti dai profondi dell’Abisso. Anche i testi seguono il canovaccio classico di morte, distruzione, sopraffazioni e liste di demoni a capocchia. Praticamente una compilation di cose belle, dove tutto fila liscio fino all’ultima nota ed è suonato sempre con la giusta attitudine di grezza arroganza, che dovrebbe essere quantomeno molto ricorrente nel genere. Tra l’altro nell’outro finale ci sento anche quella chitarrina acustica che andava tanto con il Goteborg sound, quindi ulteriore fitta al cuore. Ma come si fa a rimanere insensibili di fronte a tutto ciò dico io? Non so, probabilmente avete già presente, essendo ormai il disco uscito da diversi mesi, ma qualora non fosse vi esorto a recuperarlo – o quantomeno sentitevi Serafim, per dire.

A questo 2020 ho smesso di chiedere cose perché anche basta, però i Vampire non solo mi hanno reso più allegro, ma mi hanno anche fornito un nuovo cannone per sparare contro vicini e rompicoglioni qualora ne sentissi l’impellente necessità. Per quanto mi riguarda sono argomenti sufficienti per entrare nella mia top ten di fine anno. (Maurizio Diaz)

Un commento

  • Sono d’accordo pienamente. Ciccio Russo stavolta dovrebbe ricredersi (ne aveva parlato un po’ malino in passato e sì, aveva sostanzialmente ragione).
    Centro pieno per quel che mi riguarda e disco da top 20 (dieci non mi basta) di fine anno.

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