The (Original) Iron Maiden – Maiden Voyage (1969)
Ottima l’operazione di Lee Dorrian che dal cappello della sua Rise Above Records tira fuori un disco doppiamente significativo per “gente come noi”. Primo perché sta lì a ricordarci che i primi Maiden sono stati questi ragazzi dell’Essex, casomai lo avessimo dimenticato, e non quegli altri (mostruosamente, ma non indegnamente, più noti) secondo perché alcuni brani di Maiden Voyage, risalenti principalmente al 1969, contengono in loro i prodromi del doom. Già, basta ascoltare God of Darkness, Liar, Ritual o Falling per rendersene conto. Non mi interessa capire chi sia arrivato prima, se i Black Sabbath o loro, perché ci pensa la Storia a parlare al posto mio e io al tuo cospetto, oh gran signora, umilmente mi inchino, con la mia faccia sotto i tuoi piedi, senza chiederti nemmeno di stare ferma. Il gruppo si formò nel lontano ’64 ed ebbe vita brevissima a paragone dei due più longevi mostri appena citati. In totale coerenza con il mood dell’epoca il loro è un hard rock essenziale con molti richiami progressive ma non solo. In effetti Maiden Voyage è un collage di canzoni composte a cavallo di un paio d’anni e tenute in un cassetto ad ammuffire dalla band, pubblicate solo molti anni dopo e oggi, infine, restaurate dal fervido estro del mai troppo adulato creatore dei Cathedral. La tracklist vede anche la presenza di ballate dal sapore western e altre rhythm’n’blues ma i brani che colpiscono maggiormente e che inducono un immenso senso di goduria sono proprio quelli citate all’inizio, occulti e doom, progressive ed evocativi. Il primo e poco lungimirante nome che si erano dati, Bum (culo), defezioni improvvise e circostanze sfortunate lasciarono la band orfana della meritata notorietà che oggi Lee sembra voglia recuperare. Ben fatto. (Charles)