La mensa di Odino #11

Per cominciare DEVO parlarvi di un disco splendido, uno dei più belli ascoltati quest’anno: Bleed And Scream degli ECLIPSE. Loro sono svedesi, hanno fatto uscire questo quarto lavoro a undici anni dal debutto e suonano un hard rock/class metal tra Europe, Dokken e Whitesnake che, leggo, viene anche rubricato come scandi-AOR. Non sono un grande esperto del genere, ma gli undici pezzi sono tutti meravigliosi e resusciterebbero pure i morti. E non c’è molto altro da dire, sul serio, perché Bleed And Scream è un disco talmente semplice che parlarne troppo nei dettagli vorrebbe dire perdere di vista il punto della questione. Canzoni come la titletrack, Battlegrounds, SOS o la veloce Take Back The Fear parlano da sole; bisogna solo ascoltarle e canticchiarle all’infinito. Possibile sorpresa nella playlist di fine anno.

Avevo sentito gli GNAW THEIR TONGUES solo di nome; ero a conoscenza del fatto che fosse una one-man band olandese di noisy black metal alla Blut Aus Nord, e che la loro discografia soffrisse di una prolificità quasi patologica (in sei anni si contano 7 dischi e una ventina tra split ed ep). Io credo sia davvero esagerato mettersi a rilasciare tutta sta musica se non sei un genio, e personalmente trovo anche faticoso approcciarmi a una discografia così parossisticamente fitta: ho lo stesso problema con i Njiqahdda e l’ho avuto con Xasthur anni fa, per dire. Finisce che ti perdi e non sai più cosa cercare durante l’ascolto; non solo: a meno di seguire maniacalmente ogni singola uscita, perdi completamente di vista la prospettiva e l’evoluzione tecnica e umana del musicista (di solito a comportarsi così sono le one-man band o, al massimo, i duo). Alla fine mi sono però deciso e ho sentito Eschatological Scatology, uscito ora ma registrato nel 2009. È un concept, a quanto sembra, sulla merda. È un mondo difficile. Musicalmente è black metal postindustriale, coi suoni ultrasaturi e claustrofobici, in cui in realtà non è importante cosa stia succedendo (della qual cosa raramente si ha un’idea chiara) ma il modo in cui ciò ti fa sentire. Le atmosfere sono malatissime al punto di farti pensare che il tizio dietro al progetto, tal Mories,  possa non starci benissimo con la testa. Secondo me non ha tutta sta vita sociale, voglio dire: a parte che rilascia un disco ogni cinque secondi, ma un’ipotetica conversazione al coffee shop con una ragazza non proprio addentro la scena, diciamo, come si svolgerebbe? “Oh,  mi hanno detto che hai un gruppo tutto da solo, ma non è strano?” “No no, anzi è perfettamente normale. Mi ispiro a Burzum, quello nazista che ha accoltellato un tizio nella testa e ha bruciato le chiese. Faccio black metal, il gruppo si chiama MASTICA LE LORO LINGUE  e l’ultimo disco è un concept sugli escrementi. L’altro anno ho fatto un disco dedicato a un serial killer giapponese deforme che ammazzava le bambine di quattro anni. Senti, dopo ti va di bere qualcosa a casa mia? In alternativa posso fare da babysitter alla tua sorellina”. L’album è ascoltabile interamente in streaming qui. Non accettate caramelle drogate dagli sconosciuti. 

È uscito ad aprile, ma ne parliamo adesso perché questo è il tempo in cui le foglie cadono, il tempo si fa bigio e a volte ti viene voglia di morire: Traces è il secondo ep dei TWILIGHT’S EMBRACE, inglesi di Nottingham, ed è per l’appunto un’ode alla voglia di morire. L’influenza principe sono i Katatonia e il gothic metal anni novanta con tutto ciò che ci gira intorno, mantenendo un senso dell’atmosfera tipicamente anglosassone; in questo, Traces ricorda un altro bellissimo disco passato colpevolmente sotto silenzio, Woods 5: Grey Skies & Electric Light dei canadesi Woods Of Ypres. L’ep contiene tre pezzi tra cui spicca la stupenda opener The Path, un tripudio anni novanta tra Svezia e Inghilterra, con il suono quadrato dei Katatonia aperto dalle chitarre gemelle e da un gusto delle melodie parecchio maideniano. Traces, così come il precedente ep Reflections, è autoprodotto: si può però parzialmente ascoltare sul myspace della band, unitamente a un nuovo pezzo, The Second Day, ancora inedito ma comunque molto interessante. Cercate di non suicidarvi durante l’ascolto.

Oltre ai suddetti Twilight’s Embrace usciti in primavera, sbagliano completamente la stagione anche i coatti messicani ILL NIñO, che per la seconda volta consecutiva fanno uscire un disco in autunno. Difatti Epidemia è il loro solito dischetto nu metal(core) con le atmosfere latine da infradito brasiliane, mojito sulla spiaggia e cannoni sul pedalò. Avevo letto un paio di dichiarazioni agguerrite dei componenti qualche settimana fa, le solite cose tipo questo sarà un disco che vi spaccherà i denti eccetera, ma l’unica cosa che è cambiata è che il growl è più pronunciato. Il risultato è pessimo perché Cristian Machado (che fa rima con bachado, piñacolado, calcio bailado e una marea di altre cose) non è mai stato buono a fare il growl: la sua specialità sono le melodie strappalacrime su tradimenti subiti e amori sbocciati in fila al bar della spiaggia, che qui ovviamente non mancano. Epidemia è migliore del precedente Dead New World, ma è davvero fuori tempo massimo e comunque sono sicuro che nessuno di voi lo ascolterà mai. Nel video della titletrack è presente un tizio tatuato che si agita molto; pensavo fosse il fidanzato cornuto e incazzato della promiscua Consuelo della III B, invece altri non è il cantante degli Emmure, gruppo deathcore di cui non sospettavo l’esistenza e spero neanche voi.

dopo lo scioglimento, i membri dei Woods of Infinity fanno il loro educato ingresso in società

Ad aprile è uscito anche un altro ep, quello dei WOODS OF INFINITY, di cui avevamo già parlato malissimo qui e di cui parliamo ancora solo perché si sono sciolti. Sembra ieri che gli gettavamo barili di merda addosso e ora non ci sono più, mannaggia. Snart… (mi raccomando i tre puntini di sospensione) è dunque in assoluto il loro ultimo lavoro; due soli pezzi registrati in cantina, con la drum machine perché il batterista Bruthor (BRUTHOR!) aveva già levato le tende. La prima traccia è normale e noiosissimo black metal no compromise con le chitarre a zanzarina; la seconda è la cover di Here Comes That Lonely Night, una vecchia canzoncina strappalacrime svedese di tale Clabbe, qui interpretata più o meno fedelmente con voce pulita e pianoforte; la produzione è sempre la stessa. La cosa suppongo dovrebbe far ridere o essere intelligente o acuta o che so io, e invece è un’idea tristissima almeno quanto la cover di Walking In The Air del disco precedente. Fortunatamente non sentiremo mai più parlare dei Woods Of Infinity, forza e coraggio.

Non avevo idea di chi fossero i POWERGLOVE finché non ho sentito TV Game Metal, che scopro essere un disco di loro vecchi pezzi risuonati o remixati. Loro sono di Boston, hanno fatto tre dischi (Mortal Kombat For The Mortal Man, Saturday Morning Apocalypse e Total Pwnage) e risuonano le musichette di videogiochi e programmi televisivi in chiave prog-power metal. È tutto strumentale, tranne Gotta Catch’em All che vede addirittura Tony Kakko alla voce. In pratica il cantante dei Sonata Artica canta la sigla dei Pokemon su un disco di un gruppo americano. Così va la vita. In TV Game Metal sono presenti soprattutto pezzi tratti da alcuni episodi di Final Fantasy (mi pare siano il 4, il 6 e il 7) ma consiglio di recuperare cose clamorose come Mario Minor, Power Wisdom Courage (un medley da Zelda) o Mortal Kombat For The Mortal Man (uno svarione blackeggiante tra Mortal Kombat e Mega Man 2). Per i più piccoli ricordiamo che il Powerglove era una specie di guanto-controller per Nes che ebbe la sua definitiva consacrazione nella pop culture grazie a questa scena. E grazie ai Powerglove, cari fratelli del vero metal, abbiamo scoperto che anche il retrogaming può essere un’occasione per lodare Odino. (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)

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