L’ultimo recuperone dell’anno: FIRMAMENT e SINTAGE

Siamo finalmente giunti alla fine di questo periodo di recuperoni in extremis in vista delle ormai imminenti playlist, dopo circa tre settimane in cui abbiamo provato a recensire tutto quello che non avevamo recensito nel corso dell’anno. In questo caso specifico però parliamo di due album che ho scoperto molto di recente e che mi sarebbe dispiaciuto lasciare nell’oblio. I gruppi in questione hanno parecchio in comune: vengono entrambi da Lipsia, sono entrambi al secondo album dopo un debutto nel 2023 e suonano entrambi lo stesso genere, grossomodo. Incredibilmente non hanno membri in comune, a parte il batterista dei Firmament che ha brevemente suonato con i Sintage dal vivo.

Partiamo con i FIRMAMENT, il cui secondo album For Centuries Alive è uscito il 19 settembre scorso per Dying Victims Production. Nonostante la provenienza crucca suonano assai inglesi, ispirandosi moltissimo agli Iron Maiden della prima metà degli anni Ottanta con anche un cantante (tale Marco Herrmann) che ha un’impostazione simile a quella di Bruce Dickinson. In qualche modo però riescono a rielaborare e attualizzare le loro influenze, suonando freschi e addirittura, in qualche modo, persino personali; in certi momenti ricordano addirittura i migliori Lunar Shadow. Non so se vi ricordate gli Stray Gods, quel gruppo-clone degli Iron Maiden con una replica di Dickinson alla voce di cui avevamo già parlato: ecco, i Firmament non danno assolutamente quell’impressione, anzi sembrano in tutto e per tutto un gruppo vero. Diciamo che For Centuries Alive suona come dovrebbero suonare adesso gli Iron Maiden se non fossero diventati quel grottesco psicodramma che sappiamo. Il disco è comunque molto ma molto bello, e se lo avessi scoperto un po’ prima, e se quindi fossi riuscito a dedicargli qualche ascolto in più, con ogni probabilità sarebbe finito nella top10. Al posto di chi non lo so, ma un modo per farlo entrare lo si trovava. Ascoltatelo anche voi e poi fatemi sapere se sto esagerando.

Dal canto loro, i SINTAGE hanno uno stile più stradaiolo, e lo testimonia il loro Unbound Triumph, uscito il 17 ottobre su High Roller Records. Irresistibile la copertina con la Flying V alzata in cielo a fare da parafulmine, così come è adorabile pure il video di Beyond the Thunderdome, pecoreccio come piace a noi. Diciamo che, se i Firmament sono un gruppo da pinta di birra al pub, i loro concittadini andrebbero ascoltati tracannando whiskaccio da supermercato direttamente dalla bottiglia. Lo stile è sempre sfrontatamente ottantiano, ma l’approccio è più crudo, le strutture più basilari, gli arrangiamenti più scarni, i riff più rockeggianti, le melodie più sguaiate. Più Motley Crue che Iron Maiden, diciamo così. Due facce della stessa medaglia, e non è detto che se ve ne piaccia una vi debba piacere anche l’altra. Di sicuro questo Unbound Triumph non avrebbe corso il rischio di entrare nella mia top10, a meno che non avesse sviluppato maggiormente alcune idee un po’ più strutturate come in Silent Tears, che parte come una ballata e si sviluppa in modo imprevedibile. Voi però sentitelo lo stesso, se vi avanza un po’ di liquore di sottomarca. Nel frattempo la redazione di Metal Skunk vi augura un buon Natale e vi dà appuntamento fra pochissimi giorni con le playlist di fine anno. (barg)

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