Un ricordo dei SAVATAGE nel girone infernale del Gods of Metal 2001

Prima del concerto all’Alcatraz avevo visto i Savatage solo una volta, e non fu memorabile, ma di certo non per colpa loro. Era il Gods of Metal 2001, la famigerata edizione al chiuso con due palchi e tanto disagio. La giornata non cominciò benissimo: avevamo preso il treno da Roma a mezzanotte con tutta la compagnia, c’era anche Michele Romani; saremmo dovuti arrivare a Milano la mattina presto, mi pare verso le 7 e qualcosa, e da lì, in teoria, sarebbe dovuto essere agevole arrivare al PalaVobis in tempo per vedere tutto dall’inizio. Invece non andò esattamente così, perché ci fu uno stronzo che decise di suicidarsi proprio quella notte e proprio andandosi a ficcare sulle rotaie mentre passava il nostro treno. Il risultato fu che rimanemmo fermi nelle campagne della Tuscia per quattro o cinque ore, con i poliziotti che giravano tra gli scompartimenti e i passeggeri che davano comprensibilmente in escandescenze, tipo La notte del drive-in di Lansdale. Quello a cui andò peggio fu il nostro amico Simone, che aspettò tutto questo tempo steso su una panchina alla stazione di Terontola al freddo e al gelo, con peraltro il treno che si era fermato un paio di chilometri prima. Poi non c’erano mica i telefonini, all’epoca, quindi il poveretto rimase semplicemente lì sulla panchina in dormiveglia, con la paura che il treno sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro. Se il suicida avesse compiuto l’insano gesto qualche chilometro più in là, il nostro Simone avrebbe quantomeno potuto dormire al calduccio nel treno, e invece.

Lo stato d’animo del povero Simone mentre aspettava il treno, con in più il freddo

Insomma, tra una cosa e l’altra arrivammo che il Gods era bello che iniziato. Ricordo che stavano suonando i Primal Fear, e quindi ci eravamo persi Eldritch, Kamelot, Benediction e Nevermore, che all’epoca erano considerati gruppi minori rispetto ai Primal Fear. Il peggio doveva ancora arrivare, però: sappiate che tutte le storie allarmanti che avete sentito a proposito di quell’edizione non solo sono verissime, ma probabilmente non sono neanche riuscite a rendere perfettamente il livello di disagio psicofisico che si respirava là dentro. I due palchi, messi uno di fronte all’altro, occupavano un sacco di spazio e limitavano gravemente l’uso degli spalti, e quindi si stava tutti pressati come sardine con, in più, un pericolosissimo movimento di folla ad ogni cambio di palco, perché ogni volta la prima fila diventava improvvisamente l’ultima fila e viceversa, quindi c’era sempre gente che voleva guadagnare posizioni camminando addosso agli altri. E, ovviamente, per tutto il festival l’acustica è stata una delle più disastrose che abbia mai avuto la sfortuna di esperire.

Il bill provvisorio (i Labyrinth vennero sostituiti dai Benediction)

La cappa di calore e umidità che si era formata era esasperante. Io non avevo idea che il calore e l’umidità potessero dare stanchezza fisica a quel livello, ma immaginate di stare in una sauna per ore e potrete farvi un’idea. Aggiungeteci anche l’alcol, la ressa, il pogo e noi che venivamo da quella nottata psichedelica, quindi figuratevi. Ricordo la gente che sbroccava, ad esempio un tizio sbronzissimo e sudatissimo che durante i Rhapsody venne a brutto muso da me e Luca, altro amicone della cumpa, gridando e sputacchiando con aria minacciosa che voleva sentire il thrash tedesco invece di questi ricchioni coi draghi, manco fossimo noi i responsabili della scaletta del Gods of Metal. Era tutto talmente borderline che a un certo punto anche Lemmy sbroccò verso gli stessi Savatage, che dovevano suonare subito dopo di lui e stavano facendo il soundcheck di batteria mentre i Motorhead stavano ancora suonando. Ricordo un “SAVATAGE, SHUT THE FUCK UP!” con la tipica voce roca di Lemmy verso il palco opposto, dopo il quale però effettivamente la piantarono. Ma tutta l’esperienza è stata surreale, aggiungendoci pure l’amplesso, ormai entrato nella mitologia, tra il roadie dei Nevermore e la corista dei Cradle of Filth sugli spalti vuoti dietro a uno dei palchi, quindi perfettamente in vista per chi era seduto in cima.

Dante e Virgilio, appena arrivati al festival, incrociano un partecipante che esce dal Palavobis

I Savatage arrivarono quando il delirio, il disagio e la stanchezza erano in fase già molto avanzata. Erano terzultimi; dopo di loro avrebbero suonato Megadeth e Judas Priest, di cui ho ricordi vaghissimi, quasi onirici. Le mie ultime energie fisiche e mentali le conservai proprio per il gruppo di Jon Oliva, a cui volevo un bene particolare già all’epoca. Mi ero appollaiato sugli spalti, perché non riuscivo più a stare in piedi e la ressa si era fatta decisamente furente. Iniziarono con Commissar, dato che era il tour di Poets & Madmen, e alla voce avevano quel tale con il nome strano, Damond Jiniya, che nessuno ha mai capito da dove venisse né dove sia finito successivamente. Di lui ricordo solo che ballava tutto il tempo come un tarantolato, spesso dimenticandosi di cantare, e quindi doveva rimediare Jon, immensamente corpulento dietro le sue tastiere, che vicino a lui sembravano giocattolini della Fisher-Price. Ho seguito i primi pezzi e poi è successa una cosa terribile: mi sono addormentato. Ero devastato, c’erano 50 gradi e il 100% di umidità là dentro, e in realtà più che addormentato dovrei dire svenuto o collassato. Non so per quanto tempo ho perso i sensi, so solo che a un certo punto mi sono svegliato e Jon stava cantando Believe. Si intuiva, più che altro, data l’acustica tremenda, ma era Believe. Sono passato dall’incoscienza alla pelle d’oca in una frazione di secondo. Dopodiché ricordo che chiusero con Chance e Hall of the Mountain King, sempre mentre quel tizio col microfono in mano si agitava e faceva finta di cantare. Poi, come detto, di Megadeth e Judas Priest ricordo pochissimo, anche perché all’epoca i primi erano in un periodo pessimo e i secondi non se la passavano troppo meglio. Come nota di colore, all’epoca Pitrelli suonava nei Megadeth.

A rileggere oggi la scaletta di quel concerto, comunque, il paragone con quanto suonato all’Alcatraz nel 2025 è impietoso, anche considerando il tempo giocoforza ridotto. Solo un pezzo da Wake of Magellan, nonostante fosse freschissimo, e pure uno solo da Dead Winter Dead. Per il resto tutti classiconi, compresa City Beneath the Surface da The Dungeons are Calling. Non so se i Savatage faranno ancora un altro tour, né tantomeno so se Jon Oliva riuscirà a parteciparvi, anche se credo proprio di no. In tal caso, l’unico mio ricordo di quei Savatage rimarrà il girone infernale del Gods 2001. Che però, nonostante tutto, è stata la classica esperienza da raccontare ai nipotini (e a voi 24 lettori). Meglio che niente, dai. (barg)

Scaletta:
Commissar
Surrender
City Beneath the Surface
Sirens
24 hrs. Ago
Edge of Thorns
The Wake of Magellan
Dead Winter Dead
Gutter Ballet
Believe
Chance
Hall of the Mountain King

16 commenti

  • Avatar di Arkady

    Io c’ero. E’ stato esattamente come hai descritto. Ero li soprattutto per i Savatage ed essendo li dalla mattina presto pure io i Megadeth ed i Judas me li ricordo come un qualcosa di etereo: ormai il mio fisico era al 2% di batteria. Ricordo anche che se volevi vedere un gruppo dovevi perderti quello che stava suonando perchè ci mettevi un’ora per arrivare davanti all’altro palco. Ricordo anche che sui giornali dell’epoca il dibattito su che morte dovevano morire gli organizzatori dell’evento andò avanti per mesi. Mi feci autografare il poster di The Wake Of Magellan da Jon Oliva e poi foto con lui e Warrel Dane, morale: mi rubarono la macchia fotografica e mia mamma mi fece sparire il poster autografato perchè “un pò di decenza in camera”.

    La vita è una merda.

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  • Avatar di mark

    veramente roba da girone dantesco! grazie per questo ricordo del concerto, pure Gutter Ballet ti sei perso….
    Il cantante di Poets and Madmen da una breve ricerca on line mi risulta attivo in un gruppo chiamato Diet of Worms (non promette benissimo…) e si dedica a maltrattare qualche pezzo di Savatage con un gruppo di persone tristi chiamato Devastage. qui un esempio…
    DEVASTAGE – Tonight He Grins Again (ft Damond Jiniya ex-Savatage) – смотреть видео онлайн от «Wildlife Whizkids» в хорошем качестве, опубликованное 26 октября 2024 года в 5:24:17.

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  • Alberto Massidda
    Avatar di Alberto Massidda

    Come sempre, le trasferte con il ragionier Filini di Bargone sono esilaranti. Alla foto di Dante e Virgilio sono scoppiato a ridere nella sala d’attesa dell’osteopata.
    Questo articolo debutta in classifica in seconda posizione, dopo quello del Wolfszeit.
    PS: Non c’ero, ma ricordo ‘sta storia dell’amplesso della corista dei Cradle che mi fu raccontata dagli amici.

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  • GIORGIO RESTELLI
    Avatar di GIORGIO RESTELLI

    Avevo 16 anni, il secondo festival della mia vita (il primo fu la giornata Slayer dell’anno precedente) e fu tutto esattamente come descritto…se non peggio: c’era cosi caldo ed umido che la condensa cadeva dal soffitto, le uscite di sicurezza erano pressoché inesistenti e l’unico pensiero che mi veniva in mente era: “se succede qualcosa siamo tutti fottuti”. Il “Savatage, shut the fuck up” di Lemmy me lo ricordo come se fossi ieri; così come il litro e mezzo di sudore strizzato dalla maglietta post pogo, quasi, mortale coi Cradle of filth…Fu DAVVERO, comunque, un’esperienza assolutamente incredibile; quasi mistica.
    Grazie per questo bellissimo ricordo Barg, un amico del prode Pizzarovski da Parma

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    • Avatar di TheJack

      Io partecipai anche all’intervista nella loro zona privata. Con Damond visibilmente fatto a m*rda. Mi sono abbracciato Jon, e tanto basta.

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  • MICHELE CARRAGLIA
    Avatar di MICHELE CARRAGLIA

    C’ero e ricordo nella scaletta anche When the crowds are gone.

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  • Epistemic Rhino
    Avatar di Epistemic Rhino

    Ho letto per caso il tuo commento al concerto di martedì e poi sono arrivato qui, altrettanto per caso: la cosa impressionante è che il mio cervello aveva letteralmente rimosso quell’edizione del Gods che ora è riaffiorata in tutte le sue ripugnanti contraddizioni (grazie ma anche no grazie, ahahaha)

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  • Avatar di Simone

    Grazie per avermi fatto rimembrare quel grottesco Gods…
    Anch’io e Stefano ci siamo appisolati (o svenuti) durante i Megadeth.
    Eravamo sugli spalti per tutto il tempo (in alto…) e mancava proprio l’ossigeno.
    Situazione terrificante.

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  • Avatar di Winston

    Anche per me fu l’unica volta che vidi i Savatage prima dell’altra sera all’Alcatraz (concerto memorabile),e di quel concerto ricordo solo quell’esibizione impalpabile a dimostrazione che quel cantante era proprio inadatto a presentare i pezzi dei Savatage,e il video allegato me ne dà una riprova,mi sembra di scorgere e avvertire tutto l’imbarazzo di Jon Oliva,quel cantante mi sembrava anche fatto. Di quell’ edizione ricordo ottime le esibizioni di Wasp e Motorhead e riguardo al tuo articolo non credo che il tuo compare abbia patito il freddo il gelo nel mese di giugno anzi credo sia stato molto meglio a dormire sulla panchina invece che dentro quella cappa di caldo.

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  • Metallaro scettico
    Avatar di Metallaro scettico

    che ricordi… terribili a dire il vero. Salvo giusto i Motorhead di quella giornata infernale… ma solo perché Lemmy. L’anno successivo allo stadio del Monza era come stare in paradiso

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  • Avatar di nxero

    Ho vissuto un’esperienza simile ai Black Sabbath nel ’98… dopo una giornata sull’asfalto del filaforum (nonostante fosse all’aperto) eravamo devastati e mi veniva da piangere perché quello doveva essere il concerto della vita con il gruppo della vita. I Savatage li ho visti al Rainbow a Milano (ve lo ricordate vero?) negli anni ’90, quindi praticamente in uno scantinato però fu una gran cosa, che tempi!

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  • Avatar di DEIV

    Tutto vero… Ma avevo 20 anni ed ero immortale! ricordo con molto affetto anche i gamma ray, per il resto condivido tutti i vostri ricordi di quel postaccio

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