DORMANT ORDEAL – Tooth and Nail
Dei polacchi Dormant Ordeal avevo parlato già in occasione del loro terzo album The Grand Scheme of Things, lodandone la proposta e prevedendo per loro un futuro persino migliore. Sono stato un buon profeta, perché il nuovo disco uscito un paio di mesi fa ha la classica marcia in più e qui in redazione è piaciuto parecchio. Visto che generalmente ci si accusa di non essere teneri con chicchessia, se un disco soddisfa un po’ tutti significa che la sua validità diventa incontestabile.
Tooth and Nail è veramente un ottimo lavoro, che abbraccia svariati generi del metal estremo e li miscela con una sapienza degna di band di caratura superiore. No, un momento: i Dormant Ordeal SONO di caratura superiore, e sarebbe doveroso riconoscerglielo unanimemente, giacché allo stato attuale delle cose sono svariati chilometri avanti a gruppi che oramai vivono sul blasone (chi sta pensando ai Behemoth ha indovinato) ma che artisticamente non hanno più nulla da offrire, e pure da parecchio tempo. Invece qui troverete un death metal furioso vicino a quanto potremmo trovare negli episodi migliori dei Malevolent Creation, ma anche quello sconvolto ed irrefrenabile degli Hate Eternal, con i suoi riff taglienti in puro blast beat arroccati su melodie cupe per nulla semplici da suonare. Tanto per gradire c’è anche death metal tecnico più armonico, come quello proposto in origine dai loro conterranei Decapitated, e spingendosi oltre si intuiscono influenze di black metal avanguardistico che a me hanno richiamato alla mente i riff lunghi, complessi e strazianti dei tedeschi Nagelfar. Dulcis in fundo, una spruzzatina di deathcore, ma giusto un pizzico, quando la costruzione del pezzo ne consente l’impiego senza risultare fuori luogo.
La band, nata nel 2005 per volere del solo batterista Radek Kowal e cresciuta poi come trio qualche anno dopo, in questo frangente è diventata un duo dato l’abbandono proprio del membro fondatore; i due superstiti – Maciej Nieścioruk, basso, chitarra e composizioni, e Maciej Proficz, voci – hanno reclutato un batterista ospite, la prestazione del quale, impressionante, è la cosiddetta arma segreta che cambia le cose. In grado di svariare da qualunque velocità ad un’altra con una naturalezza impressionante, Chason Westmoreland (che ha suonato in Infernus degli Hate Eternal) cerca perennemente soluzioni ultratecniche che lasciano a bocca aperta, variando in continuazione e inserendo una quantità apparentemente infinita di fill, stacchi, controtempo, trick che proiettano i brani del disco in una dimensione irraggiungibile ai più. Certo, la qualità delle composizioni gli agevola il lavoro, ma egli ci mette molto del suo per elevarne il risultato finale. Dal momento che ci troviamo in un contesto metal estremo, Tooth and Nail è un disco decisamente violento, eppure è stupefacente quanto sia scorrevole e coinvolgente, anche nei momenti più dissonanti e sperimentali che pure ci sono e si amalgamano alla perfezione con ogni altro schema più “canonico”, per così dire. Pertanto sono numerosi i momenti meno ossessivi, più votati a creare sensazioni di straniamento ed inquietudine, e non mancano neanche fasi nei quali la band scioglie le chitarre e si cimenta nella più garbata delle melodie, come nella lunga Everything that isn’t Silence is Trivial posta quasi a fine opera, un continuo bilanciarsi di puro massacro sonoro e malinconiche trame musicali.
Detto che, com’era lecito attendersi, il disco è prodotto egregiamente e suonato altrettanto bene, ne consiglio l’acquisto magari anche in edizione fisica perché potrete godere dei testi mai banali, scritti in un inglese eccellente, metaforici e filosofici come sempre più raramente accade. Uno dei dischi dell’anno senz’ombra di dubbio. (Griffar)


Ma era necessario copiare il titolo dai Dokken ?😠
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in copertina scene tratte da L’attacco dei Giganti
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