Frattaglie in saldo #69

Arriva dalla Bielorussia uno degli esordi più sconvolgenti dell’anno: Nature Morte dei MATRAQUE, che suonano un misto di death, doom e sludge alla Primitive Man, per intenderci. L’atmosfera cupissima, pregna di disagio e terrore che avvolge la musica di questo disco è veramente impressionante, e ogni brano si rivela spettacolare nel suo tragico incedere. La registrazione è pressoché perfetta, e, nonostante una caoticità a tratti quasi cacofonica, ogni dettaglio sonoro emerge nitido. I brani sono cinque, di cui due sono intervalli strumentali elettro-ambient che, con intelligente lungimiranza, offrono respiro all’ascoltatore, alleggerendo l’ascolto delle altre tre canzoni cantate in bielorusso e dal minutaggio abbastanza alto. Nature Morte è un’esperienza alienante, al termine della quale avrete bisogno di qualche minuto prima di riconnettervi alla realtà. Volya, la penultima traccia, è un capolavoro: pesante, morbosa, ipnotica e in alcuni punti persino soprendentemente melodica e groovettosa. Devastante.

Sotto la definizione un po’ stretta di death doom ci stanno anche gli americani WEEPING SORES, che però mostrano influenze diverse. Questo secondo lavoro, The Convalescence Agonies, trae ispirazione principalmente dalla triade Peaceville dei primi anni ’90 (My Dying Bride, Anathema e Paradise Lost) unendo elementi sludge, post metal e persino funeral doom. Il risultato è plasmato in strutture tipiche del prog. L’integrazione di archi, tastiere e perfino un banjo impreziosisce gli arrangiamenti di questo album, tanto impegnativo quanto meraviglioso. Il duo, composto da Doug Moore (autore di musiche e testi) e Stephen Schwegler, già collaboratori nei Pyrrhon e nei Seputus, realizza un disco che, per varietà, dinamismo e la bellezza dei brani, ha pochi eguali in questa prima parte dell’anno. Anche in questo caso, cinque tracce di notevole durata, ma credetemi, l’ascolto è assolutamente necessario.

Andiamo in Olanda ora, col ritorno dei GRACELESS, band attiva ormai da quasi dieci anni e con tre dischi alle spalle. I Graceless fanno una cosa che tentano, o hanno tentato, di fare in molti senza successo, ma a loro riesce invece molto bene, secondo me: riempire il vuoto lasciato dai Bolt Thrower. Di certo non sono degli sbarbati, avendo già militato in diverse band, e la cosa si sente. Il loro quarto disco, Icons of Ruins, è un gioiellino, tant’è che esce per Listenable Records. Riff strafichi, groove da scapoccio selvaggio e tanta attitudine vecchia scuola.

Va bene, ora sbraghiamo del tutto e andiamo sul nuovo disco dei CAUSTIC WOUND, dal titolo Grinding Mechanism of Torment. Per la band, composta da membri di Mortiferum e Corpus Offal,  è il secondo disco, dopo il primo del 2020, e sostanzialmente vale oggi quello che disse allora Luca Bonetta. I ragazzi propongono un deathgrind che parte da un sound alla Incantation per poi sconfinare nel grind. Più growl che scream, chitarroni ciccioni e qua e là qualche rallentamento spezzacollo. Il disco è figo tanto quanto il primo, perciò dateci dentro. Album da ascoltare a palla al mattino presto per svegliare tutto il condominio. (Luca Venturini)

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