Avere vent’anni: SHINING – IV: The Eerie Cold

Degli Shining e del loro leader Niklas “Kvarforth” Olsson si è già scritto più volte in questo blog e unicamente in termini positivi, almeno per quel che concerne la prima parte della sua sterminata produzione musicale. Un personaggio senza dubbio controverso, amato e odiato in egual misura, i cui atteggiamenti schizofrenici hanno sicuramente contribuito a creare una certa curiosità verso la sua musica: senza elencarli tutti, vi consiglio una sua intervista del 2013 a Bruxelles interamente disponibile su Youtube, una roba totalmente folle nei cui 56 minuti di durata non ce n’è uno con un minimo senso logico. Sul piano musicale questo IV: The Eerie Cold rappresenta la piena maturazione musicale del musicista svedese; è un lavoro che c’entra poco o nulla con la precedente produzione della band (anche se è pur vero che gli Shining fino ad allora non avevano mai fatto un disco uguale all’altro) in cui le novità sono parecchie.

Parliamo innanzitutto dallo stile, che col depressive in senso stretto non ha oramai più nulla a che fare. Sempre degli Shining si tratta, per carità, e non è che all’improvviso sono diventati gli Stratovarius: le atmosfere cupe e claustrofobiche sono rimaste, ma sono inquadrate in un contesto sonoro più pulito, arioso e meno opprimente, con chiare divagazioni black’n’roll, momenti più atmosferici interamente strumentali e i soliti immancabili “uh!” di Kvarforth. Quello che mi ha sempre impressionato di The Eerie Cold è la sua registrazione, una delle migliori in cui mi sia mai imbattuto: tagliente ma allo stesso tempo nitidissima, senza essere troppo bombastica e ridondante. Specialmente basso e batteria (quest’ultima sempre ad opera di Hellhammer) suonano in maniera divina e danno quel quid in più ad un lavoro in cui i pezzi sono uno più micidiale dell’altro.

La traccia d’apertura (sull’intro-pippone direi che si può sopravvolare) è un po’ un compendio dell’intero lavoro: delicate parti arpeggiate che si alternano alle classiche sfuriate in stile Shining e assoli di pregevole fattura per un pezzo a dir poco superlativo, anche se l’apice assoluto, per quanto mi riguarda, si raggiunge in Någonting Är Jävligt Fel, specialmente la parte dal secondo minuto in poi, con quegli incroci spettacolari tra chitarra e basso e un Kvarforth che fa finta (almeno credo) di strozzarsi. La quasi interamente strumentale traccia omonima si compone solamente di un malinconico arpeggio ripetuto fino allo sfinimento, controbilanciata dalla conclusiva Claws of Perdition che è anche quella più tradizionale e che rimanda un po’ alle atmosfere di Angst.

The Eerie Cold rimane a distanza di anni uno dei dischi meglio riusciti di Kvarforth e un netto punto di rottura con il passato, anche se il botto vero e proprio in termini di vendite e consensi lo faranno col successivo Halmstad, un disco sicuramente più diretto e ancora più lontano (così come i successivi) da quel tipico suicidal-depressive black che li ha portati alla ribalta. (Michele Romani)

Lascia un commento