Cinque dischi che meritano la vostra attenzione
MINISTRY – Hopiumforthemasses
Up patriots to arms engagez-vous, l’industrial metal mi butta giù, eppure i Ministry hanno sempre esercitato su di me una certa moral suasion. Mi fiondo sempre ad ascoltare le – frequenti – nuove uscite di Al Jourgensen e soci e ne resto più spesso deluso che altro. Ma questo Hopiumforthemasses da una parte pompa bene in stile Psalm 69, dall’altra usa bene elettronica, vocine, cori e campionamenti. O meglio, li usa in un modo che trovo azzeccato e credibile. Purtroppo il tutto è farcito di messaggi politici ed ecologisti leggerini e inattuali, ma vabbè alla fine chissenefrega.
Groovoso e litigioso.
IN APHELION – Reaperdawn
L’esordio del 2022, Moribund, mi era piaciuto un sacco, ma a fine anno era finito nella sezione “altra roba che mi è garbata”, perché avevo fatto il pieno di gruppi-clone dei Dissection. Gli svedesi In Aphelion ora tornano dopo due anni con un album ancora più convincente. I ritmi sono molto serrati e non c’è spazio per momenti di riflessione. La scuola è quella del black/death svedese classica, ma nei suoni siamo dalle parti di Necrophobic (alcuni dei membri vengono da lì), Tribulation (non gli attuali però) e compagnia bestemmiante, quindi un suono moderno, ma no, niente plastica. Mi confermo il peggior fan dei Dissection e il miglior fan dei gruppi clone dei Dissection.
Tellurico e tonitruante.
IOTUNN – Kinship
Qui in redazione penso di essere rimasto l’unico a seguire ancora il death melodico in modo costante. Nel genere gira tanta di quella merda che in effetti stargli appresso è cosa ardua. Se poi si pensa ai mostri che Katatonia, Amorphis, Opeth e Dark Tranquillity hanno generato, e mi riferisco sia ai loro ultimi dischi che agli emuli obbrobriosi e mainstream che a loro si ispirano e che certe major ci spacciano per oro, è normale che a uno gli passi la voglia. Ma gli Iotunn sono una cosa diversa, sono la classica mosca bianca. Questo disco spacca più di quello prima. Non c’è bisogno di fare altre chiacchiere: se gradite ancora il genere, ‘sto disco vi piacerà, e pure molto.
Ordigno bellico.
MY DYING BRIDE – A Mortal Binding
Ok, ok, è uscito sette mesi fa, ma come si fa ad ascoltare un disco dei My Dying Bride in aprile? A me prima di novembre non me ne viene. In realtà sono mesi, appunto, che cerco di capire se sia il caso di parlarne bene o male, e credo che opterò per una soluzione cerchiobottista. L’unico discorso che abbia senso fare ora, infatti, è sulla tenuta nel tempo. Risultato: regge e non affligge. I precedenti due dischi erano stati funestati da lutti pesanti per alcuni membri della band e gli effetti di ciò si riversarono in maniera pesante nelle canzoni, immagino per un fine principalmente catartico. Gli effetti ci restituirono, dunque, due album immensi ma che oggi faccio fatica a riascoltare. A Mortal Binding, in buona sostanza, da una parte soffre di una scarsa sofferenza intrinseca, dall’altra offre una rilettura moderna degli stilemi più antichi dei MBD.
Disco di mestiere.
UNTO OTHERS – Never, Neverland
Siamo in due o tre qui ad essere usciti scemi per questi quattro ragazzotti di Portland. Il perché è da ricondursi, probabilmente, a qualcosa di privato e molto soggettivo. Dipende un po’ dai suoni che hanno fatto da colonna sonora a certe esperienze formative. Tutto molto bello, ma ora devo specificare che questa versione qui degli Unto Others, quella di Mana, il primo disco, e di Never, Neverland (che titolazzo anni ’90), cioè la versione romanticona, prevedibile e calda come una coperta d’inverno, è quella che preferisco. Strenght mi era piaciuto meno, forse per i suoni troppo duri rispetto alle intenzioni revivalistiche dichiarate in partenza, poi confermate qui. Ma so’ finezze.
Voglio torna’ bambino. (Charles)

bello l’ultimo Unto Others, anche a me Strenght era piaciuto solo a tratti, pezzi troppo cattivi e meno belli
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Bentornato al vecchio Carlito, intanto.
Carrellata più che interessante, con Unto Others sopra tutti gli altri. Disco vario, più cazzone, (post) punkettone e con influenze anche sorprendenti.
Per esempio: mettete la traccia 5, Sunshine. Caricate la voce se siete in macchina e cantateci sopra, così, de botto: It’s Moooooore thaaaaan a feeliiiing (More than a feeling), when I hear that old song they used to play.
Eh? Ehhhh? Vi suona bostoniana?
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sì, molto anni Ottanta… ma non quelli che ti aspetti!
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La bionda mi ha impedito ogni funzione cerebrale.
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chi è la sventola?
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Sabrina Nichole, per la ricerca scientifica
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Grazie.
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Never, Neverland titolazzo precisamente 1990… talmente tanto 1990 che gli Annihilator nello stesso anno fecero uscire un album con lo stesso nome 🤔🤔🤔
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