Bathory’n’Roll: BEWITCHER – Spell Shock

Spell Shock è l’ultimo album dei Bewitcher ed è un concentrato di energia libera, selvaggia e primordiale. Li avevamo conosciuti bene all’epoca di Cursed be Thy Kingdom e questo nuovo disco ne è l’ottima prosecuzione; anzi, è più omogeneo e compatto nello stile. La formazione da powertrio è la stessa dello scorso lavoro: sono cambiati gli pseudonimi, ma i protagonisti sono sempre Matt “Mateo” Litton, ovvero M. von Bewitcher alla voce e chitarra, Andy Mercil, ovvero A. Hunter alla batteria, Aris Wales, ovvero Magus al basso e cori. Il genere della band di Portland è uno speed metal luciferino le cui influenze principali restano Motörhead, Venom e, più alla lontana, Danzig e W.A.S.P. La cosa migliore dei Bewitcher in generale, e di Spell Shock in particolare, è il modo in cui riescono a mantenere un equilibrio tra aggressività, melodia e un’attitudine da rock’n’roll maledetto. Le chitarre sono sempre protagoniste, ma anche la voce è un elemento distintivo: una combinazione fra Lemmy, Quorthon e Jello Biafra, perfettamente amalgamata con la violenza scanzonata dei Bewitcher. La produzione è stata affidata a Lars Frederiksen (Rancid, Old Firm Casuals), qui alla sua prima esperienza del genere, ma il lavoro sul suono è impeccabile: le basi sono quelle di un hard rock e metal classico, pulito ed equilibrato per tutti gli strumenti. Di molto bello c’è anche la copertina dal tono blu e arancione, disegnata dall’artista italiano Luca Martinotti, noto anche come SoloMacello, che si mostra particolarmente adatta all’essenza dell’album.

I testi continuano il percorso tematico già esplorato nei lavori precedenti, con richiami a occultismo blues e alla magia nera, ma anche a un certo edonismo. È un immaginario oscuro, weird per usare un termine di moda, che però scorre leggero e senza prendersi troppo sul serio. Anche nella loro quotidianità i Bewitcher sembrano vivere molto rock’n’roll: recentemente sono stati scambiati per dei rapinatori. Il 9 ottobre scorso il bassista Magus è entrato in banca, mentre il resto del gruppo lo attendeva nel furgone con cui andavano in tour. Pochi minuti dopo, la polizia ha circondato il veicolo, perquisito e interrogato i musicisti, ma ha trovato soltanto qualche coltello a serramanico. Il motivo della perquisizione è stata una segnalazione da parte di uno strano passante. Dopo aver chiarito il malinteso e fatto le loro scuse, i poliziotti si sono intrattenuti con i Bewitcher e hanno anche chiesto una foto ricordo. La cronaca è stata raccontata su Decibel Magazine.

 

Spell Shock riesce a coinvolgere fin dal primo ascolto, partendo con Starfire Maelstrom e Lavish Desecration, che colpiscono con la velocità e la potenza, ma lungo il percorso le cose si fanno interessanti, perché la scrittura è ottima e ogni brano ha una o più variazioni che lo rendono unico, anche nei momenti più lenti, come in We Die in Dust, che passa abilmente da un tempo medio a un heavy veloce. Out Against the Law ha un piglio divertente, anche se viaggia sempre a pieno regime di aggressività. Abbiamo poi casi particolari, come il brano The Harem Conspiracy che si mostra decisamente bathoriano, con un riff maligno e insistente, dove il ritornello ne stempera soltanto in parte l’atmosfera inquietante e bisogna attendere i pochi secondi del finale per ritrovare una parvenza di rock’n’roll. L’album procede come una corsa attraverso un baraccone infernale continuo, fino alla conclusione di Ride of the Ironfox, che termina il disco gloriosamente, con potenza e melodia. Spell Shock è un album che ribadisce la forza e la rilevanza dei Bewitcher come una delle band più interessanti dell’heavy metal moderno. Con il suo sound violento, ma profondamente radicato in tradizioni metal storiche, sembra fatto per piacere davvero a tutti. Tra l’altro, è un ottimo disco da ascoltare in questa stagione, correndo ad alta velocità su strade ricoperte di foglie cadute e attendendo l’ultima notte del 31 ottobre. (Stefano Mazza)

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