KANONENFIEBER – Die Urkatastrophe

Prima dell’uscita di questo secondo lavoro dei Kanonenfieber mi pareva di percepire un discreto clamore intorno ad esso. Su un famoso sito metal americano gli avevano addirittura dato il massimo voto definendolo “iconico”. Non essendomi curato del primo disco mi avvicinai a questo Die Urkatastrophe con una discreta neutralità e, dopo il primo ascolto, sulla chat di Metal Skunk mi lasciai andare ad un commento definendolo “una cagata”. Non mi aveva lasciato granché. Anzi, era quasi infastidente tanto era inquadratissimo, arrangiato nei minimi particolari, nemmeno mezza virgola fuori posto, talmente perfetto da risultare disumano, in sostanza. Il fischietto di Sturmtrupp poteva anche metterselo in quel posto. Il pezzo finale Als die Waffen karmen, infine, mi pareva chiudere in maniera troppo fredda un disco che cerca comunque di trasmettere una certa intensità emotiva.

A quel punto mi sono ostinato però. Perché un tizio dall’altra parte del mondo lo trova così grandioso da dargli il massimo? Capito inoltre sulle sacre parole di Griffar nella recensione del primo disco. Ricomincio quindi il secondo ascolto leggendo i testi. L’obiettivo di Die Urkatastrophe è quello di commemorare le vittime della prima guerra mondiale. Una critica che ho letto più volte a riguardo è quella che sostiene che l’argomento sia abusatissimo. Anche il demonio e altri temi lo sono, nel metal, ma le maniere per parlare di qualcosa possono essere tantissime e personali, quindi io non mi porrei il problema della ripetitività dei temi. Noise, polistrumentista e mente del progetto Kanonenfieber, ha dato il suo sguardo sulla Grande Guerra basandosi su lettere e documenti scritti da soldati che la guerra l’hanno vissuta davvero. Ecco allora che, comprendendone le parole, il disco ha cominciato ad assumere il suo senso. Il tedesco arricchisce il tutto, esasperando la musica, e le canzoni diventano, un po’ per volta, tutte grandiose, immense, drammatiche. Questo disco riesce a costruire un immaginario straziante a patto che, però, lo si ascolti dall’inizio alla fine per più di una volta. Presi singolarmente i pezzi perdono di forza, e l’album potrebbe effettivamente parervi una cagata, come lo era sembrata al sottoscritto.

Ammetto di aver sbagliato a dirne male. Die Urkatastophe è molto bello, melodico, con una discreta varietà di ritmiche e idee. Forse non è iconico, ma ha tutte le caratteristiche per essere uno degli album dell’anno per molte persone. Non fate anche voi l’errore di giudicarlo sulla base di un ascolto. Potreste perdervi un gran bel disco. Speriamo poi tornino in Italia a breve, dal vivo sembrano essere molto capaci. (Luca Venturini)

2 commenti

Scrivi una risposta a Bonzo79 Cancella risposta