Il martello degli HAMMERFALL torna a picchiare: Avenge the Fallen

Come si usa dire, a questo mondo le uniche cose sicure sono la morte e le tasse. Tutto il resto è volubile in varia misura, anche ciò che reputiamo certezze inamovibili. L’esempio di oggi sono gli Hammerfall. Per lungo tempo, diciamo una dozzina d’anni, chiunque, io per primo, li ha considerati un gruppo bollito, finito male, senza possibilità di redenzione e con un percorso in discesa inarrestabile verso il grottesco. Mi sembrava una storia già scritta, un destino che non poteva essere cambiato in alcun modo, come del resto è già successo per un’infinità di altri gruppi che hanno subito un ineluttabile e triste declino. Del resto l’ultimo loro bel disco era Chapter V, del 2006, che era sì inferiore ai primi quattro ma comunque decisamente apprezzabile. È vero che non scrissi cose orribili su rEvolution, ma fu soltanto perché le aspettative erano talmente basse che mi accontentavo di pochissimo. Infatti non l’ho quasi mai più riascoltato, a parte il pezzo d’apertura.

Invece questi, piano piano, hanno raddrizzato il tiro fino a farmi ricredere. Incredibile davvero. La risalita era cominciata con Dominion, del 2019, di cui la seconda metà era caruccia, con un paio di bei pezzi. Dopodiché c’è stato Hammer of Dawn, disco bellino nella sua interezza, e in cui soprattutto la band sembrava aver ritrovato l’approccio giusto. Ora arriva questo Avenge the Fallen e, beh, che dire. Non siamo certo ai livelli dei primi album, ma, che ci crediate o no, è un disco che non solo si lascia sentire con gran piacere, ma che hai pure voglia di rimettere dall’inizio una volta finito. Lo so che saranno in pochi a crederci, ma è così. Neanche io ci avrei mai creduto, fino a poco tempo fa, e se non avessi ascoltato l’album penserei che sono tutte fregnacce. Invece è così, amici e sottoposti dell’immortale generale Oskar Dronjak e del suo possente martello del potere che distrugge i nemici alieni semplicemente sbattendo per terra: gli Hammerfall sono tornati.

Anche i videoclip sono nettamente migliorati

Ovviamente non solo non c’è progressione in avanti ma anzi, il bello sta che sono riusciti a tornare indietro. Ad esempio sentite la botta di The End Justifies, come riprende quella di Heeding the Call; non è esattamente la stessa cosa, com’è ovvio, ma è pure passato più di un quarto di secolo e noi tutti siamo molto più vecchi e stanchi. E infatti a questo punto del loro percorso è arrivata l’ora dell’autocelebrazione, d’obbligo in qualsiasi gruppo metal che si rispetti, e del resto anche l’uso di riprendere vecchi pezzi e vecchie liriche ha padri nobili nella storia dell’heavy metal. Così si sentono cose come Heavy metal in our hearts – Hard to tear apart, o ancora To the sound of metal, steel meets steel, che ti fanno sentire a casa. Ma non solo i testi sono tornati ad essere ispirati quasi come ai vecchi tempi, quando davano una marcia in più al tutto: anche le composizioni sono più curate, con arrangiamenti ragionati e pensati con maggior impegno. Sentite che bella costruzione tra ritmiche e assolo in Capture the Dream, per dirne una.

Cioè, non è che ne sto parlando bene perché avevo basse aspettative o perché sono affezionato alle loro prime cose e mi accontento di poco: questo è proprio un bel disco. So che penserete che sono impazzito ma, come diceva quello, credetemi: questa è la verità. Alla fine il più grande difetto che riesco a trovargli è la pettinatura biondo platino di Oskar Dronjak. Poi certo, la ballatona è noiosa e inutile, ma anche questa è Tradizione. (barg)

4 commenti

  • Generale Putzerstofen
    Avatar di Generale Putzerstofen

    Avrei bisogno di un piccolo aiuto per ritrovare un disco.

    Allora ieri per qualche ragione mi son fissato con sto disco non so perché. L’unica cosa che ricordo è che dovrebbe essere dei Katatonia, ho questa immagine di me a 12-14 anni che leggo Metal Shock al bagno ( avevo la pila dei MS, parliamo primi-meta’ anni novanta ) e mi ricordo di questa recensione che più o meno catalogava il disco in questione come “deprimente”.

    La copertina che ho in testa è ripresa da dentro un’ automobile dalla prospettiva del passeggero davanti, ora, non mi ricordo se il paesaggio davanti è una roba desolata desertica o nevosa ma è una o l’altra.

    Mi ricordavo un titolo tipo “Light at the end of..” ma cercandolo mi ha ridato i My Dying Bride ( che ho pure visto una volta con gli entombed ed I machine head e i misery loves company a Milano nel 97 )

    m’aiutate? Che disco è?

    "Mi piace"

    • Avatar di Ciccio Russo

      Forse A Fine Day To Exit degli Anathema?

      "Mi piace"

      • Generale Putzerstofen
        Avatar di Generale Putzerstofen

        SI È LUI!
        M’e’ venuto un brivido guardando la copertina…grazie Ciccio, quanti ricordi!
        E mi son pure cannato l’ anno.. probabilmente ricordavo quello dei MDB che è comunque del ’99
        anni che non tornano più, gli anni novanta secondo me sono stati una manna per tutto il metal specialmente roba estrema, porca zozza quanti dischi che perso… vabbè
        grazie di nuovo Ciccio!
        A presto

        Piace a 1 persona

  • Avatar di b

    totalmente d’accordo, l’ho pensato sin dal primo ascolto ma avevo paura a dirlo agli amici. Ma ora mi hai dato coraggio, grazie! 😄

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a Generale Putzerstofen Cancella risposta