Qui è il Montserrat, anzi no, è il monte Malhão: gli ELS FOCS NEGRES

Vi dico subito che inizio male. Non è certo per il gruppo che ho sottomano oggi, né per il disco, che non c’entrano niente e che anzi sono grandissimi, come leggerete sotto, ma è che proprio mi sono sbagliato: volevo iniziare un nuovo filone di recensioni dedicate al mondo del metal catalano e ho ricevuto questa nuova uscita di un gruppo che sembra avere proprio tutto di catalano, perché si chiama Els Focs Negres e anche il titolo dell’album è perfettamente in lingua: Martiris Carnívors: Himnes per a un Nou Apocalipsi. L’ho ascoltato, mi è interessato molto, poi mi sono messo a leggere le informazioni sul gruppo e ho visto che sono portoghesi. Quindi gli Els Focs Negres sono dei portoghesi che cantano in catalano. Non che ci sia da stupirsi per questo, esistono anche casi di cinesi che scrivono canzoni in greco, oppure degli austriaci che scrivono in antico nordico, ma comunque è una cosa particolare.

Detto questo e dato che oramai il disco l’ho ascoltato, proseguiamo precisando che gli Els Focs Negres sono recenti perché si sono formati nel 2020, hanno pubblicato un singolo omonimo e un album ancora omonimo nello stesso anno, che era già notevole, anche se è rimasto pressoché inosservato e tristemente sconosciuto, ma vi garantisco che merita molto. Del loro primo periodo vi consiglio in particolare di ascoltare brani come Les Nits Grotesques, la suite Flux Malèfic e la breve strumentale Tenebres – Nostra Senyora De Montserrat, ma in realtà si può ascoltare tutto con grande soddisfazione.

Il loro genere è un metal classico molto ispirato dalla NWOBHM e dal primo thrash, con voce potente e roca, chitarre armonizzate, batteria in evidenza e basso tragicamente in secondo piano, che solo ogni tanto fa capolino con qualche fraseggio. La loro tecnica è buona, non ostentata, e la produzione è, anche quella, conservativa rispetto al periodo, con i suoni belli saturi. Se dobbiamo citare le principali ispirazioni che si possono avvertire, diciamo certamente Iron Maiden, Mercyful Fate, Accept, primi Death SS, per cui ci siamo già capiti. I membri di questo apparentemente nuovo gruppo in realtà non sono alle prime armi: il batterista Ricardo “Rick El Regni” Campos e il cantante Belathauzer sono due veterani del black metal anni Novanta, dal momento che suonano anche nei Filii Nigrantium Infernalium, storica formazione black portoghese. A tale proposito, segnalo che la prima canzone del primo EP dei Filii si intitolava Abadia do Fogo Negro, a cui evidentemente si riferiscono Els Focs Negres. Anche i due più giovani chitarristi, Hugo “Serp de Cascavell” Comin e Marco “Extàtiques Arpes Infernals” Marouco, sono molto attivi nel metallo portoghese. Citiamo anche il batterista, Marco “Schmerzen” Dores.

Questo secondo lavoro mostra lo stesso grande amore per gli anni Ottanta e per la vecchia musica del Demonio, anche se rispetto all’esordio sembrano evoluti verso atmosfere più epiche e ritmi necessariamente meno frenetici. I sette brani mostrano un avanzamento sotto molti punti di vista: le canzoni sono più focalizzate e meglio arrangiate, il suono è più nitido, pur all’interno di una produzione valvolare e poco invasiva. Il cantante Belathauzer offre qui una performance di alto livello: è più espressivo e anche teatrale, come si può sentire bene in Carnívors. Senza aggiungere altro, Martiris Carnívors è un altro ottimo album che si ascolta con grande piacere. La fama degli Els Focs Negres resterà confinata al mondo underground, ma per gli amanti dell’heavy metal sono un gran bell’ascolto: suonano e compongono bene, hanno un’ispirazione sincera e anche una personalità propria particolare, che è prevedibile aumenti con il tempo, con la speranza che proseguano su questa strada. (Stefano Mazza)

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