Patrick Mameli consiglia cose a Facebook

Sono alcuni anni che Metal Skunk svolge un lavoro capillare nel setacciare e ancora setacciare quello stratificato sottobosco che un tempo chiamavamo underground. In tal senso non posso non rivolgere i miei più sentiti complimenti ai colleghi Griffar e Lorenzo Centini, due autentiche macchine da guerra, due osservatori in piena regola – per dirla in gergo calcistico – cui non sfugge nulla. Il loro è un compito in netta controtendenza a quella che per anni è stata linfa vitale per il blog, ovvero mettersi seduti con la pazienza di un pescatore, aspettare che i nostri musicisti preferiti combinino una qualsiasi cazzata, goderne, e riportarla su queste stesse pagine virtuali.

Non occorre mai attendere troppo.

Certe volte mi dico che è sadismo, che è rigirare il coltello in una piaga. Timo Tolkki: potremmo fare un decimo delle pubblicazioni annuali con i soli post sui social network a nome Timo Tolkki. E invece ci limitiamo a una media stabile di due o tre articoli l’anno, che, nel periodo del fantasmagorico flirt con Claudia Pearl, ebbero come dire un picco. Ne riparleremo comunque nel weekend.

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Uno dei profili che seguo con maggior attenzione è quello di Patrick Mameli, leader storico dei Pestilence. All’anagrafe Patrizio Marco Giovanni Mameli (fermarono in tempo il nonno all’ufficio nascite che stava suggerendo d’aggiungere Alberto Mario Francesco Gilberto Gianni Gianfranco Pasquale), non si sforza di celare origini italiane che, nella sua band e nella fattispecie nel suo periodo storico, lo saprete, erano un po’ dappertutto. 

Patrick Mameli si sforza però in due circostanze: in palestra, e lo dimostrano i suoi rigonfi muscoli, e nel postare torrenziali quantitativi di cazzate. Non seguo quotidianamente il suo profilo per il rischio, assolutamente concreto, di dover scrivere un pezzo sul personaggio all’incirca ogni mese. Il problema è che lui pubblica direttamente sulla pagina ufficiale dei Pestilence – suscitando la gran felicità degli altri tre – e che i lettori di Metal Skunk mi stuzzicano su Telegram inviandomi in allegato gli screenshot di tali stralunate, confuse e altisonanti dichiarazioni.

Oggi Patrick Mameli si rivolge direttamente a Mark Zuckerberg, dunque a Facebook o, se preferiamo, a Meta. E gli dà un consiglio. Non c’è niente di male, insomma, voglio dire: Patrick Mameli va per la sessantina – poco oltre la quale, voglio ben ricordarlo, esiste la quota pensionistica con scivoli e agevolazioni annesse – ed è normale che un uomo d’una certa esperienza si permetta di indicare la retta via a un giovine di belle speranze.

Patrick Mameli fa questo post in più lingue, la sua e l’inglese, poiché non consiglia solamente a Facebook di fare o non fare quel che è giusto o sbagliato; mette in guardia tutti noi. Un vigilante sui popoli.

È dunque corretto che vi riporti quel che il traduttore automatico ha riportato a me:

“Con questa affermazione, consiglio a Facebook che è severamente vietato divulgare, copiare, distribuire o intraprendere qualsiasi altra azione contro di me in base a questo profilo e/o ai suoi contenuti. La violazione della privacy può essere punita dalla legge.”

Godete a pieni polmoni della potenza infinita di quel consiglio a Facebook. Che suona benissimo ed è rafforzato dal fatto che i Pestilence hanno una pagina pubblica e che è lì che Patrick Mameli ci dà in pasto le proprie perle. Privacy? In merito a che, esattamente? Tutto ciò non è troppo lontano dal monito di un ultracinquantenne italiano che nega a Zuckerberg il permesso di usare le sue foto in cui mangia a una malga in Trentino, con la certezza che l’avido magnate statunitense le renderà un collage sul quale sborrare a spregio e fare riti satanici avallati dalla massoneria e dai più deplorevoli e necrofili pedofili della sua Contea. Il problema è che questo qua vede Zuckerberg, ma i suoi carpenteriani occhiali vedono e gli riferiscono tutt’altro: un rettiliano con la lingua biforcuta in un’orgia di carne e sangue con la Camusso, Soros e altri, in cui obbligano un operaio a subire l’interezza e la rigidezza di un braccio in culo allo scopo di ottenere i suoi dati personali a fini lobbistici e geopolitici.

Io lo capisco, Patrick, che il mondo non è il posto più onesto e etico e coerente in cui vivere, ma nostro Signore l’ha riempito di Fregna per tenerci tutti tranquillini. Vuoi la riprova?

Largo dunque ai migliori commenti apparsi di seguito al suo consigliare vivamente Facebook prima che, a privacy violata, sia troppo tardi. Trovo, in tutta onestà, che non gli sia stato detto niente di più sincero che d’assumere un social media manager. Noi dobbiamo immedesimarci in lui, con le vene gonfie sulla fronte che medita sul postare o non postare una porcheria del genere – l’ennesima – perché i politici corrotti e i potenti del mondo ce la stanno combinando grossa alle spalle. E alla fine la posta, la posterà sempre. Ma lui deve immedesimarsi in noi, che abbiamo glorificato la band di Consuming Impulse e l’abbiamo portata sul palmo della mano anche in seguito alla separazione da Martin Van Drunen e all’uscita di album la cui piega era a dir poco sperimentale. Noi, che da quindici anni viviamo la mutazione di certi artisti a causa di quel gigantesco aprite le gabbie! che è Facebook, meriteremmo ben altro, perfino il silenzio, al posto di tutto ciò. E ora divertitevi.

Did it work?

Love Ya! Any plans to travel to Seattle: The Space Needle is so neat!

Conspiracy theory.

No way even Patrick fell for this.

Did you guys get hacked?

Bro it’s a fake news.

Fake.

Boomer alert.

Does my grandma run this page now?

When you start a Facebook account you sort of give all your rights away…

Great troll.

That moment when the band is too old to manage their own social media page.

Boomer mode activated.

Jesus Christ.

Come on, seriously??

???

The Boomer side of Pestilence.

Please get a social media manager.

I’m pretty sure this is a Joke.

Watch out for pigeons too, they’re government drones stealing all your riffs.

For your own reputatiopn please delete this post guys.

Yeah, that doesn’t work.

Poco gl’importa, Mark Zuckerberg si sta già allenando per affrontare il Demone Mameli. Magari non la vince, ma, come disse quella volta Carl Weathers, forse finirà pari. (Marco Belardi)

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