Dance of Death, il vero capolavoro degli IRON MAIDEN

Dopo Brave New World, disco che mi aveva lasciato piuttosto freddo a causa di certi barocchismi compositivi e abbellimenti di produzione che poco lasciavano trasparire di quelle schiettezza e rusticità tipiche degli Iron Maiden che ogni vero fan del gruppo ama, francamente mi aspettavo un lavoro nella stessa direzione: iperprodotto, con canzoni studiate a tavolino in ogni minimo dettaglio, arrangiato divinamente ma che purtroppo guardasse ancora una volta al glorioso passato della band piuttosto che innovare, senza il coraggio di lasciarsi alle spalle quanto fatto in precedenza per raggiungere vette di maturità artistica sempre più alte. Ebbene, mi sbagliavo: Dance of Death è stato l’album della svolta, il Number of the Beast dei Maiden del nuovo millennio, signori. E lo è ancora, per quanto mi riguarda.

All’epoca intuii il cambio di marcia già quando presi il cd in mano e diedi un’occhiata alla fantastica copertina: dirompente, geniale, all’apparenza un mischione terrificante senza capo né coda fatto con Paint in tre minuti e mezzo e buttato lì alla cazzo di cane ma in realtà molto, molto più suggestiva di qualsiasi lavoro fatto da Derek Riggs in precedenza, robetta sempre uguale che francamente aveva anche stufato, ammettiamolo; era ora di rinnovarsi, e Steve, assieme allo storico impresario del gruppo Rod Smallwood, sempre un passo o due avanti a tutti, colsero la palla al balzo. Strano peraltro che l’autore dell’opera non abbia voluto nemmeno il credito nelle note del disco, ma sono convinto che si sia trattato di un gesto di umiltà, il non volersi interporre tra i Maiden, la band più fenomenale del mondo che quella copertina l’ha scelta e voluta così com’era, e lo sterminato pubblico di fan entusiasti che poi l’ha adorata esattamente quanto me se non di più.

Ma le vere sorprese, fratelli nei Maiden, arrivarono quando misi il CD in macchina e lo cominciai ad ascoltare: suoni freschi, vivi, veraci, sembrava un demo su cassetta registrato con mezzi di (poca) fortuna nella cantina di qualche stronzo, ma invece no, erano i MAIDEN, il mio gruppo preferito finalmente DAL VIVO come dal vivo non lo era mai stato, buona la prima e via come si registrava alla fine degli anni Sessanta, senza un cazzo di click o metronomo, tipo i primi Led Zeppelin, solo con trent’anni di ritardo e il doppio dell’età che avevano Page e soci all’epoca. Che dire? FICHISSIMO.

Ma poi, amici, fans terminali di questi DEI scesi in terra, vogliamo parlare della qualità dei brani? E che dire di più ovvio? A parte Wildest Dreams, scritta durante la trionfale tournée di Brave New World, tutto il resto è stato buttato giù e registrato direttamente in studio, niente pre-produzione, niente arrangiamenti complicati, niente sovraincisioni o quasi, solo tanto CUORE <3 e improvvisazione, una roba fantastica al punto che dopo tanti anni di onorata carriera persino Nicko McBrain ha avuto finalmente la possibilità di cofirmare un pezzo, evidentemente nato dall’ennesima giornata in studio passata a guardarsi negli occhi, tra uno sbadiglio e l’altro, mentre riposavano gli stanchi cervelli dal tanto comporre.

Che meraviglia. Che meraviglia quei fantastici arpeggini che aprono e chiudono i sei, sette, otto minuti di canzone con le interminabili strofe cantate tutte d’un fiato dal fantastico Dickinson, così alla buona, con a volte anche alcune porzioni di archi a donare drammaticità nei punti chiave (e quanto sono drammatici, anzi, DRAMMATICI, quegli archi, amici!), suonate dall’implacabile Steve con la tastierina dello studio. Che meraviglia No More Lies, con quel NO MORE LIES ripetuto inesorabilmente all’infinito ritornello dopo ritornello, oppure Paschendale, vero capolavoro epico degli Iron Maiden che fa sparire di colpo To Tame a Land e Hallowed Be Thy Name, e più in generale tutta la discografia dei VECCHI Iron Maiden, quelli fondamentali sì ma superati, che non vanno confusi coi NUOVI Maiden (che però sono vecchi, in un micidiale scherzo del destino), tutta una nuova musica (letteralmente).

E che assoli, chitarristi che leggete: ma che li scrivevano a fare una volta, mi chiedo? Perché ci si applicavano? È così bella l’improvvisazione, l’estro del momento! Come ci mostra il MAESTRO Janick Gers e come la stimata coppia Murray/Smith ha imparato (o disimparato), è molto meglio buttare giù qualcosa lì per lì piuttosto che chiudersi in studio e lavorarci sopra ore, giorni, ma per chi? Perché?! Dopotutto sono i chitarristi degli IRON MAIDEN, quindi ogni nota è GENIO ISTANTANEO. D’altronde il vecchio detto “una nota sbagliata è un errore, due sono jazz” potrebbe anche essere applicato a loro, no? Una nota sbagliata è un errore, due sono JANICK GERS. O meglio ancora: UNA CANZONE SBAGLIATA È UN ERRORE, DUE SONO GLI IRON MAIDEN. Ecco, amici, fans, fratelli maideniani: gli Iron Maiden del nuovo millennio sono, di fatto, un nuovo genere musicale basato sul cuore, sul sentimento (il nostro), sull’improvvisazione, a tutti i livelli. Non si può più dire che gli Iron Maiden suonano HEAVY METAL, perché suonano IRON MAIDEN. “Ma tu suoni, che genere fai?” “Io faccio instant-IRON MAIDEN: arpeggino, tre accordi, ritornello infinito, assolino come viene, tre accordi, ritornello infinito, arpeggino”. “GRANDISSIMO, UP THE IRONS!!1!!1”. E che UP THE IRONS sia per voi tutti, fratelli. Amen. (Cesare Carrozzi)

20 commenti

    • Tim the Enchanter

      Ma vogliamo mettere la produzione, il mix e il master SUBLIME che piscia letteralmente in testa a quel produttore incapace di Martin Birch. E suvvia.

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  • Notavo che su faccia-libro vi legge (?) della gente sveglissima.

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  • per me hanno picchiato la testa dopo seventh son e sono morti per l’emorragia dopo fear of the dark

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  • AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH CONCORDO TOTALMENTE

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  • Ma esistono fans degli Iron Maiden che considerano con la stessa enfasi The Number of the Beast?

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  • Sono felice di leggere che il Carrozzi, dopo vent’anni, abbia finalmente capito il valore di questa mer… opera. Io ormai ho smesso di ascoltare la Musica perché questa mer… quest’ album soddisfa tutte le mie necessità fisiologiche.
    E quella copertina? Ho smesso anche di guardare i porno, mi basta lei.

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  • Genio!
    Adoro i vostri articoli. Hanno sempre un che di geniale.
    Scrivere una sorta di recensione dove cio che si scrive intende il contrario di ciò che è scritto in una formula dove la scrittura scritta sfocia in una scrittura allegorica non scritta è qualcosa che poche volte ho visto scritto in uno scritto ma percepito solo in un orale non scritto (e non c’è alcun riferimento alla fellatio).
    Ho scritto “scritto”?
    Leggo anche che avete commenti di sveglioni su feisbuk che leggono, capiscono sega e commentano peggio.
    Io, che sono più hater degli haters e odio gli (a)social ancora più di chi ci spamma la sua intera vita come se davvero fregasse qualcosa a qualcuno e non avessimo tutti una vita da vivere ma volessimo vivere tutti la sua, sono felicemente privo di qualsiasi profilo (a)social e non posso quindi leggere indiscriminatamente gli spunti di pensiero ameboide di certi analfabeti ingiustificatamente arroganti.
    Sulla soglia dei 50, i cagacazzi me li scelgo da me. Gli altri, giù di dosso!
    Tutto questo per dire che, pur non potendo leggere i commenti (o non volendo) su feisbuk, non mi stupisce che ci sia chi non ha capito un cazzo di ciò che ha letto, abbia preso alla lettera ogni parola e malgrado questo non abbia resistito a regalarci un compendio della sua idiozia.
    Siete dei grandi. Finalmente, una pagina politically scorrect alla bisogna (e chi mai ha deciso che si debba essere perennemente politically correct? Avete rotto i cojones!), buonfreghista (i buonisti fanno sempre parte dei microcefali radiocomandati dal politically correct) e benfregante (i benpensanti sono sempre individuabili tra le categorie di cui sopra. Sono tutti intercambiabili perché tutti privi di pensiero autonomo e di qualsiasi guizzo di originalità ed estro, piegati ad ideologie campate in aria che nemmeno loro capiscono).
    Quindi, BRAVI! CONTINUATE COSÌ!

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  • Non ho incontrato nessuno che parlasse con questa enfasi anche di dischi ‘ indispensabili’.Questa carica di acido, nei confronti di un disco ,forse discreto,per passare da geniali,la trovo un po’ stupida.E poi basta con questa convinzione che a scrivere commenti non ‘consoni’ debba essere un fissato con facebook

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    • Non è questione di consoni e non consoni. È questione di saper prendere le cose futili non troppo seriamente cogliendo i sottintesi o dimostrarsi, invece,serissimi bacchettoni se si toccano degli intoccabili.
      Se un album così (e con una copertina del genere) lo avesse scritto una band sconosciuta, saresti probabilmente in prima fila a criticare e deridere. Ovvio che ora dirai che “no! Non lo faresti mai!”. Ma la doppia faccia che le persone hanno messo su in questi tempi di “contestazioni e ribellioni” da tastiera è qualcosa che studieranno tra qualche migliaio di anni.
      Ma solo alcuni vedono tutta questa acidità in un articolo come questo. La maggior parte di chi legge (e si sforza di cogkiere il significato di ciò che legge) ci vede il punto di vista dissacrante di chi conosce i Maiden e mal digerisce (come dargli torto?) le trovate meramente commerciali spacciate per capolavori solo perché partorite da “mostri sacri”. Ma siamo tutti umani e di sacro non c’è nessuno (o lo siamo tutti) e chiunque può essere satirizzato
      Del resto la satira è sempre stata l’esaltazione dei difetti di chi detiene il potere. Solo recentemente è diventata l’esaltazione da parte di miserabili dei difetti di altri miserabili per compiacere chiunque detenga un minimo di potere.
      Ma questa non è satira.
      È sudditanza.
      E la sudditanza si manifesta verso il potere quando, consapevolmente o inconsapevolmente, si è schiavi

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      • Ho raggiunto un’età in cui non mi frega più niente se uno critica un disco che mi piace.Qui però non noto questa gran satira per disco che ho ascoltato molto poco
        e lo trovo comunque discreto. Però questo uso moderno della satira pro potere lo trovo interessante, approfondirò

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      • Guarda, sulla soglia dei 50 ti capisco.
        Per questo, pur mal sopportando la saccenteria, trovo sempre acuti gli interventi, seppur satirici e talvolta demenziali, di metal skunk. Perché è sempre ravvisabile la passione di quelli che scrivono per la musica e le critiche sono quasi sempre velate da un “sarei stato più contento se fosse stato meglio”

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  • Io sono d’accordo, a me l’album fa schifo, ma va pure evitato il contrario: a molti piace e sono di opinione favorevole. Potranno ben dirlo, oppure dobbiamo pretendere che se ne parli solo male?

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  • A livello di suoni, poi, han fatto pure di peggio, come ‘The Book of Souls’, che sembra una pre-produzione senza il missaggio finale, da quanto è squilibrato e privo di dinamica.

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  • Mi piacerebbe vedere lo stesso odio verso i gruppi costruiti a tavolino come le CRYPTA con Fernanda che pubblica post anche quando caga e piange quando ascolta Beyoncé ma si proclama paladina del metal estremo…o gli attuali Behemoth con Nergal che meriterebbe il palco di Zelig con le sue “divertentissime” storie di Instagram….

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