Avere vent’anni: OMEN – Eternal Black Dawn
Gli Omen sono un gruppo di importanza capitale: iniziarono la loro carriera nel 1984 con Battle Cry, uno dei dischi più rappresentativi dell’epic metal americano, di fianco a Manowar e Manilla Road. È un disco bellissimo, che fu giustamente ricordato su queste pagine e se vi piace il genere, ma in generale se vi piace il vero metallo, dovete ascoltarlo. Hanno proseguito con un buon ritmo di ottime pubblicazioni fino alla fine degli anni Ottanta, quando iniziarono gli avvicendamenti di musicisti, il primo significativo dei quali fu il cambio del cantante nel 1988. Poco dopo si sciolsero e, dopo una pausa di circa dieci anni, il fondatore Kenny Powell rimise insieme il gruppo con un organico completamente nuovo, ma le cose non andarono bene: il livello delle produzioni di questo secondo periodo, infatti, non è neanche paragonabile a quello degli anni Ottanta. Nel 2003 ritornarono sul mercato con un nuovo cantante, Kevin Goocher, dopo sei anni di distanza dal precedente Reopening the Gates (1997), che era già stato un disastro, smarrendo i pochi ascoltatori che ancora credevano in una ripresa degli Omen, perché semplicemente non suonava come un disco degli Omen, era mal composto e prodotto ancora peggio.
Eternal Black Dawn di certo riportò i suoni verso le origini, con quei riff più energici e rarefatti a cui eravamo abituati, poi Goocher sembrava voler imitare a tratti la voce di J.D. Kimball. Il problema fu proprio questo: gli Omen del 2000, dopo un maldestro tentativo di adattarsi a sonorità più moderne, anziché cercare di trovare una propria strada partendo da questo presupposto vollero tentare di ritornare al loro periodo classico, ma evidentemente i tempi non erano più quelli giusti: dopo il primo trio di canzoni forse passabili, il resto dell’album è davvero poca cosa: a parte ricordare qualche momento dei vecchi Omen, Eternal Black Dawn suona assai poco ispirato, inconcludente e insomma… fa schifo. Non vale la pena dilungarsi oltre.
Chiudiamo commentando la copertina, che potrebbe essere quella di un disco degli Immolation, ma anche di qualunque sconosciuto gruppo estremo esotico di cui potreste sentir parlare da un certo piemontese o dall’altro toscano. Quindi, sotto tutti i punti di vista, meglio spendere meglio il proprio tempo. (Stefano Mazza)

