Il gatto è in calore: HELLWITCH – Annihilational Intercention

Un affidabile indicatore dell’arrivo della primavera è l’entrata in calore dei gatti. Vi sarà certamente capitato d’udire i loro orrendi mugugni in strada, e magari trascorrere una mezza nottata in bianco. Capita tutti gli anni intorno al mese di marzo e, con ricorrenza ciclica e puntuale, ogni due settimane, la cosa si verifica sino all’insorgere dell’autunno. Dopodiché il tumulto ormonale cessa e i gatti se ne ritornano tranquilli, destinati a un mondo di fusa, croccantini e copiose seghe.

Gli Hellwitch, dalla Florida, sono stati spesso affiancati al fenomeno del technical death metal, forse in virtù della loro collocazione geografica. Il che li rendeva cugini di Cynic e Atheist, per capirci. La loro storia ha in comune almeno una cosa, con il gruppo di Paul Masvidal: la lunga gestazione prima di andare a registrare il debutto. I Cynic del demo del 1988, però, non si rifletterono in Focus quanto gli Hellwitch del demo del lontano 1984 in Syzygial Miscreancy del 1990. Che era ovviamente prodotto da Scott Burns, ma teneva in sé forti radici ottantiane; così forti da non poter banalmente relegare gli Hellwitch a una qualunque seconda linea di quel celebrato movimento.

hellwitch

Syzygial Miscreancy, nonostante la tecnica di base, l’estro e una ridondanza di creatività, era puro thrash/death anni Ottanta. Un pezzo come Nosferatu, che se ci ripenso lo canticchio per un’ora, risaliva addirittura a quel 1984, anche se sull’album del 1990 era presente in versione rivista e corretta affinché si potesse adattare al suono di Scott Burns e alle volontà compositive del momento. Gli Hellwitch di Pat Ranieri a quel punto sparirono, non prima di averci consegnato come epitaffio l’EP del 1994 Terraasymmetry, quello con il tubo abusivo di scarico in copertina.

La loro reunion ci ha consegnato – a proposito di simmetrie – un EP e un album di buona fattura, Omnipotent Convocation del 2009, che sfortunatamente, in quegli anni, non calcolai nemmeno di metter nel lettore per cinque minuti numerati.

Il thrash/death, realtà più astratta che concreta, mi ha dato grandi soddisfazioni nel recente passato, dai Possessed agli Inhuman Condition (si legge Terry Butler’s Massacre) passando per i meravigliosi e redivivi Solstice.

Due anni di assestamento e ci siamo di nuovo, con gli Hellwitch intenti a sparare cannonate infiammate in un’annata – l’ennesima – cui forse è mancato il pezzo da novanta, ma che mi sta regalando personali soddisfazioni di una certa entità. Annihilational Intercention potrà sembrarvi un titolo sbarellato e lo è. Lo battono tuttavia ai punti Solipsistic Immortality e Megalopalypytic Confine, portando avanti una tradizione che già in anni remoti vide i nostri amici della Florida alle prese con Mordirivial Dissemination.

Pat Ranieri è il nocciolo della questione, nel bene e nel male. Della musica passata non manca niente: sperimentazione, assoli melodici e di gran personalità, blast beat usati con parsimonia, atmosfera a palate. Antropophagi rasenta il black metal ed è un ripescaggio dal materiale che avrebbe dovuto comporre il successore di Terraasymmetry e che mai vide la luce.

Ma Pat Ranieri è l’elemento che odierete o amerete senza alcuna possibilità di cadere nel mezzo. Canta come un gatto in calore che cerca di mettere la femmina nell’angolino fra la marmitta e le grosse ruote del SUV sotto al quale era andata a ripararsi. Il grado di libertà che si è preso mi ricorda un certo John Cyriis sul recente No Other Godz Before Me: non ripete i medesimi danni sul prodotto finale ma in taluni passaggi vien da domandarsi perché lo abbia fatto davvero, e senza che nessuno ponesse opposizione in studio.

Interessantissima la parte centrale del disco dopo un avvio certamente inferiore agli standard del classicone del 1990: l’omonima Hellwitch attacca con una grinta degna degli Angelcorpse di mezzo; Epochal Cessation un inno agli anni Ottanta senza alcun compromesso. Bene anche Torture Chamber in chiusura, sulle stesse coordinate e con un pizzico di Slayer a fungere da carburante.

Gli Hellwitch, per tornare agli esordi con un aneddoto, registrarono il primo demo nel 1984 utilizzando come batteria un libro e un cuscino per sedie, o almeno così vuole la leggenda: sotto, in ogni caso, la prova tangibile che tutto adoperarono fuorché una batteria. Di strada ne hanno fatta, ora auguriamoci che il nuovo corso sia longevo e costante. Ma facciamo uscire gli album da ottobre a febbraio, per cortesia, almeno Pat Ranieri non pensa a come sfondare una Maine Coon in giardino. (Marco Belardi)

3 commenti

  • Avatar di fabio rossi

    Da avere,assieme a Necrodeath e Hellcrash.E Acid Magus,che sono di altre sonorità.

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  • Avatar di mark

    Pat Ranieri….uno con un nome che pare fatto apposta per cantare le cover di Dean Martin e Sinatra nei bar della Louisiana, pronto a fine serata a correre in albergo a chiavarsi le sue groupies strafatte.
    Invece per uno scherzo del destino si trova a gracchiare nel microfono facendo la faccia cattiva con un rullo da smerigliatrice sul braccio, indossando una maglia con la faccia di un cannibale ricchione…La vita è davvero ingiusta.

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  • Avatar di Fredrik DZ0

    e comunque, il gatto è l’animale più trve che esista. Nella versione selvatica del manùl, o gatto di Pallas, poi si raggiungono livelli di misantropia, isolamento e adattamento al freddo che vikernes gli spiccerebbe la tana, se mai gli permettessero di avvicinarsi a meno di 1 km.

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