Dave Ellefson riprende il proprio destino in mano: DIETH – To Hell and Back
All’indomani della defenestrazione megadethiana, ecco che con un esperto colpo di mano Dave Ellefson si raddrizza e riconquista la posizione eretta, dopo essere stato messo KO e bistrattato dalla irreprensibile comunità dei social network e dal correttissimo mondo della musica metal per le ben note vicende.
Il prodigo Junior, che assieme a pochi altri ebbe in mano il nodoso scettro del thrash più seminale, ora si rilancia con un direttissimo thrash/death non troppo complicato e masturbatorio, associando il proprio destino a quello di altri due semisconosciuti musicisti, a distanza come in una videochiamata erotica, visto che lui è l’unico membro a risiedere negli Stati Uniti.
L’etichetta che pubblica questo disco già farebbe presagire qualcosa: la Napalm Records, ben lontana dagli antichi fasti, è oramai rifugio per i classici gruppi in stile Sanremetal con le strappone che cantano, o bande di ninfette che imbracciano uno strumento sperando di essere riconosciute per le loro indiscutibili doti musicali.
Potenzialmente il luogo ideale per il nostro amico Junior, dunque: scevro ormai definitivamente dai diktat mustainiani, tira fuori il suo talento e ce lo spiattella davanti, facendo su e giù tra un thrash abbastanza moderno (nella peggiore accezione del termine) e un death metal senza troppe idee, e schizzando fuori dieci canzoni in grossomodo una quarantina di minuti. Senza Cialis.
Non è quindi rimasto con l’arnese in mano, il buon Dave, e la voglia di mostrarsi sulle scene è ancora intatta. Tutto ciò è senz’altro ammirevole, peccato che anche lui, come tutti i nomi storici, cada nel tranello dei suoni moderni ultrapompati, veramente insopportabili, in cui tutti i suoi colleghi di una volta si sono impaludati, senza quasi alcuna eccezione.
I pezzi sono tutto sommato scorrevoli e probabilmente fortemente penalizzati dalla plastica di cui sopra. Con alcuni exploit nella merda più totale, tipo l’oscena Walk With Me Forever, che vorrebbe essere una sorta di dark ballad ma che in verità è abbastanza spiazzante, e non ancora nel senso buono, ma nel peggiore: la sua presenza in scaletta è totalmente ingiustificata, visto che i Dieth hanno un’ispirazione ben definita, che è quella di un thrash molto estremo. Questo pezzo rimane dunque là, come una macchia appiccicaticcia e dura da rimuovere.
Peccato, perché ovviamente gli spunti interessanti e coinvolgenti ci sono, ma quei suoni di merda vergognosi rovinano tutto, e davvero non invitano a riprenderlo in mano, questo To Hell and Back.
Auguro comunque al buon Junior, al quale non si può che voler bene, di trovare la sua strada e smanettare di meno in futuro su quelle manopole e quei compressori plasticosi che davvero fanno ammosciare l’entusiasmo, che dato il nome coinvolto dovrebbe essere sempre turgido e gagliardo. (Piero Tola)


Maurizia/o Paradiso approverebbe in pieno questo articolo!
"Mi piace""Mi piace"
Ricordo un articolo, proprio qui su Metal Skunk, su un’intervista con Ellefson e Cristina Scabbia in cui l’allora basso dei Megadeth si poneva in modo, diciamo così, un po’ rigido nei confronti della cantante italiana. Si intitolava “Dave Ellefson è un rattuso”. Da lì, è stato tutto un piano inclinato.
"Mi piace""Mi piace"