Dal Cipango con furore: NEPENTHES – Grand Guignol

Scommetto che se qualcuno si fosse preso la briga di fare un sondaggio chiedendoci come avessimo voluto che suonasse un gran bel disco doom, di quelli classici, sarebbe venuta fuori esattamente la formula di questo Grand Guignol dei nipponici Nepenthes. In pratica l’ABC della goduria. Riffoni sabbathiani, rotondi, circolari, rozzi. Il basso scava e la batteria martella. Assolo di chitarra al wah-wah, non tecnici, che a noi della tecnica non frega nulla, ma che prendono bene nei momenti di fomento, melodici anche, anni ’70. Che quando il doom si allontana troppo dalle sue radici settantiane è sempre un peccato. E una voce grassa, sgraziata, su linee vocali tipo Lee Dorrian, ma con l’ugola totalmente devastata di Matt Pike. Una goduria, insomma, l’equivalente di burger, patatine, cassa di birra e un bello slasher alla TV. Metallo maleducato, intelligente come un tombino di ghisa. Che ti viene di fare headbanging prendendo a testate un muro. Che se all’assolo e all’assurda carneficina che segue in I Wanna Feed You Dog non ti viene da compiere gesti inconsulti che possono nuocere a te e a chi si trova nei pressi è già tanto.

Che altro c’è da dire? Grand Guignol è una fottutissima BOMBA. Tutta viscere, arrovellate, roba da sbornia di Watt e bourbon. La vena southern c’è. Anzi, ci sono brani che i Down pagherebbero per mettere insieme in un disco nuovo. C’è pure un po’ la vena fantasmagorica dei Cathedral in parecchi passaggi, oltre che nelle linee vocali, come dicevamo prima. E anche nel suono di chitarra e batteria. Praticamente un compendio di doom anni ’90. Mica ci stupisce che Suto e Neggy, chitarra e voce, abbiano a un certo punto fatto parte dei Church of Misery. Lo spirito è quello lì. Esaltante, sopra le righe. Devastante. A zampa d’elefante. Alla fine sarebbe semplice, bere, attaccare le chitarre agli ampli e fare un baccano assurdo. Senza niente di intellettuale e senza cercare il senso della vita. Lo so che spesso ci soffermiamo su band che fanno anche altro, anche nel doom. Ma quando te ne ritrovi una così è un’altra cosa, a prenderti a schiaffi in faccia fino a che non ti riprendi. Fino a che non ricominciano a riempirsi d’aria i polmoni (e di alcool il fegato). In Giappone non ci sono mai stato e non so se ci andrò mai. Spero di sì. Per ora, non lo capisco. Ma certe cose i giapponesi le fanno da dio. Dritti al sodo, a quello che conta. E con una potenza invidiabile. Fanculo tutto il resto. (Lorenzo Centini)

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