La finestra sul porcile: AVENGERS – Endgame

Anche questo, come il precedente Infinity War, l’ho visto due volte. Non perché dovessi proprio vederlo due volte tipo la volta scorsa ma perché è capitato, e la seconda ad un certo punto mi è anche un po’ pesata: brutto segno, cari lettori. Ora, sgombriamo il campo da dubbi: Endgame è un filmone assurdo e degna conclusione di un ciclo di pellicole, ambientate tutte nello stesso universo narrativo, durato la bellezza di undici anni. So benissimo che a molti di voi la cosa è indifferente o, al limite, ha pure rotto il cazzo, ma evidentemente non sono dello stesso avviso e spero sempre che la spinta propulsiva che ha questo genere di prodotti si esaurisca il più tardi possibile, perché, se è vero che ci avviciniamo sempre più alla saturazione del mercato, è anche vero che gemme della caratura di Infinity War ed Endgame se non ci fossero stati tutti i film precedenti, e non avessero avuto il successo che hanno avuto, non avrebbero mai potuto vedere la luce.

Amici del metallo ci troviamo in un’epoca meravigliosa, quella nella quale ci sono le concrete possibilità tecniche per ricreare sul grande schermo tutte quelle storie che in precedenza potevamo esclusivamente immaginare nella nostra testa: se non vi piacciono i supereroi (nel qual caso siete delle gran brutte persone, sicuramente sia fuori che dentro) pensate a Game Of Thrones o al Signore degli Anelli, che ne so. Quindi, date per buone le possibilità tecniche, quello che fa veramente la differenza nella resa di un film tratto da un altro medium è la capacità di registi e sceneggiatori di ricreare, o più spesso adattare, le pagine di un fumetto o di un libro nel formato cinematografico, che ha un altro linguaggio, altri tempi e tipicamente anche altro pubblico.

Da questo punto di vista i fratelli Russo, registi di Endgame come del precedente Infinity Wars e di altre due pellicole Marvel, hanno sempre avuto il mio plauso incondizionato per la bravura o anzi, se mi passate il termine, il virtuosismo con il quale hanno dimostrato di approcciarsi alla materia, rielaborando il materiale originale in maniera logica ed organica tirando fuori tre volte su quattro dei capolavori, alzando tutte le volte l’asticella del genere. Quindi cos’è andato storto in Endgame? È difficile dare una risposta univoca, di per sé nulla, non ci sono difetti veri e propri; il problema semmai è proprio la natura del film, o meglio, il suo essere l’ultimo e quindi dover necessariamente chiudere il ciclo e la storia di taluni personaggi.

Senza farvi anticipazioni non richieste (con la parola spoiler potete tranquillamente strozzarvici), nei primi due terzi del film c’è una predominanza di parti molto lente o eccessivamente prolisse (proprio come accade in quegli addii tanto carichi di pathos che, a volte, sembrano dilatarsi all’infinito), quando la bravura dei Russo sta invece nel ritmo veloce, fluido: di solito anche nelle sezioni più ragionate non si perdono comunque in futilità ed anzi è tutto asciutto e funzionale. Ecco, qui non succede, a volte ho avuto l’impressione che parecchio sia stato inserito esclusivamente per strizzare il più possibile il cuore dei fans, senza nessun’altra reale motivazione o necessità di sceneggiatura, e mi duole constatare che a rimetterci di brutto, oltre al ritmo della pellicola, è stato anche Thanos, assai ridimensionato nel minutaggio su schermo e quindi anche come personaggio, ridotto irrimediabilmente alla bidimensionalità da quel fantastico cattivo che era nella pellicola precedente. Peccato.

Per un film che alla fine dura tre ore mi aspettavo più tempo dedicato alla storia e meno alla retrospettiva su Tizio o Caio, di cui francamente non sentivo affatto l’esigenza, ma capisco che si tratta di scelte fatte a tavolino, decise per far contento il numero più ampio di spettatori e per chiudere in bellezza undici anni di storie e di certo non per realizzare il film migliore possibile, che è quello che mi auspicavo e che è effettivamente successo nel caso di Infinity War, il quale rimane assolutamente una spanna sopra a questo.

Ricapitolando: Endgame è un film fantastico, vale certamente la pena di vederlo e vi lascerà soddisfatti, pure se non è il capolavoro che poteva essere e del quale, se fossero stati liberi da vincoli, i fratelli Russo sarebbero stati sicuramente capaci. Questo film vi farà ridere, vi farà piangere, vi farà rimanere a bocca aperta, e vi farà persino applaudire (è la prima volta che mi capita di assistere a gente che applaude al cinema e devo dire che è abbastanza sconcertante), d’altronde è stato pensato e strutturato apposta per questo fine da gente che sa quello che fa e quello che fa lo fa dannatamente bene. Adesso sono curioso circa il futuro dei Russo, che spero non scompaiano e, soprattutto, non abbandonino il filone supereroistico. Dopotutto ci sarebbe ancora da girare qualcosa su Secret Wars, tanto per dire. Oppure, se passassero alla concorrenza, ve lo immaginate cosa sarebbe un loro film (o magari un paio) su Kingdom Come? Il cielo è il limite, e probabilmente nel caso dei supereroi manco quello. (Cesare Carrozzi)

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