Non si vive di solo metallo: speciale synthwave

Quello che leggerete qua oggi c’entra poco o nulla con il metal. Siete avvertiti e, se non vi interessa null’altro al di fuori di quello, potete anche abbandonarci per un giorno. Però c’è un fenomeno, che va avanti più o meno da una decina d’anni, che non può essere ignorato.

Ricordate i vari film di John Carpenter, William Lustig, e tutto l’horror/action/sci-fi ottantiano? Ebbene sappiate che quelle atmosfere erano tutte create con i synth. Pure i Rush ci erano caduti e si erano rigenerati, come tutte le entità superiori ed extra-terrene, dando inizio all’epoca dei synth dei Rush, che fu altrettanto creativa e sovraumana tanto quanto i loro anni settanta.

John Carpenter è a tutt’oggi uno dei rappresentanti maggiori del genere synthwave di cui parlerò qua. Nel suo caso era puramente un impulso creativo derivante dal voler avere controllo artistico su tutti gli aspetti relativi alle sue pellicole. E questo istinto geniale ha dato vita negli anni ad alcuni capitoli indimenticabili come 1997: Fuga da New York o Christine. Curioso constatare come lo stesso Carpenter sia sempre sulla cresta dell’onda del genere anche ora che trent’anni e più son passati. Il suo Lost Themes fu in cima alla mia personale playlist qualche anno fa qua su MS e presi spunto da quello e dagli utilissimi consigli di Spotify per addentrarmi in un mondo dove ogni giorno ho potuto scoprire qualcosa di nuovo e veramente stupefacente, forse anche per merito (o  più propriamente demerito) di alcune annate recenti del metal veramente scarse, che mi hanno portato su lidi alternativi.

Difficile condensare diversi anni di revival di un genere in queste poche righe, ma cercherò comunque di ripercorrere gli artisti e gli album per me più significativi e che mi sentirei di consigliare.

Fondamentalmente non potete sbagliare se cercate una qualsiasi cosa di Timecop1983. Il produttore olandese ha davvero creato alcune delle cose più suggestive e coinvolgenti dell’ultimo decennio, con una classe ed un gusto veramente di un altro livello. Non ho fatto mistero finora coi colleghi di redazione del fatto che il loro Night Drive sia per me il disco dell’anno e che se la stia battagliando con i Voivod per il gradino piu alto del podio. E ho visto che la mia segnalazione ha riscosso molti pareri positivi. Bellissimo, spettacolare ed emozionante.

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Non possiamo non parlare anche di Mitch Murder. Lo svedese è stato una delle figure chiave del revival synthwave fin dall’inizio, e Burning Chrome del 2010 sta là a fornire un compendio di quanto di meglio ci sia nel genere, così come i Nightstop, in cui riconoscerete le atmosfere dei film che avete tanto amato da sbarbatelli post-anni ottanta cresciuti con il giusto mito dei vari Terminator od Omicidio a Luci Rosse. Provate il loro Streetwalker del 2016 e non ditemi che non vi ho avvertito.

Per chi ama il metal c’è anche un lato più satanico/horrorifico spicciolo del fenomeno synthwave, che ha favorito la popolarità di artisti come Dance with The Dead, Gost e Carpenter Brut. Formidabile il debutto dei primi, in cui sembra di stare in una discoteca degli anni ottanta mentre gli zombi di Lucio Fulci e George Romero si scatenano tra luci stroboscopiche. Peccato non si possa dire lo stesso dei lavori successivi, che sono andati progressivamente diminuendo in qualità e hanno introdotto una delle piaghe che purtroppo sta contaminando questa branca del genere, come già detto più vicina ai gusti di chi ama il metal e certe tematiche, ovvero i chitarroni plasticosi messi là a forza. Fino ad arrivare agli ultimi deludenti album, che quasi tutto hanno perso di quelle atmosfere inquietanti ed elettronico/danzerecce che fecero la fortuna di Out of Body nel 2013. I Gost invece sono 100% devoti al maligno, e fin dai loro primi EP ed album hanno portato un’atmosfera malsana, degna di un sabba elettronico. Putroppo il loro ultimo Possessor accentua un lato forzatamente tamarro e piacione a tratti, che abbassa il livello qualitativo che avevano raggiunto con roba come Non Paradisi o Behemoth. Per non parlare poi dei Carpenter Brut, di cui vale la pena ricordare la trilogia dei primi tre EP (pubblicati anche in un unico doppio album, intitolato appunto Trilogy), e che hanno conosciuto un calo notevole con l’ultimo Leather Teeth, in cui giocano, come facevano in passato, ad essere i Goblin dell’epoca di Zombi, ma snaturando in un certo modo la loro proposta, con sti cazzo di chitarroni che francamente potevano essere evitati pure qua.

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Chi invece spacca indisturbato ormai da qualche anno è VHS Glitch, la vera colonna sonora dei vostri omicidi rituali fuori porta. Il giapponese in questione vi inquieterà parecchio con i suoi Evil Technology e Halloween Strangers. Unico leggero calo probabilmente fu Roboror dell’anno scorso, ma quest’anno è uscito They Made Me an Animal quindi possiamo dormire sogni agitati ancora una volta, perché il degno rappresentante del Paese di Issei Sagawa ci ha regalato un’altra perla.

Ma torniamo ora all’apice del genere in senso assoluto, e parliamo di Com Truise, il cui moniker è tutto un programma, di Perturbator e Miami Nights 1984. Qualunque cosa di questi tre è vivamente consigliata e vi farà fare un salto indietro ai tempi di Tron e altri film di culto. Questi sono proprio degli artisti synthvawe in senso assoluto e rappresentano quanto di più tipico e paradigmatico ci sia nel genere, quindi, se volete avvicinarvici, potete tranquillamente partire da qualunque cosa Perturbator abbia fatto uscire negli ultimi dieci anni, tra bellissime copertine e un suono che riporta ai tempi in cui gli action movies avevano dialoghi stringatissimi e mozzavano il fiato con un’azione serrata, che li portava a diventare dei culti assoluti che sono sopravvissuti alla prova del tempo, restando attualissimi ancora oggi.

Tutti questi artisti e titoli li potete ovviamea2489093842_10nte reprerire aprendo Spotify e facendo una ricerca mirata ma anche, come feci io, lasciandovi trasportare dai suggerimenti, che vi assicuro saranno altrettanto interessanti. Chi tra i lettori ha già più esperienza nel genere del vostro affezionatissimo perdoni eventuali e sicure mancanze (d’altronde è uno spazio aperto e potete suggerire nei commenti). Quello che ho tentato di fare oggi io è di portarvi in un nuovo mondo fatto di synth e suggestioni, luci di grandi città e lunghe e ampie strade contornate da alte palme e percorse a tutta velocità. Aspettatevi molte altre ciance sul genere dal sottoscritto in futuro, poiché non si finisce mai di scoprire, e di perle questo genere è pieno, come potrete constatare anche voi interessati a questo spazio che mi sono accaparrato oggi per esulare dal solito metallo stonacchione o dai caproni stupramadonne che tanto ci piacciono.

Quindi, until next time… o se preferite, hasta la vista, baby! (Piero Tola)

9 commenti

  • E’ sempre un po’ strano constatare la totale sintonia di interessi che ho con voi, roba da sfiorare la telepatia. Da appassionato di horror ho sempre avuto un debole per Il Maestro Carpenter, mi piacevano le musiche dei suoi film ma ho sempre “sottovalutato” l’argomento. Proprio l’uscita del suo Lost Themes aveva invece scatenato il mio interesse latente verso i synth ma devo dire che la cosa fu passeggera e limitata alle colonne sonore di vari film, specialmente di stampo horror. Proprio in questi giorni, dopo aver scoperto per caso il canale youtube ‘The Dungeon Synth Archives’ ed essermi fatto una immersione totale di synth oscuri e arcani, mi era venuta voglia di approfondire l’argomento anche al di fuori di queste tematiche ed ecco apparire l’articolo di Metal Skunk! Non c’è ovviamente nulla di male nel vivere di solo metal ma è vero, là fuori c’è un mondo di suoni e suggestioni che sarebbe un vero peccato perdersi e che a volte hanno delle affinità elettive con il metal incredibili… e senza aver bisogno dei chitarroni! ;)

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    • Ciao carissimo. Sono stato indeciso fino all’ultimo se aggiungere anche un’appendice dungeon synth ma poi mi son detto che era meglio non mettere troppa carne al fuoco (d’altronde anche qua mi sono davvero limitato per non risultare troppo tedioso). Penso pero’ che qualcosa del genere ci uscira’ su queste pagine in un futuro prossimo

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      • Ho cominciato con Night Drive di Timecop1983. Spettacolo. Che dire, grazie per lo spunto! A tratti mi ha riportato alle sequenze notturne di Risky Business scandite da quel pezzo bellissimo dei Tangerine Dream che è Love On A Real Train. Ho come il presentimento che ci perderò la testa dietro alla synthwave!

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  • articolo molto interessante, che mi tengo da parte per quando avrò un po’ di tempo libero per ascoltare qualcosa. QUindi se proprio devo iniziare dice Timecop 1983 e Dance With Dead giusto? Ma invece che minkia è la vaporwave? Mi è capitato ogni tanto di vederla citata su alcuni siti che trattano robba elettronica, ma non riesco a capire se si tratta di una presa x il culo o meno…o meglio questa è l’idea che mi son fatto di questo sottogenere elettronico.

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  • impossibile che queste atmosfere alla “blade runner”non piacciano a dei flashati come noi !

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  • Spunto interessantissimo e di cui si sentiva veramente la mancanza secondo me. .. poi come non essere d’accordo con chi ha riconosciuto l’ovvia natura sovrumana dei Rush (mai, mai lodati abbastanza ) 😁😁😁

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  • Questi pezzi sono tutti oro puro. Sto lanciando in faccia il link di questo articolo a tutti i miei contatti.

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  • Vi abbandono per un giorno. Solo TrVeMetal per me.

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  • Ottimo articolo, sarebbe veramente bello farlo diventare una rubrica! Pure io sono abbastanza preso dal genere, out of body dei dance with the dead credo di averlo ascoltato centinaia di volte. Valido anche il mini send the signal… Purtroppo è vero che per quanto godibile anche l’ultimo album appena uscito non regge il confronto, nonostante gli assolazzi di Nick hipa dei tamarri as i lay dying. Ai nomi già citati (timecop su tutti) di roba buona recente aggiungerei il nostrano confrontational, neon nox, dynatron e per chi apprezza anche sonorità più retrowave, anche the midnight e la grandiosa kristine.

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