OVERKILL – The Grinding Wheel
Avevo sperato almeno in qualcosa di meglio di White Devil Armory ma siamo più o meno sugli stessi, comunque non disprezzabili, livelli. Dopo due botte mostruose come Ironbound e The Electric Age, probabilmente le cose migliori incise dai newyorchesi dai tempi di W.F.O., se non di Horrorscope, era lecito. Gli ultimi anni ci hanno regalato un’inattesa trafila di disconi incisi da ultracinquantenni ma, dopo tanti album e dopo aver dato così tanto, mantenere una continuità creativa di quel livello a un’età simile è una cosa che non possiamo pretendere manco da gente caparbia e di pelle dura come gli Overkill. The Grinding Wheel è il diciottesimo lp in trentadue anni. Il primo singolo che ho ascoltato, Goddamn Trouble, è fantastico, una diavolo di endovena di caffeina che purtroppo rimane pressoché isolata. Giusto Our Finest Hour forse ci va vicino. Anzi, a ‘sto giro puntano più sui mid-tempo, cacciano brani più strutturati e lunghi (cinque canzoni su undici superano i sei minuti e non sempre gli viene bene) e, dovendo giustamente rimescolare un paio di carte in tavola per rendere il disco un minimo sindacale diverso dal precedente, torna pure qualche guizzo sperimentale anni ’90.
Il pezzo d’apertura, Mean Green Killing Machine ha un ponte con il ritornello quasi hair metal con la chitarra sabbathiana sotto. Non sarà l’ultimo (riuscito) rigurgito doom: in Come Heavy DD Verni sembra quasi volersi ricordare dei bei tempi dei The Bronx Casket Co. Altre volte, purtroppo, gli viene meno bene. Shine On e il suo stacco acustico sembrano uscire da uno dei loro lavori più scombinati, quelli che non riascoltiamo mai. La cazzimma hardcore che li ha tenuti vivi anche nei momenti più foschi è però sempre presente ed è anche questo che continua a rendere The Grinding Wheel un disco magari non indimenticabile ma comunque buono per fare compagnia in palestra e durante il tragitto in metro quando hai il turno la mattina presto e ti devi ripigliare. Nell’attesa di riuscire a beccarli dal vivo. (Ciccio Russo)
Dal vivo sempre una certezza
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io sono anni che invoco un disco totalmente doom degli overkill, tipo skullcrusher per intenderci. ovviamente si chiamerebbe DOOMERKILL.
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sarebbe davvero una gran mossa
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tanto la nuclear blast farebbe suonare di merda pure quello, così come questo disco che mamma mia basta co ste chitarre che fanno CHUCHUCHU ve prego
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purtroppo sembravano esserne immuni in una certa misura almeno fino ad Electric Age, poi si sono lasciati andare anche loro…
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Comunque, a mio modestissimo parere, anche “The Killing Kind” merita come album..e, anche molto di più del fin troppo Verniano “W.F.O.”!
Inoltre, il tanto idolatrato “Ironbound” (visto come l’emblema della loro nuova giovinezza..) non è altro che un buon disco, in cui si cercano di recuperare cose provenienti dai primi gloriosissimi album: cosa già inaugurata ben prima con l’ingresso in formazione di Dave Linsk!
Diciamo che, la Nuclear Blast ha lavorato bene ai tempi nell’inculcarci questa idea..
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Beh, dai, The Electric Age è un paio di spanne sopra ma Ironbound i vari Immortalis e Bloodletting se li mangiava.
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Quello sicuramente..ma, non è poi tutto ‘sto discone che tutti quanti acclamano! Anche perché, sul finale cala di brutto come quelli da te citati….soprattutto “Bloodletting”!
Più che altro è stato “venduto” bene..mentre, quei due là – pur avendo qualche ottimo pezzo all’interno – son passati abbastanza in sordina!
O meglio: non se li cagava più nessuno in quel periodo. Eppure qualche buon pezzo che non sapeva di “vecchio” lì c’era..
“Immortalis” io lo considero un buon disco..un po incompleto ma, un buon disco!
“Killbox 13”, invece, ogni tanto ne caga qualcuna buona..poi, vabbé, il cosiddetto “Relics” sa proprio di stantio!
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Qual è il loro album più bello?
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Oddio, qua credo ciascuno ti darebbe una risposta diversa, anche per questioni d’affetto… Io dico The years of decay.
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Se vai sui primi quattro non sbagli di sicuro!
Anche se, c’è una gran parte di persone su questa terra che pensa sia “Horrorscope”..io, comunque, li preferisco sia tutta l’era Gustafson che quella successiva all’abbandono di quei due chitarristi presenti su quello là!
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Secondo me “Feel The Fire”.
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io pure dico feel the fire, vorrei aggiungere the years of decay ma ha quel suono ovattato che me lo fa proprio ammosciare
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Quel suono ovattato, però, era Terry Date che faceva le prove per ‘Cowboys from hell’.
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Sono d’accordo con Ciccio. Oddio pure i riff di Under the Influence pero’… uno meglio dell’altro
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Grazie a tutti, vi voglio bene…
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