BLACK MOUNTAIN – Wilderness Heart (Jugjaguwar)
Una delle migliori uscite discografiche di quest’anno è sicuramente Wilderness Heart dei Black Mountain. Pensate che i giovinotti sono la front band di un più ampio gruppo di musicisti itineranti e strafattoni, denominato per l’appunto Black Mountain Army – evidenti i continui riferimenti ad un certo ambientalismo sessantiano – molto assimilabile ai Broken Social Scene (i quali però orbitano nell’indie rock). In pratica un collettivo hippie che, oltre alla musica e alla coltivazione della ganja per uso personale, si dedica ad opere di bene no-profit per comunità di recupero e quant’altro. È proprio vero che il Canada (Vancouver in particolare, città natale dei BM) è uno dei posti al mondo in cui si vive meglio: giusto per capirci, già nel lontano 1999 il governo canadese adottò un piano quinquennale per la produzione di canapa indiana per uso medico.
Questo terzo lavoro, il migliore fino ad ora, ricalca alcuni classici stilemi musicali da figli dei fiori grazie ad inserti progressive, psichedelici, quasi acid-folk e stoner. Certo, come direbbe qualcuno, in Wilderness Heart “non c’è nessun riff che non abbia già suonato Tony Iommi” ma siamo pur sempre di fronte a un hard rock mutevole: a tratti essenziale, a tratti roccioso e coinvolgente, a tratti arricchito da elementi estranei, a differenza dei primi due studio album che suonano più grezzi ed uniformi, ma pur sempre efficaci. La registrazione è affidata alla Jugjaguwar, la medesima label di Dinosaur Jr. e Okkervil River, underground da collezionisti. In definitiva, memorie seventies, riff sabbathiani, incedere progressive, aloni psichedelici che possono piacere a tutti: sia al mio collega che non comprava più un vinile dal 1980, sia a chi nell’80 non era ancora nato.
È la seconda volta in pochi giorni che mi trovo a scrivere di un gruppo canadese. In verità il sindaco di Ottawa mi ha promesso le chiavi della città, più vitto e alloggio, se faccio in tutto 5 recensioni. Quindi vi dovete beccare ancora quelle su Bryan Adams, Alanis Morrisette e Celine Dion. (Charles)

vero, disco bello e visti dal vivo anche recentemente, meritano davvero.
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Tony Iommi ha suonato tutti i riff possibili e anche quelli impossibili.
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