WHITE HILLS “White Hills” (Thrill Jockey)
Hard rock psichedelico nell’anno 2010. Al comando dello sparuto (ma agguerrito) gruppo di nostalgici che porta avanti questa gloriosa tradizione troviamo i White Hills da New York City, powertrio devastante che nel corso di pochi anni sì è costruito la reputazione di uno dei migliori live-act in circolazione (come direbbe la buonanima di Guido Angeli: “Provare per credere!”). Un’attività live intensissima che li ha portati a suonare estensivamente anche in Europa dove hanno fatto date praticamente ovunque, probabilmente anche alla bettola sotto casa vostra. Con tiro e coesione rinforzata da tale pratica estenuante la band arriva alla prova del nuovo album (il numero non lo so visti gli innumerevoli singoli e split, anche autoprodotti) e non sbaglia il colpo. Una piccola chicca new-vintage che beneficia di una produzione contemporanea alla quale fa da contraltare un’ideologia musicale da estate di San Francisco. Quello che differenza i White Hills dai propri potenziali concorrenti è principalmente che laddove gli altri sono (in genere) band rock che innestano nel proprio suono la componente psichedelica, i White Hills al contrario sono un gruppo psichedelico che ispessisce il proprio suono e lo ‘dopa’ con una massiccia dose di amplificazione tagliata pesantemente col fuzz. Può sembrare una differenza da poco ma non lo è affatto, in questo caso specifico invertire l’ordine degli addendi il risultato lo cambia eccome. L’ascolto si rivela un lungo trip multistrato in cui jam liquide e circolari si alternano a trascinanti vortici di riff seventies, e melodie allucinate completano il quadro (“Counting Seven”). La sequenza “Three Quarters” e “Let The right One In” rappresenta il cuore del disco e esibisce una vena lisergica mostruosa che le solite voci precedenti all’uscita dell’album volevano esaurita e appiattita su soluzioni più convenzionali (i.e. meno drogate). Purtroppo gli integralisti da burletta, quelli del tipo “South Of Heaven è il disco commerciale degli Slayer” sono sempre in agguato. “Glacial” e “Polvere Di Stelle” confermano l’infondatezza di tale ipotesi e chiudono un affascinante lavoro fuori dal tempo (e che quindi sarà sempre attuale, oggi come tra dieci anni). Di fronte a dischi del genere sarebbe giusto rendere legale l’LSD. (Stefano Greco)

Pingback: Playlist 2010 – prima parte « Metal Shock
Pingback: ROADBURN 2011 – 14/16 Aprile, Tilburg, Olanda (DA AGGIUNGERE VIDEO) « Metal Shock
Pingback: Music to lights your joint to #2 – meglio tardi che mai « Metal Skunk
Pingback: Taccuino del Roadburn: Day 3 & Afterburner | Metal Skunk
Pingback: Ti porterò dove si venera IL RIFF: Roadburn Festival 2015, Tilburg (Paesi Bassi) | Metal Skunk
Pingback: Roadburn Festival 2015 – 9/10/11/12 aprile, Tilburg, Olanda | Metal Skunk
Pingback: Radio Feccia #15 | Metal Skunk
Pingback: Music To Light Your Joints To #14 | Metal Skunk