Avere vent’anni: IRON MAIDEN – Death on the Road

Ho scelto questo doppio live non tanto per la sua rilevanza generale quanto per quella relativa: si tratta dell’ultimo momento in cui i Maiden sono stati delle divinità ai miei occhi da ragazzino, dopodiché si riveleranno umani e, in quanto umani, fallibili. Il tour, seguendo lo schema album – live che mantenevano costante a quei tempi, è quello di supporto a Dance of Death, che sì, è ancora un bellissimo album per quanto mi riguarda. L’ultimo prima della deriva stracciamaroni intrapresa poi.

La prima parte è più concentrata sull’ultimo album: si inizia con il classico pezzo di apertura rockeggiante, qui Wildest Dreams, e si finisce con la chicca finale di Lord of the Flies, una delle tante sottovalutate canzoni che hanno suonato pochissimo dal vivo. In questo caso particolarmente sfortunata, dato che in origine era cantata da Blaze. La seconda parte dell’album contiene invece i grandi classiconi con in più Journeyman, uno dei pochissimi lenti della loro carriera, vagamente ispirata a Dust in the Wind.

Che dire? Tutto confezionato benissimo. Come sempre per i Maiden, almeno dagli anni ’90 in poi, le canzoni dal vivo guadagnano sempre uno o due voti in più che su disco. Saranno i miei occhi da romantico ragazzino, che vi devo dire, ma Dance of Death, Rainmaker, No More Lies, Paschendale, come quasi tutto Brave New World, per me sono al livello dei grandi classici. Dai, mezzo gradino sotto, perché se no vi indispettite.

E quando parlo con quelli della mia generazione siamo tutti più o meno d’accordo, probabilmente è perché avevamo l’età giusta per apprezzarli nel momento in cui sono usciti. Immagino che ci siano dei ragazzini oggi che ascoltano Senjutsu venerandoli come io facevo nel 2000.

Death on the Road non è assolutamente perfetto, ha dei punti deboli, ma funziona. Relativizzando, questo live album diventa trascurabile se confrontato con un Live After Death, ma rimane un piacevole modo di ascoltare dal vivo alcune canzoni poco considerate, e l’ho riascoltato con piacere. D‘altronde i Maiden sono stati talmente importanti per la mia formazione musicale e personale che oggi possono fare quello che vogliono. Mi limito ad ascoltare e nel caso ignorare, come faccio da questo album in poi. Ci vediamo per il ventennale di A Matter of Life and Death. (Alessandro Colombini)

10 commenti

  • Avatar di mark

    Ieri ho letto una notizia assurda sui Cradle of Filth, con grandi lanci di merda tra chitarrista (uno che non per niente fa Smerda di cognome….), la tastierista ed il nano borchiato dietro al microfono. E niente, siccome MetalSkunk è il sito metal italiano più divertente ed in sostanza il migliore, volevo dirvi che aspetto con ansia un articolo sul tema.
    Ovviamente non c’entra nulla coi Maiden, io poi i dischi dal vivo non li ho mai capiti.

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  • Avatar di Simone Amerio

    ricordo solo che mi deluse abbastanza rispetto a Rock in Rio e che me lo feci regalare a Natale 😀

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  • Avatar di Epicmetal

    Vi voglio bene, siete l’unico sito che io conosca a dire sempre e chiaramente che tutto ciò che hanno fatto i Maiden dopo Dance of death è merda stantia, elefantiaca, senile ed insopportabile. Poi ci sono quelli che a decine o centinaia sono pronti a definire immondizia come Senjutsu “capolavoro della maturità”…

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    • Avatar di griffar

      va beh ma è assodato che i fanboy (sempre che si scriva così) degli Iron Maiden sono ai vertici della classifica del casoumanismo, a loro puoi insultare impunemente la mamma senza fargli un baffo ma non osare mai criticare una porcheria come Senjutsu, rischi la vita.

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    • Riccetti Armando
      Avatar di Riccetti Armando

      ultimo lavoro dei Maiden è stato….

      Dance of Death ?!? 😂😂😂😂

      quindi c’è chi ascolta e compra album della vergine, dopo ” No prayer for the dyng”?! 😂😂😂😂😂

      metallari di LEGNO, xé la gomma, si spreca .

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  • Avatar di MuttM18

    il primo album dei Maiden che ho comprato è stato questo….poi Live after Death e infine il primo omonimo, seguito a ruota dagli altri in studio. Sono d’accordo: qui le canzoni di Dance of Death qui suonano tremila volte meglio. Menzione d’onore alla titletrack e a Journeyman.

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