Avere vent’anni: AVENGED SEVENFOLD – City of Evil
Forse oggi farò storcere il naso a un sacco di gente, ma io quest’album lo adoro.
A quei tempi avevo una band dove muovevo i primi passi nella musica suonata, il classico gruppetto eterogeneo di amici che non ha una direzione precisa né gusti condivisi. Il genere principale però era quello che arrivava dal metalcore dei primi Duemila, passando per un po’ di punk, post-grunge e sinfonia varia post-qualcosa. Bullet for my Valentine, Billy Talent, Disturbed, Foo Fighters, vado a memoria.
Insomma, il target era quello: per i miei amichetti dell’epoca gli Avenged Sevenfold erano il gruppo grosso, quello che trainava la scena e da cui prendere spunto ed esempio, quindi mi impegnai nel cercare di apprezzarli e capirli ma devo ammettere che non ci riuscii: mi facevano cagare, realmente. Mi sembravano il classico gruppo senza senso che propone il solito “post-qualcosa-core”, d’altronde stavo ancora in fissa con la Nwobhm.
Fino a City of Evil: da qui ci fu la svolta, sia a livello di vendite e popolarità che di composizione. Ci misi qualche ascolto a capire, e cominciai ad apprezzare. Qui l’influenza del metal più classico prese spazio in una maniera personale e originale, pur in una forma ancora ingenua. Non sono il massimo esperto del genere, ma era qualcosa di nuovo e personale.
C’è una ricerca e uno studio delle dinamiche nei pezzi che sicuramente è ancora fuori fuoco, non nella sua forma migliore, che verrà esplorata poi nel successivo disco eponimo con risultati ancora più convincenti, ma la struttura dei pezzi si evolve e cambia, cambiano i riff, cambiano le strofe e i ritornelli, cambiano i cori all’interno della stessa canzone. Gli assoli non fanno solo gli assoli, spesso fanno da tappeto alle melodie vocali. Non stiamo parlando di prog, per carità, e non è tutto perfetto, ma almeno è una forma personale e originale, con uno studio e un pensiero di fondo che dopo qualche ascolto si fa apprezzare non poco.
Dai: perché M.I.A. sarebbe da sfigati e Man of fortune dei 3 Inches of Blood no? Sono praticamente la stessa canzone. Cosa rende trve gli uni e poser gli altri?
Purtroppo questo stile si è poi perso con la morte del batterista, Jimmy “The Rev” Sullivan. Non so quanto fosse coinvolto lui in prima persona nella scrittura, o se la sua perdita abbia cambiato davvero così tanto la band, d’altronde parliamo di un gruppo di amici che è arrivato in cima restando insieme dai tempi della scuola. Eppure dopo la sua morte i risultati passeranno dal modesto all’imbarazzante, in particolare con quella perla di bassezza di Hail to the King: nelle intenzioni voleva essere un tributo ai gruppi che li avevano ispirati, strizzando l’occhio ai fan di Metallica e Pantera, ma fu una mossa giocata malissimissimo, perché non esplicitarono queste intenzioni in anticipo e di fatto l’album risultò quasi un plagio, incompreso tanto dai detrattori quanto dagli stessi fan.
Insomma, niente di rilevante dopo il 2007: le canzoni sarebbero diventate più normali, meno intricate, forse limitate anche dai continui problemi all’ugola di Matthew Shadows, perdendo quella loro specifica particolarità. Nonostante tutto, io una chance a City of Evil e al successivo Avenged Sevenfold la darei. (Alessandro Colombini)



Mamma mia che brutti ricordi: c’è stato un periodo, per fortuna breve, in cui li piazzavano in tutti i festival. Un’esibizione a un Gods of Metal a Bologna è stata imbarazzante
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Concordo sulla prima parte, ma urge una riascoltata di the stage perché definirlo così ce ne vuole, album complesso ed ispirato altro che plagio
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perché ha confuso the stage con hail to the king
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Corretto l’errore, scusateci.
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Ricordo come fosse ieri le crociate su internet e non contro loro il metalcore ed i provvisti di ciuffo vari, giustamente aggiungerei
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Una sbarbata confuse il mio tatuaggio del teschio con ali di pipistrello preso paro paro dal booklet di Wolverine Blues con quello di questi tizi…non sono mai andato così vicino all’ omicidio…
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album clamoroso di un gruppo clamoroso,con una personalità e una capacità di scrittura clamorose.d’altronde, può uno che non distingue Hail To The King da The Stage,essere credibile?mica per niente ci sono solo i commenti di 4 emarginati
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Unico loro disco che ho ascoltato per intero, non mi dispiace ma alla lunga c’è qualcosa che diventa stucchevole (forse la voce, o i richiami a certo heavy maideniano nelle chitarre). “Seize the day” resta una grandissima canzone, una sorta di ballad dei Guns ‘n’ Roses se fossero nati 15-20 anni dopo, con un solo meraviglioso.
Discorso plagio Metallica: in quegli anni è stato una sorta di trend, considerato che l’hanno fatto anche i Trivium (The Crusade) e in parte i Bullet For My Valentine (Scream Aim Fire). Tre gruppi della scena borderline metalcore, forse quelli di più successo – escludendo i Killswitch Engage e gli As I Lay Dying, che sono rimasti più fedeli allo schema “riff degli At The Gates + ritornello strappamutande”
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Questo è stato il primo disco dell’universo rock/metal con cui mi sia mai fissato, dunque se oggi sono cosi appassionato di musica molto lo devo a loro.
Condivido pienamente quello che hai scritto e ho sempre pensato che chi negli anni ha criticato questa band per l’immagine, la poseraggine e compagnia bella in realtà non abbia mai ascoltato con cognizione di causa: al netto dei gusti e della parentesi buia di Hail to the king (in un periodo però in cui tutte le band di quella scena erano in crisi, i vari Trivium Bullet ecc…), gli A7X hanno sempre cercato di sperimentare e trovare un loro stile sbattendosene altamente il cazzo del resto.
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gruppo mostruoso. Il white album ed il successivo Nightmare stratosferici. Buried Alive capolavoro assoluto. Per non parlare delle suite A latte piace offrire haven o Save me. Io li adoro
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Discone
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