LORD BELIAL – Unholy Trinity

I Lord Belial sono forse il mio gruppo feticcio per eccellenza, li seguo sin dall’ esordio del 1995 e un disco come Enter The Moonlight Gate lo metto nella mia top five assoluta per quanto concerne il black metal svedese. Da quel momento il gruppo dei fratelli Backelin ha vissuto tra alti e bassi, tra continui problemi di formazione ed esibizioni dal vivo praticamente inesistenti, tirando però fuori sempre lavori di medio od ottimo livello (io ho un debole per Nocturnal Beast, che ha 4-5 pezzi veramente spettacolari) e arrivando poi al confusionario periodo dal 2009 al 2015, all’interno del quale la band si è sciolta e rimessa insieme almeno tre volte.

La reunion definitiva si è avuta finalmente nel 2020, suggellata da quel Rapture recensito proprio dal sottoscritto su questo blog. Sarò sincero, il fomento per un nuovo lavoro dopo 14 anni mi fece un po’ chiudere un occhio sulla qualità effettiva dell’album, che ha avuto un responso fin troppo positivo: non un brutto lavoro per carità, si sente dopo 10 secondi che sono i Lord Belial, ma di canzoni me ne rimasero in testa poche, quasi nessuna.

Discorso fortunatamente diverso per questo nuovissimo Unholy Trinity, che mostra un gruppo molto più rodato e soprattutto torna un po’ a quelle aperture melodiche che li avevano resi famosi negli anni ’90, anche se ripeto, un Enter The Moonlight Gate ti esce una volta nella vita e ‘sto disco non lo ricorda assolutamente, a scanso di equivoci. Parliamo comunque di puro death/black svedese suonato coi controcazzi da gente con 30 anni di esperienza, assoli al fulmicotone con tanto di quei “fischi” tipici delle chitarre di Thomas Backelin e Vassago, ma soprattutto una serie di brani di cui almeno tre di livelli altissimi: l’iniziale Ipse Venit, Glory To Darkness e l’evocativa In Chaos Trascend, che riporta molto come suono al periodo di mezzo della band, quello più oscuro e melodico.

Sicuramente Unholy Trinity non è un capolavoro, ma un disco onestissimo che ha tutte le caratteristiche per piacere a chi ha sempre adorato questa band. Gli anni ’90 purtroppo non torneranno più e prima o poi bisognerà farsene una ragione. (Michele Romani)

Un commento

  • Avatar di Fredrik DZ0

    Ottimo disco, il buon gusto per certe melodie non gli manca mai, e come pezzi sono d’accordo che è superiore al precedente. Rischia di entrare nella mia top ten annuale, se non altro per l’effetto nostalgia….

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