ORNAMENTOS DEL MIEDO – Vacío como el Tronco de un Árbol Muerto
Fedele alla tradizione che impone l’uscita di almeno un nuovo disco ogni anno, si ripresenta alla nostra attenzione Angel Chicote con il sesto lavoro di quella che nel tempo è divenuta la sua entità principale, gli Ornamentos del Miedo. Sebbene di progetti in pista ne abbia svariati altri, tipo i Graveyard of Souls, i quali però, dopo 8 full, è già da qualche anno che sono in silente attesa, l’impressione che si ha fin dalle prime note di Inhaler, Exhaler è che le attenzioni maggiori l’artista castigliano le stia riservando principalmente a questo.
Il nuovo album porta il titolo decisamente leopardiano ed evocativo Vacío como el tronco de un árbol muerto, immagine piuttosto pregna di simbolismi di disagio, malattia, lenta sofferenza ed inevitabile declino. Tuttavia, sempre tenendo ben presente che l’ambiente nel quale ci troviamo è il doom metal più fosco, questo episodio è meno angosciosamente disperato rispetto ai meno recenti della sua produzione. Riprendendo in parte alcune caratteristiche dei due dischi precedenti, le sue composizioni in questo caso sono più eteree, anche più melodiche, e si distanziano dal doom greve e lentissimo che ripete alla monotonia il classico riff sabbathiano appesantito da distorsioni di chitarre che manderebbero in crisi il più sofisticato dei subwoofer e da voci catacombali che farebbero sembrare Claudio Villa gente come Jamie Bailey. Pur se lentissime e generalmente assai lunghe (Incalzable, la più breve, 8 minuti e mezzo), le partiture sono più snelle, scorrevoli; un simile risultato viene ottenuto sia tramite l’utilizzo di riff melodici arrangiati sulle note alte, ai quali il riff ritmico fa solo da accompagnamento evitando di diventare l’elemento principale del pezzo, sia grazie al costante utilizzo di tastiere che in questo capitolo sono più importanti, eteree, cosmiche e d’effetto di quanto successo in passato.
Io di dischi degli Ornamentos del Miedo ne ho parecchi e raramente ricordo tastiere così pregnanti e significative, non più semplice arrangiamento per colorire il pezzo bensì elemento fondamentale per fare sì che quanto viene suonato abbia un senso logico e porti in una direzione ben precisa. Inoltre, per come la vedo io, ad Angel deve essere venuta voglia di esplorare certa musica psichedelica settantiana, perché, se ascoltate la lunghissima Nunca (14 minuti, ma scorre che è una favola ed è probabilmente il pezzo migliore dell’album), vi accorgerete di riff distorti con il wah-wah e dissonanze che richiamano alla memoria musica di un lontano passato, che nessuno suona più ma che certo non si può dire non abbia lasciato tracce. Un po’ come fecero i Cathedral nei primi due storici album, se ben ricordate.
Se, quando ci si impegna in un genere piuttosto statico come il doom, è inevitabile doversi confrontare con mostri sacri come i Saint Vitus (i quali di atmosfere settantiane se ne intendevano) o i Candlemass, specialmente quando si parla di doom meno cimiteriale come quello oggi suonato dagli spagnoli, adesso le composizioni degli Ornamentos del Miedo sono molto, molto atmosferiche e sfiorano addirittura l’epico, di fatto molto più vicine per impostazione a quanto proposto dai Solitude Aeturnus nei primi anni ’90 o, per i più addentro, dai primi Count Raven sempre in quel periodo. Insomma, si può convintamente affermare che Vacío como el tronco de un árbol muerto è un riuscitissimo album di eccellente epic/atmospheric doom, 66 minuti di musica pesante, opprimente, tetra e pessimista sì, ma anche evocativa e meno lugubre dello standard. Non riservato dunque ai soli appassionati di doom, e auspico che di questo album si parli molto a lungo ed ovunque. (Griffar)


