Avere vent’anni: ABORTED – The Archaic Abattoir

Nella recensione dell’ultimo Aborted, il buon collega Luca Bonetta ricordava con un certo rimpianto The Archaic Abattoir; e ne aveva ben donde, lasciatemi dire. Prima di allora la band belga si era fatta notare per un approccio violento e ignorante, seppur decisamente tecnico, alla materia, senza mai però scrivere un disco che fosse convincente e realmente ispirato da cima a fondo. La ricerca di batteristi che riuscissero a star dietro all’idea di musica che voleva comporre Sven de Caluwé, cantante e unico membro presente sin dagli inizi, li portò a cambiare tale membro quasi a ogni album, fino a ingaggiare anche il connazionale Dirk Verbeuren (poi batterista dei Soilwork, e oggi, tra mille progetti, nei Megadeth). Nel 2010, finalmente, entrò stabilmente Ken Bedene (licenziato di recente con l’accusa di aver inviato foto esplicite a una minorenne). Ora la band aveva tutte le carte in regola per fare il salto di qualità e smettere di essere solo una versione più tecnica dei Carcass ma mancava sempre qualcosa. Dopo vari tentativi, nel 2005, e ormai al quarto Lp, finalmente gli Aborted tirarono fuori questa bella bomba.

Come da consuetudine, gli Aborted pestano per la quasi totalità dei 36 minuti del disco, alternando momenti puramente death a derive thrash, con addirittura occasionali incursioniu in territori prossimi all’hardcore melodico. Il disco suona fresco e gagliardo ed è pieno di idee notevoli. La cosa più sorprendente, a vent’anni di distanza, è constatare come The Archaic Abattoir sia invecchiato benissimo (a differenza di altri loro dischi). Anzi, vi dirò: non è invecchiato affatto. I suoni, la tecnica, e l’andazzo generale potrebbero tranquillamente trovare posto in un lavoro dei nostri giorni. Scommetto che c’è chi darebbe un organo per comporre pezzi come Gestated Rabidity o A Cold Logistic Slaughter (uno dei miei pezzi death metal preferiti). E si può dire che da qui in avanti i belgi non avrebbero più sbagliato niente, almeno fino a Retro Gore. Poi avrebbero iniziato a flirtare con il deathcore, alla ricerca di un’evoluzione stilistica sicuramente ammirevole negli intenti ma discutibile nei risultati, almeno a mio parere. Ma si tratta di un altro discorso. Tornando a noi, credo che buona parte di voi, 15 cari lettori, conosca già gli Aborted ma, se non vi sono familiari, sicuramente The Archaic Abattoir è un buon modo per iniziare. (Luca Venturini)

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