Masha & Orso devono morire: SACRIFICE – Volume Six

Avevo un bisogno vitale di qualcosa, qualsiasi cosa, che suonasse a me familiare. La risposta non poteva che essere Rob Urbinati. Ultimamente ascolto un po’ meno roba inedita che in passato, e più classici: mi gira così. Anche oggi ho messo a letto la figliola e mi sono piazzato in cuffia The Bowels of Repugnance, tanto per andarci leggero e digerire a modo la carbonara. È come se dovessi ritornare su qualcosa che corrisponde alla mia comfort zone, e non affrontare l’ignoto sperando che mi piacerà. Il che è un bel casino per uno che, almeno in teoria, dovrebbe scrivere delle recensioni.

Il problema è il seguente, non intendo girarci intorno: se devo stendere il bucato, cucinare qualcosa o anche solo scrivere un pezzo come questo, ho una sola soluzione. Accendere la televisione a mia figlia e in quella mezz’ora farmi un culo come una capanna. Non mi piace tenercela troppo, ma una mezz’ora mi concede pur sempre del tempo prezioso. Non è che posso metterle il muto al volume, chiaramente. Allora mi arrivano tutte queste musichette e mi entrano in testa: credetemi, sono due anni che mi sciroppo quella roba e ormai la so a memoria, per quanto fastidiosa essa sia.

Non è possibile, in questo momento della mia vita, che riesca a metter su un album di un gruppo thrash metal cileno edito nel 2025 e a metabolizzarne anche una sola nota. Perché quelle musichette sovrastano tutto. Ecco che i Broken Hope di The Bowels of Repugnance mi ricordano chi sono, seppur assuefatto dalla droga che lentamente mi sta spegnendo per mezzo di YouTube e canali vari. Ecco che l’altro giorno ho rimesso su per disperazione gli Slayer, e poi i Death, come quando avevo quindici anni e i gruppi più noti si ritagliavano un settantacinque percento degli ascolti.

Posso terminare la recensione degli Hazzerd, anch’essi canadesi, ma un attimo più tardi ritorneranno alla carica gli ascolti di mia figlia, non i miei. Perché per due anni quella roba mi ha bombardato come accadde con i cannoneggiamenti di Iwo Jima, con i giapponesi comandati da Tadamichi Kuribayashi asserragliati nei tunnel.

Partiamo con Bartolito, il gallo che veniva da Madrid. Trattasi di un animale ritardato che al sorgere del sole canta sempre nella maniera sbagliata, imitando mucche, lupi e quant’altro. Alla fine del videoclip azzecca il canto e i fattori spagnoli, ognuno dei quali ha un’espressione da perfetto subnormale, sono felicissimi mentre Bartolito rivolge lo sguardo in camera. Sicuramente gli dedicheranno una serie su Netflix, visti i presupposti inclusivi.

Poi c’è la sterminata colonna sonora di Masha & Orso, la reale causa per cui, diplomaticamente parlando, fra i russi e buona parte del resto del mondo le cose non vanno benissimo. Ne conosco ogni puntata a memoria, ve l’assicuro, in un periodo della vita in cui sono riuscito per miracolo a vedermi i primi due Terrifier a notte fonda, con le borse sotto agli occhi che toccavano praticamente terra.

Infine Lucilla, dall’Emilia Romagna, che si presenta con “vengo dal Sole per far divertire tutti i bambini”. Sicuramente il nostro Stefano Mazza ha tutti i suoi dischi. Vi propongo qui il suo classico, Tutti gli animali, che credo di aver visionato fra le tre e le quattrocento volte mentre provavo la febbre a mia figlia, unico sistema per evitare che si dimenasse distruggendo il termometro.

Ascoltare nel 2025 il nuovo album dei Sacrifice è stato come bere la prima birra dopo essere uscito dal coma. Formazione originale che ritorna all’opera ancora una volta: Rob Urbinati, Joe Rico, Scott Watts, Gus Pynn, quelli dei primi tre dischi, amici. Che poi dirò un’eresia, per me il loro capolavoro non è l’acclamato (nelle recensioni solitamente esce il termine “seminale”, così, tanto per) Torment in Fire, bensì il seguente Forward to Termination. Produzione affidata a un perfetto sconosciuto con un taglio sonoro decisamente orientato al death metal, piuttosto che al thrash/death che persino nel precedente The Ones I Comdemn (non se lo è cacato nessuno all’uscita: recuperatelo) risaltava muscoli e lineamenti di ciascun riff. Ma, attenzione, abbiamo un cameo gradevolissimo del produttore storico Brian Taylor alla voce nella cover conclusiva dei Direct Action.

Un album sostanzialmente diverso da qualsiasi cosa fatta in passato dai Sacrifice, ove, tuttavia, gli stessi appaiono riconoscibilissimi nota dopo nota, e nell’intramontabile e caustica voce di Rob Urbinati. Le prime tre in scaletta, il fantastico assolo di Black Hashish e la furiosa conclusione con We Will Not Survive mi echeggiano nella testa, o almeno, lo faranno finché non riguarderò quell’episodio di Masha & Orso in cui viene rubato il miele alle api che poi escono dall’arnia per aprire il culo a tutti. (Marco Belardi)

27 commenti

  • Avatar di Cattivone

    Ci sono passato. Cioè, non passerà mai del tutto, gli ascolti sono “maturati” dopo che è iniziato l’asilo e gli hanno fatto ascoltare capolavori come “pistolero” o “Caramello” di Elettra Lamborgini, comunque più sopportabili de “la mucca Lola” o la canzone delle uova di pasqua di Lucilla.

    In tutto questo i video musicali a cartoni animati però sono molto apprezzati, e sono una boccata d’aria. I più gettonati sono “Cone together” dei Beatles, “a man with a plan” dei Koroiklaani e anche “Hellriser” di Ozzy e Lemmy. Fai una prova.

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  • Avatar di Fanta

    Mi auguro che ti vada come a Cattivone, caro Belardi.
    Purtroppo però al peggio non c’è mai fine e all’orizzonte si profilano, per esempio, i terrificanti compleanni organizzati in luoghi eterotopi alla comune convivenza civile. Centro Lilliput, Mondo di gomma, Koaland. Coacervi di plastica e gomma come se non bastasse già la Napalm records. Marmocchi che vorticano in calzini sopra a gonfiabili e strutture labirintiche, mentre tu stai lì ad assistere chiedendoti: come cazzo è che ai miei tempi mi mollavano a casa de Stefanino e se rivedemo a sera inoltrata?
    Ora no, non è più tempo per separare le generazioni. E così stai tranquillo che dopo il pippone attaccato dal padre di tizio sul rendimento altalenante di Dybala (è fracico, non ge se po’ condà più di tanto), tornerai a casa con i bambini febbricitanti. E ti ammalerai anche tu di quelle cazzo di influenze infinite, dolorosissime per i polmoni. Stesso ceppo dei tuoi figli, sì. Ma mentre a loro durano un giorno e mezzo a te i postumi perseguiteranno per mesi.
    Ma questo è solo una piccola parte. Perché su YouTube si annidano tutorial sul fare lo slime in casa (mannaggia il firmamento tutto), le unghie di carta, la fregna che te cieca e soprattutto adolescenti che si rivolgono a tua figlia con annesse perversioni da merchandising che ti chiederà di avere anche lei.
    Stai attento ai Me contro Te, Belardi; o ai loro alter ego DinsiemE. È gente della stessa risma di Wanna Marchi e figlia. Anzi, pure peggio.
    E quando ti vorrai prendere quella benedetta mezz’ora di cui parli (sacrosanta e meraviglia), loro ti diranno una frase terrificante, stai sicuro che accadrà.
    No, grazie papà. Non voglio vedere la televisione. Non voglio manco il telefono. FA MALE STARCI TROPPO ATTACCATI.
    Perché non mi aiuti con le unghie finte?

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  • Simone Amerio
    Avatar di Simone Amerio

    Da padre ti abbraccio, e voglio essere sincero: dopo sarà peggio.

    Perché, diomadonna, inizieranno gli ascolti di quei ritardati dei loro compagni di classe, e in un attimo ti ritroverai la figlia di 10 anni già inconsapevolmente sessualizzata da quella merda che ascoltano i bambini in radio, per colpa delle madri in piena crisi di mezza età.

    Io posso darti due consigli:

    • MAI YOUTUBE. MAI. Inventa qualsiasi scusa, fottitene, tanto crescendo ti odierà lo stesso.
    • chiavetta in auto: fai un mix: metti 4-5 canzoni per l’erede poi già di black metal stupramadonne o quello che ti garba. Non transigere MAI.

    La storia dei gonfiabili e delle feste vedo che te l’hanno già tirata fuori.

    P.s. Lucilla glielo butterei senza se e senza ma

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  • Avatar di Fanta

    Faccio uno spin-off e poi la smetto.

    Estate 2019. Viene a trovarci un mio storico amico con figlia pre-adolescente. La mia, di figlia, smanetta con i suoi maledetti intrugli-slime. Tutto a base di ingredienti costosissimi ma ancora umani, diciamo. L’altra la guarda e fa: ma così non ti viene, Annina. Ora ti do io la ricetta perfetta!! Ormai non lo faccio più lo slime (e grazie al cazzo, c’hai 13 anni) ma la ricetta la ricordo a memoria!

    Intuisco la gravità di quel che sta per accadere e faccio la fantasia di girarle la testa al contrario con un movimento rapido e ferino, lasciandola in preda agli spasmi, lì sul pavimento.

    Ora te la scrivo. Mi date un foglio e una penna (ti inchiodo una mano sul tavolo con la penna, tipo Nikita)?
    Ma è tardi anche per le fantasie, il foglio è oramai gravido di istruzioni minuziose. Mia figlia gongola e me lo porge con una micidiale luce negli occhi.

    Ecco gli ingredienti, sono (semi)serio.

    Liquido per lenti a contatto (‘orca madonna); addensante a base di farina di semi di carrube che crescono solo sugli Urali; dentifricio ma solo quello con le sfere così viene crunchy (perché vi ho invitati, per dio); Coccolino (coccoddio) e colla vinilica trasparente.

    Sì, siamo dei coglioni mia moglie ed io. Diciamo che lo eravamo molto di più con lei, la prima figlia. Fatto sta che andiamo dietro a st’ennesima stronzata e spendiamo milioni di euro dar cinese, al supermercato e (cristo) in farmacia.

    Elì, sono Fabrizio. Ce l’hai il liquido per lenti?
    Ma dal?? Ti messo le lenti a contatto?
    No, cioè, mi serve per il coso, lì. Il mastice della cosa, quella della tinellizzazione dell’antani. La libreria è scheggiata. Devo fare una pasta, non da mangiare. Una cosa…
    Ma che cazzo stai dicendo?

    Mi vergogno come un cane ma lo dico, cazzo. Alla fine lo dico: DOBBIAMO FARE LO SLIME, CAZZO. È ANNA CHE È ANDATA IN FISSA PERCHÉ LA FIGLIA DEL MIO AMICO, LI MORTACCI SUA, LE HA DATO LA RICETTA CHE FUNZIONA. Almeno la smettiamo di produrre sborra allo stato liquido che poi si appiccica sul tavolo, sui vestiti, sulla madonna e cristoforo colombo.

    Funzionerà, sì. Ma avremo a che fare, di lì ai due anni successivi, con blob semoventi color plutonio, con un pizzico di copertina dell’ultimo Chemicide e sfumature catarifrangenti tipo 72 sesasons. Roba che di notte faceva luce come una lampada di sale. E che si seccava come merda al sole nel giro di 48 ore. E via da capo.
    Col secondo figlio abbiamo smesso. Un po’ di acqua e farina, una parannanza, mani in pasta e vaffanculo.
    Vi ho avvisati.

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    • Simone Amerio
      Avatar di Simone Amerio

      Grazie, agli Slime non ci siamo ancora (magari sono fuori moda boh) ma abbiamo per ora la fissa dei braccialetti e dei cerchietti.

      Sì perché esistono i kit per fabbricare in casa braccialetti e cerchietti diomadonna.

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  • Avatar di weareblind

    La mia ne ha 16 e mezzo, è autonoma. Mia nipote 2 e mezzo. TV quasi zero, giochiamo tutti i giorni; ma io la tengo 1 ora. I miei genitori, cioè i suoi nonni, molte ore. Un po’ di TV serve. Bene, ho scoperto Bing. Lo vorrei ardere sull’altare a Satana. Un cacacazzo piagnone che fa quello che gli dicono di non fare, poi piagnucola e lo devono blandire. Tutte le puntate.

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    • Simone Amerio
      Avatar di Simone Amerio

      Minchia Bing…che cagacazzo di coniglio che cremerei al forno con le papate, lui e la sua cazzo di frase “è una cosa da Bing”

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      • Avatar di Ciccio Russo

        E poi cosa cazzo mi rappresenta flop? I genitori di Bing sono finiti alla cacciatora e lui è un amico immaginario per elaborare il lutto? È un demone? È una forma di autocoscienza soprannaturale? E poi perché quel panda si toglie sempre i pantaloni? Io lo ho sempre evitato, è troppo inquietante

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      • Simone Amerio
        Avatar di Simone Amerio

        Non ho mai capito, nessuno ha i genitori o cmq figure parentali della stessa specie del personaggio.

        Che poi quanto cazzo è zen Flop? L’altro spacca i coglioni, fa disastri, frigna e lui nulla, serafico e paziente, mica lo sfabbrica di mazzate o alza la voce

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  • Avatar di weareblind

    Team Carolina, in ogni caso.

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  • Avatar di pigliapost

    Ai bambini si può far sentire di tutto. Assorbono e imparano e possono passare da Masha ai Meshuggah. E poi la soddisfazione arriva quando anni dopo, sentono i lamb of god in macchina e dopo il breakdown mia figlia mi fa “papà, ma questo batterista è un mostro!” e io “sì amore, è un mostro e come dice sempre papà ci sono più note in questo intro che in tutte le canzoni di Fedez sommate insieme”

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  • Avatar di Fanta

    @Ciccio,
    in un certo senso è un tentativo, goffo direi, di de-centralizzare, svalutandola, la figura genitoriale.
    Tutti i care-giver del cartone, per usare una parola del cazzo molto cara all’infant research americana, sono insignificanti peluche.
    È un retaggio culturale della psicoanalisi dell’io di matrice statunitense. In pratica l’idea di base è l’individuazione come smarcamento dalla relazione (vedi Margaret Mahler). Una grossa stronzata dal mio punto di vista.
    Di fatto il cartone è un susseguirsi di cazzate che fa sto coniglio grassoccio e rompicoglioni, con una totale accettazione del genitore che gli conferma che sbagliando si impara. Ok, ci può stare. Ma dimmi se non lo prenderesti a pizze sul capoccione proprio reattivamente a sto famoje fa’ come cazzo je pare (che non è sbagliando si impara, è un modello individualista estremo).

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    • Simone Amerio
      Avatar di Simone Amerio

      “hey sembri un tipo istruito, come cazzo sei finito qui?” (cit.)

      cmq ci credo essendo roba anglosassone che mirino a svilire la figura genitoriale, soprattutto quella maschile

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    • Avatar di Cure_Eclipse

      Lo “sbagliando si impara” fa di Flop un seguace del trial & error popperiano?

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      • Avatar di Fanta

        Bella citazione, ma in realtà la questione è più complessa se letta all’interno di una matrice relazionale quale contesto ineliminabile.

        Ovvero: il procedimento per tentativi ed errori ha una funzionalità maggiore nel novero dell’evoluzione (genetica) animale. In qualche modo è un corollario dell”evoluzionismo darwiniano. Popper lo tiene presente, trasla il discorso alla scienza, considerando che l’uomo impara (ambientalmente) dai propri errori.

        Ma si impara dai propri errori quando abbiamo un referente genitoriale, formativo, educativo, eccetera, che tiene presente il processo di apprendimento. Da dove si parte, per esempio.

        Prendiamo la scuola: un buon professore è colui che tiene in conto le differenze individuali in partenza e cerca di omogeneizzare il rendimento di tutti, evitando a sua volta l’errore di riproporre alla fine del processo le stesse differenze che sussistevano ab initio. Questo vuol dire che si può tollerare, si deve tollerare l’errore di chi parte svantaggiato (culturalmente, linguisticamente). Ma poi nel novero del processo di apprendimento non è più possibile girarsi dall’altra parte. Deve alzarsi l’asticella.

        Bing fa il cazzo che vuole perché nel cartone non c’è un pensiero sul processo di sviluppo. Va bene sempre che lui sbagli. In questo modo si produce un coniglio (bambino) disadattato. Sarebbe stato diverso se la trama avesse fatto riferimento al fatto che Bing è ritardato. A quel punto, se non jaaa fa, è il contesto che deve venire incontro alla sua soggettività. Ma sempre tenedo in conto che anche il coniglio, con tutti i limiti del caso, deve innescare un minimo percorso adattivo, tarato su di lui.

        Invece qui il messaggio è: va bene tutto. Come nelle serie dove l’inclusione non è una costruzione complessa di riconoscimento delle differenze, bensì una premessa ideologica.

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      • Avatar di Cure_Eclipse

        Ottima analisi. Tra l’altro gli animali, oltre all’apprendimento per errore, imparano per imitazione, ovvero osservando i genitori. In questo caso Bing viene lasciato sbagliare ma senza poter usufruire di un modello di comportamento virtuoso, perché Flop è una sorta di hippie montessoriano (come scriveva giustamente un altro utente poco sopra) con un pizzico di pedagogia a là Rousseau.

        Per scomodare un altro mostro filosofico: Bing è una coscienza che non diventerà mai autocoscienza, perché non sbatterà mai il muso in quell’antitesi che dovrebbe essere costituita da Flop stesso. Ogni crescita prevede uno scontro, mentre qui si asseconda tutto ciò che fa il coniglio.

        E come scrivi tu: Bing ha probabilmente una disabilità intellettiva, ma questo non viene esplicitato. E anche fosse, l’educazione è tale quando anche nei confronti delle persone con disabilità garantisce un tentativo di sviluppo e potenziamento dell’autonomia. Bing sarà un adulto abbandonato ai servizi sociali, se gli andrà bene, o morto di overdose sotto un ponte nel peggiore dei casi, perché nessuno gli ha insegnato un cazzo.

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  • Avatar di Gnoma666

    Consiglio da mamma: Sharky Sharky band più sottovalutata della storia per chiunque abbia pargoli sotto i 10 anni!

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  • Avatar di mark

    vivendo nel paese di Masha e Orso ho letto tutto con molto interesse, soprattutto i commenti. Qui per il momento non ci sono cartoni che mortificano le figure parentali, anzi, da queste parti l’unico eroe dei cartoni senza genitori è proprio Masha, anche se l’orso in qualche modo compensa con il suo comportamento.
    Quasi tutti gli altri cartoni hanno alla base dei genitori molto presenti e determinanti, pure più di quanto non si verifichi nella società reale. In qesto senso non è male secondo me che i cartoni abbiano un ruolo almeno apparentemente “educativo”.
    Non so se in Italia circolino i vari “3 gattini”, “la mucca arancione”, “i barboncini” che ammorbano le mie serate sul divano con la prole, forse li hanno messi sono sotto sanzioni occidentali come il caviale o l’antivirus kasperskij….

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    • Avatar di Fanta

      Che ci fai in Russia, Mark? E se posso permettermi, come si vive lì?

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      • Avatar di mark

        io progetto arredi urbani. Se hai un lavoro con stipendio nella media (non direttore, ma nemmeno spazzino), per certi aspetti qui è meglio che in Italia. Il clima è sopportabile (se non vivi in Siberia come i Grima), fare la spesa costa almeno la metà rispetto all’Italia. La benzina a 63 cent di euro, i conti deposito a causa della svalutazione della moneta rendono il 20% (in Italia 2% ?), se qui lavori 5-6 anni tirando la cinghia puoi comprarti un trilocale in una cittadina senza fare mutui. Ultima bolletta con spese condominiali, compresi luce, acqua, gas totale circa 100 euro. Con 1500 euro vive tutta la mia famiglia di 4 persone, lavoro solo io.

        Certo qui manca l’atmosfera italiana, la gente è sempre piuttosto burbera, l’ambiente è abbastanza sporco, ma qui almeno si intravede un domani che, pur molto traballante, in Italia io non vedo. Ero in Italia il mese scorso, ho portato mio figlio al parchetto vicino a scuola e per due ore ha giocato o da solo o con un bambino (di solito qui dove sono io di bambini al parco pubblico ce ne sono almeno una quarantina, anche in inverno a -10°), l’altalena e lo scivolo erano gli stessi di quando ci giocavo io 35 anni fa.

        In poche parole, mentre il nostro bel paese sceglie se morire di vecchiaia o diventare una exclave bengalese, a Bruxelles raccontano che serve raccogliere fondi contro la transfobia, che i russi raccolgono i chip dalle lavatrici per fare i missili, che la gente non trova uova e zucchero al supermercato, che i soldati girano senza calze e combattono con i badili. L’importante è crederci.

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  • Avatar di Cattivone

    Bing non è un cartone per i bambini, è per i genitori. I bambini vedono quel coniglio di merda con un puoazzo come genitore e si eccitano, ma le lezioni educative sono per i genitori. Flop non è che segue il metodo Montessori, Flop la Montessori se,la scoperebbe proprio. Bing non è che sia eccessivamente disastroso, ma non ne combina una giusta mai, neanche per sbaglio. Flop ci si raccomanda “Bing ma sei sicuro?” e poi inevitabilmente fa una cazzata. Farebbe infuriare anche un santo, ma Flop no, è comprensivo, sorride e lo aiuta senza fargli la morale o altro.

    Esemplare in questo senso è la puntata in cui Bing resta a dormire a casa della sua amica Sula, ad un certo punto ha nostalgia di casa e chiama Flop. E Flop, che chiaramente si era organizzato una serata libera a base di coca e mignotte, risponde subito, sorridendo in modo non forzato e lo va a prendere, senza farglielo pesare.

    Insomma, un cartone puramente di fantasia. C’è di molto peggio comunque.

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