Necrodeath // Whiskey Ritual // Nel Buio // Ignobleth @Nottetempio, Modena – 31.01.2025

È da quando è uscito il programma del 40 Last Tour of Hate dei Necrodeath che a Metal Skunk si parla di presidiarne le serate più interessanti, si mettono bandierine su carte geografiche, si ipotizzano raduni di redazione, si arriva perfino a parlare di cene e di pernottamenti strategici. C’è anche chi prende l’iniziativa e scrive in privato ai colleghi, mettendo giù date, orari, si prenotano ristoranti… Ma siamo a Metal Skunk e nulla di tutto questo si avvera sul serio. Vi dico soltanto che, per una serie di coincidenze, alla data modenese dei Necrodeath avrebbero potuto partecipare Marco Belardi, armato della sua migliore attrezzatura da reportage, e il temutissimo Cesare Carrozzi, cronometro olimpico e taccuino alla mano. Invece no, ci sono andato soltanto io con una cassa di Lambrusco nel bagagliaio, che poi ho inevitabilmente consumato in solitaria. Sono dunque arrivato in perfetto orario all’apertura del Nottetempio e ho notato subito che c’erano una quarantina di persone in fila per entrare, di tutte le età, con una netta prevalenza di giovani e questo era un gran bel segnale di partenza. Appena entrato, vedo Peso aggirarsi per il locale trafficando con qualche valigetta e, forse, anche con una stufetta elettrica, indisturbato dalla gente che comincia ad affollarsi attorno alle distro e alle bancarelle del merch, più lì che al bar. Il programma della serata organizzata da The Abyss Booking and Promotion era interessantissimo e secondo me vincente in partenza, perché ha messo insieme ai partenti Necrodeath altri due gruppi nazionali di grande rilievo quali Nel Buio e Whiskey Ritual, con l’aggiunta dei giovani Ignobleth.

A proposito di questi ultimi, dovete sapere che Modena ha un nuovo motivo d’orgoglio: dopo la Ferrari, la Biblioteca Estense, la Ghirlandéina e altre ben note eccellenze, dal 2022 abbiamo gli IGNOBLETH, un trio di genuino war metal; sono molto attivi, dal momento che stanno facendo tanti concerti e sono già associati a nomi grossi della scena. Hanno inciso un EP in cassetta con la Masked Dead, intitolato Voidspawn Sacrifice, e per di più sono giovanissimi, per cui riponiamo anche in loro le nostre speranze per il futuro del metal estremo. Sono loro ad aprire questa grande serata e sul palco suonano davvero con l’anima, si comportano benissimo e si vede che hanno già una certa esperienza. Purtroppo sono stati molto penalizzati dall’acustica del locale, che è davvero pessima, forse anche per colpa dalla disposizione sul palco; non so come si sentissero loro, ma in sala si sentiva quasi solo il rullante, che era microfonato altissimo, mentre voce, chitarra e basso erano confusi e in sottofondo. Ho provato a muovermi in diverse posizioni del locale, ma il problema era proprio generale. Nonostante questo, i tre guerrafondai hanno proceduto imperterriti, dimostrando una professionalità ammirevole e riuscendo comunque a far sentire il grande tiro delle loro canzoni, dal momento che praticamente tutto il pubblico presente li ha seguiti fino alla fine, in barba ai suoni. Mi erano già piaciuti in studio e, dopo aver visto questa prova di resistenza, li ammiro ancora di più. Applausi.

Durante la pausa per il cambio strumenti sono stato raggiunto da due benemeriti lettori, uno dei quali risponde al nome di Marcello, che, non ho ancora capito come, mi hanno riconosciuto, e con cui abbiamo fatto due chiacchiere; anche loro erano alla ricerca di una postazione dove poter ascoltare meglio, ma invano. Il secondo atto è dei NEL BUIO, gruppo composto da veterani della scena nazionale che si sta distinguendo sia per l’EP pubblicato lo scorso anno che per l’attività live, quindi con il loro ingresso le aspettative si alzano di molto. Iniziano con la loro intro, Lei è, ma quando attaccano a suonare Sola è chiaro che anche con loro ci sia lo stesso problema di suoni. Prima di partire con il secondo brano, Clod segnala chiaramente al banco i problemi alle spie sul palco, poi senza indugiare il gruppo procede dritto con Mi Avvelena e da qui il pubblico inizia a concentrarsi ancora di più. Dopo la terza canzone, Clod tira tre sonore bestemmie e queste sì che risuonano molto chiaramente e giustamente, ma la situazione fonica non riesce a migliorare, così sia il gruppo che la gente in sala si rassegnano a proseguire. I Nel Buio suonano benissimo, lo si vede e comunque lo si riesce anche a sentire: la loro performance è molto intensa, ad esempio è veramente bella l’esecuzione di Nel Buio, che dal vivo rende in modo straordinario, fomenta molto il pubblico, la scaletta fila via d’un fiato e anche loro si prendono tanti applausi, meritati.

Per i WHISKEY RITUAL c’è un cambio di palco, perché condividono in parte la batteria di Peso, che si trova al centro e in alto. All’ingresso del gruppo, la situazione dei suoni migliora, per lo meno in sala: la batteria è meno soverchiante, la voce adesso si sente, le chitarre aumentano di presenza, ma restiamo sempre al limite dell’ascoltabile. I Whiskey Ritual sono anche loro dei veterani, oltre a questo sembra che si divertano sul palco e sono proprio una forza da vedere dal vivo. Con loro l’agitazione aumenta e comincia il pogo, proprio davanti a me. Prendo qualche botta, poi, nonostante io non sia proprio un peso piuma, un ragazzo che mi centra l’addome mi fa arretrare di qualche passo, barcollo, ma non cado e riprendo la posizione. Nel frattempo vedo Pier Gonella e G.L. dietro ai banchi del merch, che danno un’occhiata anche loro in sala. La scaletta dei Whiskey Ritual è tutta di classici favoriti del loro repertorio, partendo con Jetlag, Black Metal Ultras, poi seguono fra le altre Knockout, Eye for an Eye, Black’n’Roll, Trve Escort e finiscono con 666 Problems. Davvero una gran bella prova: divertenti, strafottenti, inneggianti alla scorrettezza e alla droga, in particolare alla cocaina: sono un’incarnazione moderna della musica del demonio, ma con l’aggiunta di un’attitudine spiritosa, se capite cosa intendo, e con un’orecchio sempre al groove. Pugni e corna alzati, un altro bel capitolo della serata.

Guardandomi alle spalle, mi rendo conto che il pubblico è aumentato e probabilmente supera le duecento presenze. Sul palco cominciano i cambi necessari per l’ultimo atto, Pier, G.L. e Peso sistemano le ultime cose e poi, a mezzanotte meno dieci, si spengono le luci. Sullo schermo sopra al palco parte un breve filmato riepilogativo dei quarant’anni della carriera dei NECRODEATH. La gente comincia ad acclamare, ma piano, senza fare troppa confusione, perché tutti vogliono vedere cosa ci racconteranno prima di iniziare e si vogliono godere lo spettacolo fin dall’inizio, come del resto è giusto. Faccio di nuovo caso alla gente in sala e noto come la maggioranza siano giovani e ne sono veramente contento. So che tutti, come me, sperano che i suoni dei Necrodeath siano migliori di quelli sentiti fino a quel momento, ma poi entrano i nostri e suonano in fila Hate and Scorn, Forever Slaves e Necrosadist. La potenza è tanta, tantissima e penso fra me che tre brani se ne sono già andati, così. Si prosegue con un breve saluto di Flegias e poi riparte un’altra carrellata con Inferno, Master of Morphine, The Whore of Salem e a questo punto nessuno pensa più ai suoni, perché l’attenzione è davvero tutta per loro, all’apice con Fragments of Insanity, cui segue un assolo di Pier. Fra gli altri classici propongono Choose Your Death e Sauthenerom, suonati a una velocità devastante, mentre dall’ultimo album suonano Arimortis e Storytellers of Lies, che rendono molto bene, ma non c’erano dubbi su questo. È ormai l’una e ci avviciniamo alla fine con l’immortale Mater Tenebrarum, che è sempre straordinario sentire dal vivo, pensando che è un brano scritto letteralmente quarant’anni fa. Al termine Flegias scende nelle prime file e si fa abbracciare dal pubblico. Dopo un saluto e un ultimo ringraziamento di Peso, i Necrodeath onorano la consuetudine di rendere omaggio ai Venom e agli Slayer con In League with Satan e Black Magic, davvero bellissime, piene di energia e di significato in questa occasione. È stato breve, è finito troppo in fretta, ma tant’è. I saluti finali prima di andarsene definitivamente, sulle note del Lago dei Cigni, sono molto sentiti sia dal gruppo che dal pubblico, per lo meno per quanto mi riguarda.

Così è andata e, mentre l’ultimo tour dei Necrodeath prosegue fino alla fine dell’anno, vi ricordo il decalogo di Ciccio sul perché non bisogna, o non bisognava, mai perdersi i Necrodeath dal vivo. Se riuscite, andateli a sentire e a salutarli, se lo meritano. Io come ultimo ricordo mi porto a casa una long sleeve con scritto sul davanti e sulla manica:

BLACK THRASH ’TIL DECAY

Proprio come era scritto sulla matrice di Into the Macabre, il loro primo disco, con cui li ho conosciuti da ragazzino. È l’una e mezza e vado a casa, con una certa tristezza addosso, ma sono anche molto contento per aver partecipato a una serata di importanza storica, perché se da un lato i Necrodeath ci salutano, dall’altro vediamo esempi di eccellenza nell’underground italiano che stanno crescendo e che ci fanno molto ben sperare per il futuro del metal, sia nel nostro paese che nel mondo. (Stefano Mazza)

Un commento

  • Avatar di Luca

    Ottimi gruppi per una grandiosa serata alla quale avrei presenziato molto volentieri ma cristo in bicicletta gli headliner alle 23.50 sono improponibili arrivando da Milano e tenendo conto del viaggio di ritorno. Spero in altre occasioni per vedermi i Necrodeath prima della fine del tour

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