Si fa presto a dire NWOTHM: a Christmas knight carol
Con tutta l’epicità che i paesaggi della Scozia hanno da offrire, il fatto che i MIDNIGHT FORCE, che vengono da Glasgow, dedichino un disco ad Alessandro Magno sorprende un po’ ma garba sempre. Anche perché il tema si presta bene al mix di NWOBHM e US power dei nostri, anche un po’ Cirith Ungol, a tratti.
Il disco si intitola Severan e Megas Alexandros è la prima traccia, ben nerboruta e gagliarda ma che, per qualche motivo, ammosciano a un certo punto con un assolo di basso inascoltabile (nel senso che si ode a malapena). A seguire il fomento comunque scema, tra mid-tempo guerrieri un po’ un tanto al chilo e cori da osteria (un po’ pirateschi, forse). Comunque in realtà non sono solo la Grecia e il Medio e Vicino Oriente il teatro delle vicende cantate. In Choseon ci si muove in Corea (ho collegato dopo un po’, dopo aver sentito citare un esercito giapponese… cazzo c’entra il Giappone?), comunque non un brano memorabilissimo. Insomma, non discuto la tigna, le motivazioni e i nobili propositi dei Midnight Force, ma alla fine del disco, nonostante parta bene, si arriva un po’ a fatica. Sicuro mestiere, non moltissimo altro, a mio avviso. Produzione rozza che però, visto la scarsità del contenuto, non è nemmeno troppo un valore aggiunto per chi cerca autenticità in un mare di plastica.
Mi raccomando però, se ve lo ritrovate sotto l’albero, sorriso educato di circostanza e ringraziare. Poteva comunque andare peggio.
Gli argomenti i POUNDER te li sbattono direttamente in copertina. C’è poco da fraintendere. Dolci e morbide curve tenute da maglie d’acciaio. Martello e incudine. Heavy metal tosto, rock’n’roll di attitudine, a un passo in certi momenti dal thrash metal originario. Pure qualche graditissimo lemmysmo. L’acciaio san temprarlo e, a differenza di chi li precede in questo pezzo natalizio, anche se i pezzi non sembrano clamorosi, restano tutti ben sorretti da una prestazione strumentale solida; e spesso l’energia cinetica è tutto, se non hai un capolavoro in canna. In questo Thunderforged, ecco, un brano che svetti non lo trovo. Garba molto la meditazione quasi da quasi-ballad sleaze di Get Pounded. Segno che, se lavorano di più sulla canzone, i tre californiani possono fare pure di meglio. D’altronde non si tratta di gente famosa, ma manco degli ultimi arrivati: è gente che presta o ha prestato servizio spesso in sede live per Spirit Adrift, Exhumed, Carcass, Exodus, Angel Witch. Turnisti, forse, ma gente seria. E speriamo che coi Pounder si affermino nella scena NWOTHM. Ripeto, energia ne hanno da vendere. Gli si perdona la brutta Deeper Than Blood (ecco, dicevo, sulle melodie meglio continuare a lavorarci).
Se vi trovate a scartarlo sotto l’albero, non rimanete però delusi perché speravate nel retrogame di Golden Axe. Qua c’è comunque del buon rock’n’roll e metallo a sufficienza per sopravvivere fino all’Epifania.
Quast’anno ci sono piaciuti gli sloveni Skyeye (ahi) e quindi volentieri ci occupiamo anche dei CHALLENGER, che sono di là e di quel giro lì (il chitarrista è in comune). Il disco, esordio, si intitola Force of Nature ed è incentrato su un metallo classico, piuttosto NWOBHM, ma con tecnica in bella vista e un basso che suona gommoso, e che quindi per me non c’entra nulla. Il suono di chi suona con le dita quei bassi che ci devi mettere le pile dentro e che poi colleghi agli amplificatori sbagliati, come quello che andava per la maggiore tra i bassisti nella mia città quando ero ragazzino, che era giallo e faceva sembrare tutte le linee come dei borbottii. Ma sono un buzzurro, io. Ancora un punk. Io certe sonorità delle quattro corde non voglio nemmeno incontrarle, di principio. Per lo meno non in certi generi. Problema mio. Magari non un problema dei Challenger, che comunque un dischetto discreto di metallo carico e fantasy lo portano a casa. Piuttosto medio, non svetta praticamente nulla, salvo proprio quel suono di basso che a me urta. Il resto non compensa a sufficienza e mi pare, per ora, un esercizio piuttosto scolastico. O forse è che tre quarti delle formazioni NWOTHM in fondo fanno lo stesso disco.
Voi intanto, qualora riceveste questo, per Natale, invece degli Skyeye (ahi), non date troppo a vedere che ci siete rimasti male. Capita. Provate a riciclarlo spacciandolo a qualcuno che potrebbe apprezzarne le linee di basso.
Io intanto mi rifaccio, un po’ coi GAUNTLET RULE, svedesi, che la buttano un po’ più sullo speed, quasi thrash, e però pure sull’epica, con certe voci e certe melodie da figliocci rispettosi di Shelton lo squalo. Underground vero, di sicuro. Su Metal Archives il chitarrista Rogga Johansson ha attribuite come attive al momento una quarantina di band. Non scherzo, verificate voi. Io non ne conosco una. Il cantante con le sue cinque o sei e il bassista con una ventina scarsa sono dei lavativi. Questo gruppetto NWOTHM praticamente sconosciuto potrebbe essere quello di punta. Chissà. Curiosità da consultatori compulsivi dell’impagabile archivio. Torniamo a noi: il titolo dell’album, quello di quest’anno, è After the Kill e in copertina campeggiano guerrieri, muscoli, sangue e lame. Basta poco per fare felice un bambino a Natale. L’attacco con Usurper è gagliardissimo, anzi, gagliarderrimo. Sul ritornello scandiscono in coro le sillabe “THE USUR-PER!!!” ma io non riesco a sentirla senza pensare che stiano urlando “GIUSEP-PE!!!”. Ditemi voi cosa vi sembra. Poi non è che le cose mantengano quella rigna a lungo. Buono il pezzo successivo, già meno quello dopo ancora, poi un po’ mollo io. I riff non restano granché, e invece a volte ci si accomoda nell’epica da tinello tipo Grand Magus. Voi però non mollate, se amate un metallo burbero e barbaro, non troppo selvaggio e non troppo cattivo.
Se poi correte a scartare i regali sperando nell’action figure di Conan il Barbaro e trovate After the Kill, mi raccomando, non prendetela male. Nè prendetevela con chi ve lo ha regalato perché, davvero, i nemici del Vero Metallo da passare a fil di spada (di plastica) son ben altri.
I TANTRUM per cominciare hanno un nome che pare quello di un collutorio. Un nome manco poco diffuso, a consultare (atto dovuto) l’Archivio del Metallo. E sono scozzesi, come i Midnight Force. Sono mediamente più priestiani degli altri doni sotto l’albero che presentiamo oggi. Il cantante, Mark Reid, ha un tono vagamente nasale come Blaze Bayley, ma canta bene e le linee vocali le costruisce con l’intento di far distinguere una canzone dall’altra e mantenere gradevole l’ascolto. Pare un’ovvietà, non lo è. C’è pure qualche passaggio quasi groove. Normale? Manco tanto. In sostanza I Tantrum, questi Tantrum qui, sono una onesta, onestissima band heavy metal. Metallo puro, veloce, innodico, duro. E No Place for the Damned (che titolo, eh?) un disco degno, solido, canterino ma che merita anche che vi lanciate in qualche air guitar sporadica. O che fingiate di suonare la batteria con lo sguardo severo. Già, perché le ritmiche son ben serrate, quasi sempre, e i due addetti lavorano bene pure loro. È chiaro che se desiderate qualcosa di nuovo e non ascoltato prima, o anche solo maggiore personalità, non è qui che dovreste rivolgervi.
Ma se quella zia, quella che è solita regalarvi profumi o prodotti per il corpo, quest’anno vi fa trovare i Tantrum sotto l’albero non disperate, anzi gioitene! Non si tratta di un prodotto per l’igiene dentaria, i vostri denti stanno benissimo, salvo vogliate spaccarli con l’Acciaio, che qua abbonda fieramente.
Se coi Tantrum avete avuto paura di farvi male e rovinarvi le festività natalizie, ben vengano gli AMETHYST, svizzeri, che con Throw Down the Gauntlet gettano il guanto di sfida e non sotterrano l’ascia, anche se lo spadone magari assomiglia più a una sciabola o a un fioretto. Si impegnano, i nostri, in una forma di NWOBHM più rock’n’roll e dalle melodie più classiche, intendendo classic rock. Diciamo che se dovessimo tirare a indovinare un nume tutelare del passato scommetterei sui Diamond Head. Nonostante i proclami belligeranti, i Nostri sono ben quieti ed eleganti, infiammano senza menare troppo. Paradosso: certi momenti rock’n’roll (Stand up and Fight) paiono gli Hellacopters della fase “adulta”. Ad ascoltarli, credetemi, la cosa suona meno assurda di quanto sembra a leggerla. E comunque non temete, con certe galoppate in terzina si resta sempre saldamente sul Metallo, per quanto forse non sull’Acciaio. Semmai qualcosa di più duttile. Gradevole, l’ascolto.
Non un capolavoro, nulla di nuovo sotto il sole, ma se a Natale, tra un maglione e un paio di calzini, sotto l’albero doveste trovarvi il disco degli Amethyst, fossi in voi mi riterrei soddisfatto. E mi segnerei che la cotta di maglia a Babbo Natale l’hanno successivo bisogna richiederla per tempo. (Lorenzo Centini)







Ma grazie Lorenzo, nelle ferie mi ascolto tutto!
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Ahahahahah ho ascoltato GIUSEP-PE! e stavo soffocando col pandoro
I Tantrum mica male.
Grazie per i consigli!
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