Rotting Christ, prendete appunti: YOTH IRIA – Blazing Inferno
Partiamo dicendo subito che il nuovo Yoth Iria è un discone spettacolare e che a un certo punto sono stato anche tentato di nominarlo disco dell’anno nelle imminenti playlist. È importante dirlo subito per inquadrare bene il discorso, perché dopo un debutto un po’ così questi rischiavano di cadere nella triste mediocrità, con l’aggravante delle aspettative altissime deluse malamente. Il fatto è che già la notizia in sé della loro formazione fu causa di parecchio fomento: Jim Mutilator che torna improvvisamente nel mondo della musica, dopo essere completamente sparito dalla circolazione per venticinque anni, e forma un gruppo con addirittura Magus Wampyr Daoloth. Fecero uscire un Ep di due pezzi in pieno stile Rotting Christ e io, vi giuro, non ci stavo capendo più un cazzo. Era pure periodo di pandemia piena ed ero bloccato in casa da tre mesi, con la gente sui balconi intorno che cantava Toto Cutugno oppure bestemmiava fortissimo in mutande imprecando contro i santi, gli arcangeli e il prof. dott. pres. Giuseppe Conte. Non so se vi ricordate il periodo, ma era facile entrare in paranoia. Ecco, io entrai in paranoia per gli Yoth Iria. Scrissi tutto qua sopra, a rileggerlo mi pare pure che traspaia la non completa stabilità mentale del momento.
Insomma, come saprete, o come avrete immaginato se non avete sentito il disco, non andò benissimo. Il debutto degli Yoth Iria fu, boh, carino, piacevole da ascoltare soprattutto per i personaggi coinvolti, ma se devo essere sincero, o stimabili congiunti del vero metal, l’ho riascoltato pochissimo. Stavo anche iniziando a dimenticarmi della loro esistenza, penso per un meccanismo mentale automatico che scatta quando vuoi guarire una delusione. Quindi questo Blazing Inferno non l’ho approcciato con grandissimo ottimismo, diciamo. Purtroppo non ricordavo una cosa che io stesso avevo scritto nella recensione del debutto stesso, che ora mi permetto di riproporre:
La mia sensazione, o forse è solo una speranza, è che gli Yoth Iria siano uno di quei gruppi che si compiono definitivamente con il secondo album; magari gli ci vorrà solo un po’ di tempo per rientrare nella forma mentis, e magari si proverà a impostare diversamente il suono o gli arrangiamenti. Sursum corda, o mio virile manipolo di lettori.
E se volete vi do anche qualche numero del lotto, perché è esattamente ciò che è avvenuto. Jim Mutilator si è tolto la ruggine di dosso, ha cambiato completamente formazione e si è fatto affiancare da un altro nella composizione. Quindi via Daoloth e dentro altri tizi, tutti greci tranne il cantante, russo, e a scrivere i pezzi non c’è più solo lui ma anche il nuovo chitarrista, Nick Perlepe.
Si possono fare tantissimi complimenti a Blazing Inferno ma il migliore di tutti è che suona esattamente come vorremmo che suonassero i Rotting Christ del 2024. Sempre per l’assunto che non esiste uno stile greco di per sé, ma esiste uno stile Rotting Christ e i gruppi black greci, anche quelli storici, suonano sulla loro falsariga, a maggior ragione tra i solchi di Blazing Inferno si ritrovano tutti gli stilemi del gruppo a suo tempo fondato dai fratelli Tolis e da Mutilator stesso; però è tutto modernizzato e attualizzato, non come se fosse una riproposizione del passato ma come se avesse seguito un’evoluzione parallela. Quindi non ha niente di passatista, artefatto o intrinsecamente nostalgico, al contrario: è fresco, possiede una sua dignità autonoma e può essere tranquillamente inserito tra i grandi dischi del black greco del post-2000 senza che si debba necessariamente specificare tutta la storia personale di Mutilator e la sua strettissima relazione con la band madre. I pezzi migliori sono Rites of Blood and Ice e Purgatory Revolution, ma spaccano tutti, anche quelli estratti per i tre video promozionali. Detto questo correte ad ascoltarlo, se non l’avete già fatto, perché questo è un disco che per le sue caratteristiche può piacere a tutti o quasi. (barg)



Grande Mutilator!
Le prime uscite di Yoth Iria mi erano piaciute molto, ma concordo che non fossero pienamente entusiasmanti… Sicuramente, anche io ero entusiasta del suo ritorno!
Credo che Jim non fosse del tutto uscito dall’ambito musicale perché aveva aperto un negozio di dischi ad Atene. Forse, aveva lasciato i Rotting Christ per problemi familiari.
Ricordo che scambiai un paio di lettere con lui, negli anni novanta.
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In realtà è diventato padre molto presto ed era tornato al loro paesello sulle montagne. Sakis stesso, fino a pochi anni fa, aveva perso le sue tracce. Pare che sia tornato nel mondo della musica perché ormai i figli sono grandi e quindi può dedicarsi alle sue passioni.
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la parte strumentale dell’intro è un plagio degli Immolation…of Martyrs and Men
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