Thrash metal col dado da 20: DUNGEON CRAWL – Maze Controller

Nel 1995 cominciai a giocare a Magic – The Gathering. Fu un’esperienza breve ma intensa: ricordo benissimo che culminò il giorno in cui scambiai un mazzo intero appena acquistato e aperto, e in cui non c’era niente d’interessante, con quattro draghi di Shivan. Una creatura volante di media rarità e assai funzionale nel mazzo di colore rosso.

Il tale che mi diede i quattro potentissimi draghi di Shivan in cambio d’una quarantina di inutili carte capì di essere stato truffato dopo un paio di giorni, e piombò in un’irreversibile depressione che lo accompagnò dall’inizio dell’anno scolastico sino al sopraggiungere del freddo. Se mai avesse raccontato l’accaduto a casa, avrebbe collezionato più scapaccioni dal babbo che carte da gioco fantasy.

Dopodiché i miei contatti col mondo del fantasy si limitarono ad alcuni pomeriggi al tavolo a giocare a Dungeons and Dragons, a qualche annata trascorsa dietro a Ultima Online, e a Nightfall in Middle Earth. Quella roba, i draghi, gli incantesimi e tutto ciò che si sogna la notte Roberto Bargone, mi ha sempre triturato i coglioni. Preferisco guardarmi per tre volte consecutive Inland Empire di David Lynch che ritornare sul fantasy.

E poi arriva BandCamp e mi fa il dispetto.

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I Dungeon Crawl sono di San José, California, non lontano da Palo Alto, poco a sud della cosiddetta Bay Area. Tutti noi immaginiamo la California come un covo di skater, thrasher e fiche in tanga che corrono in spiaggia con le magliette bagnate, in attesa che qualche bagnino le salvi e le accompagni su in torretta d’avvistamento. E giù pipe.

Il fatto che i Dungeon Crawl provengano dalla California in un certo senso mi disturba. Il fatto che suonino thrash metal abbinato al fantasy, con voce caustica alla Hazzerd e con l’aggiunta di qualche sporadica orchestrazione e di cori pomposi, mi spegne il cuore. Non mi ritengo un oltranzista della comfort zone ottantiana: ben venga se qualcuno individua la prossima ricetta vincente per portare avanti un discorso inaugurato su per giù nel 1983, e la propone. Ben venga se è un giovane a farlo. Soltanto che al thrash metal dei preparatissimi Dungeon Crawl manca tutto quello che occorre al genere. È elegante, non assomiglia al thrash metal dei Testament ma appunto ne ripropone in un certo senso la pulizia e la consueta eleganza. Poi basta, il discorso finisce lì.

Buffi i titoli, che anziché prendere eccessivamente sul serio le nerdissime tematiche in auge ci gioca, ci scherza su. Ecco allora +1 Mace, Maze Controller, Saving Throw, Lords of Pen & Paper. In Lost in the Shifting Labyrinth ci sono le voci narranti uguali a quelle dei Cradle of Filth, non so perché ci tengo a scriverlo, ma ormai l’ho fatto. Aggiungo anche che l’attacco di +1 Mace è lo stesso di Burning Away dei Nunslaughter, o ci va molto vicino.

Il gruppo suona davvero bene. Porta avanti un processo di maturazione che nel precedente Roll for Your Life, che era vagamente più acerbo, aveva appunto spiragli di concordia fra la proposta dei californiani e il thrash metal. Maze Controller scorre liscio come l’olio a metà fra l’ammirazione della bravura di questi tipi qua e la noia mortale con cui si affrontano singolarmente i brani. Anche se il riffone veloce che apre la title track ce l’ho stampato più o meno in testa. E ora fatevi due passi a guardare due culi in darsena. (Marco Belardi)

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