Avere vent’anni: GERGOVIA – Déclaration de Guerre
Qualche tempo fa mi era balenata in mente l’idea di fare uno speciale, magari in più puntate, sul progetto di Necron e dei suoi Gergovia, francese di Cremont-Ferrand, città più importante della zona del Massiccio Centrale. Qualcosa di simile a quanto feci in passato con i Nocte Obducta, forse un po’ più in piccolo, perché i tedeschi sono un’entità universalmente riconosciuta e i Gergovia assai meno. Lo speciale avrebbe infatti avuto lo scopo di presentare a un pubblico più numeroso la proposta di un artista validissimo che, a mio modo di vedere, meriterebbe assai più considerazione.
Ahimè, il progetto è rimasto solo nei miei pensieri, perché a scriverlo ci sarebbe voluto comunque parecchio tempo, e a questo punto temo che non ci riuscirò mai, causa cronica mancanza dello stesso; colgo comunque l’occasione del compleanno ventennale dell’album d’esordio Déclaration de Guerre per scrivere una specie di panoramica sulla loro prima produzione, quella più datata dei suoi esordi, nella speranza che questa vi incuriosisca e vi convinca a riscoprirli (o scoprirli e basta, nel probabilissimo caso che di essi non abbiate mai ascoltato nulla).
Dovete dunque sapere che il disco del quale si va a parlare è l’esordio assoluto del progetto; la loro discografia non comprende demo, partecipazioni di sorta o episodi diversi dai full, usciti oramai in numero di dieci (trascurando dunque la ri-registrazione del terzo album del 2007 Si Vis Pacem Para Bellum, uscito in origine in edizione limitata in busta nera chiusa con la ceralacca marchiata con il suo sigillo, giusto per ribadire quanto sia convinto Necron della bontà del suo gruppo). Contiene sette brani di… come potremmo chiamarlo? Gallic black metal? Viste le tematiche trattate nei testi di tutte le sue canzoni direi che la definizione ci sta, anche perché la musica segue di pari passo il contenuto delle liriche come raramente si è potuto ascoltare anche negli episodi migliori di pagan/epic/viking eccetera black metal.
Il suo screaming non esasperato, digrignato e caratteristico, trascina l’ascoltatore nell’infuriare della battaglia quando la musica è velocissima e parzialmente ispirata dai primi Enslaved, poi tende ad essere più evocativa quando racconta storie di guerra oppure di antiche leggende della zona della Francia della quale Necron è originario, oppure ancora di antichi miti gallici o leggendarie battaglie e via discorrendo. Quel che è certo è che rielabora in modo personale gli insegnamenti dei grandi gruppi black metal che hanno marchiato a fuoco la storia del genere nel decennio precedente, riuscendo nell’intento di proporre musica con le sue proprie peculiarità senza emulare in modo marcato o banale cose già fatte da altri in precedenza. Per attitudine – ma solo per quella – il progetto Gergovia è accostabile ad altri pure francesi come Aorlhac o Darkenhold, anch’essi influenzati dai vecchi mostri sacri ma capaci di mutarne il suono e gli schemi compositivi adattandoli alle loro idee per giungere a proporne una visione personale. Déclaration de Guerre non è un disco particolarmente violento, anche se di momenti in cui tira a mille all’ora ce ne sono in discreta quantità; di preferenza i tempi sono medi, sorreggono un riffing che presta molta attenzione alle melodie il più possibile trascinanti e memorizzabili; dimostra anche buona abilità nel diversificare le composizioni e nel costruire scalette sensate che non prevedano troppe similitudini tra un brano e l’altro posti in successione, in tal modo riuscendo a mantenere desta l’attenzione anche in occasione dei pezzi più lenti ed ipnotici come ad esempio Sa Majesté Noire, sapientemente collocato in posizione centrale come a fungere da interludio.
In questo e nell’album successivo Coulée de Lave coadiuvato da un tastierista, a partire dal già citato terzo album Si Vis Pacem Para Bellum di ogni aspetto del progetto si è occupato il solo Necron, relegando gli interventi di tastiera a ruoli sporadici di secondaria importanza. Sempre tenendo presente il suo metodo compositivo già accennato, Coulée de Lave è parecchio più epico, sebbene si possa quasi considerare un Déclaration de Guerre parte seconda; Si Vis Pacem è più grezzo e incazzato, anche se non necessariamente più veloce (e in questo si percepisce una maggiore influenza del periodo epico dei Bathory o dei primi due Falkenbach), i brani hanno avuto tendenza ad essere più dilatati, ci sono più cori epici ed in contemporanea i momenti aggressivi sono più marcati per dare un giusto equilibrio al risultato finale dell’intero lavoro.
Come scritto in apertura, la discografia dei Gergovia ha raggiunto dimensioni cospicue, ogni disco ha un suo significativo valore e soddisfa in modo piacevole le esigenze di chi apprezza questo tipo di black metal non troppo esasperato, melodicamente accattivante, movimentato quanto basta per scatenarsi in un sano headbanging quando porta il caso (di solito nei brani più brevi). Se, come mi auguro, la cosa v’interessa, trovate tutta la loro produzione su Bandcamp qui. (Griffar)


