Avere vent’anni: CONVERGE – You Fail Me

Io ho lo stesso rapporto con i Converge che ho con la birra. Mi piace tutta. Bionda, rossa, alta fermentazione, bassa fermentazione, IPA, APA, stout, marche tedesche o srilankesi, fa lo stesso. Meglio se in compagnia. Ho le mie preferenze certo, non è che sono tutte uguali, però mi piace qualsiasi variante. La stessa cosa funziona per i Converge. Quando esce un loro nuovo disco so a priori che mi piacerà. Il punto sarà solo scoprire se è più o meno bello rispetto agli altri. Ci sono alcune caratteristiche che me li rendono apprezzabili e You Fail Me non fa eccezione.

Ben Koller alla batteria. Uno che oltre a una buonissima tecnica ha sempre l’idea più musicale possibile per ogni pezzo. Il Ringo Starr del suo genere. Potrebbe fare ben più di quello che si sente su disco, ma non soffre di protagonismo e suona sempre e comunque al servizio degli altri, mantenendo al contempo la propria personalità strumentale. Il tutto è già ascoltabile nell’iniziale Last Light, se ne volete una prova. È un caso che il successo di Jane Doe veda proprio il suo ingresso in formazione? Certo, non è che il disco l’abbia fatto lui da solo, ma un batterista così ha alzato il livello di brutto.

Le produzioni di Kurt Ballou. Ecco, la sua idea di suono a me piace tantissimo. Potente, ruvida ma al contempo estremamente cristallina. Leggete la lista di dischi che ha prodotto dal 2000 in avanti, troverete nomi come High on Fire, Russian Circle, Misery Index, Nails e così via. È vero, You Fail Me non è stato interamente gestito da Kurt, il quale si è limitato alla registrazione. Siccome lui però aveva la sua idea di suono di cui sopra è andata a finire che è stato poi rifatto il missaggio ed è uscito You Fail Me Redux nel 2016, e suona una meraviglia. A me piacciono entrambe le versioni, ovviamente.

Jacob Bennon e il suo cantato schizzato, malato, squinternato. Non so se definirlo cantato sia corretto ma è per intenderci.

You Fail Me quando uscì ricevette delle buone critiche, ma forse soffrì un po’ il fatto di essere l’album dopo Jane Doe e anche di essere il primo album che facevano in quartetto, avendo perso il secondo chitarrista. Magari, oggi come oggi, non se lo riascoltano in molti (ed ecco anche spiegato perché han fatto la versione Redux, appunto) perché poi sono usciti altri disconi come All we Love we Leave Behind e The Dusk in Us, ma per quanto mi riguarda è comunque un disco riuscitissimo che può tranquillamente guardare dall’alto molti altri lavori dello stesso genere. Pezzi come Eagles Become Vultures, Drop Out e la traccia omonima alcune band se le sognano. Vorrei infine citare testualmente una frase che scrisse il mio collega Luca Bonetta proprio per l’appena citato The Dusk in Us, per spiegare perché anche un album minore come You Fail Me sia comunque un gran disco:

“E in fondo è proprio questo che mi piace di loro, il saper essere trasversali e toccare ambiti musicali che non ti aspetteresti da una band hardcore (e mai come in questo caso la definizione risulta stretta).”

Perfetta. (Luca Venturini)

Un commento

  • Avatar di nxero

    Sono dei grandi puntoebbasta. Questo è il disco con il quale li ho conosciuti ed è un gran disco, secondo me il migliore è “Axe to fall” che posso farci, Ben Koller è un eroe.

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