Paperissima Estate: FULCI – Duck Face Killings

Questo nuovo album dei Fulci conferma pienamente quanto avevamo sperato di sentire dopo il primo singolo, Rotten Apple. Nel frattempo ce n’è stato un altro, Fucked with a Broken Bottle, che ha alimentato ulteriormente le aspettative ed ora possiamo starcene qui a dire che si, abbiamo fra le mani proprio un bel disco da ascoltare. Tutti i punti di forza dei Fulci sono ora consolidati in un lavoro di rinnovato spessore, che per ricchezza e ampiezza di idee ci fa tornare ai livelli della loro pietra miliare Tropical Sun, un album che si fece apprezzare all’uscita per l’espressione di idee fortissime e fondative. Duck Face Killings riparte proprio dalle idee, dai riff e dalla composizione libera e sorprendente, ma mai troppo complicata: è un disco che si fa ascoltare benissimo proprio perché è diretto ed equilibrato in ogni sua parte, compresa la produzione dell’esperto Arthur Rizk, che negli ultimi anni è il tecnico dietro al suono di gente del calibro di Enforced, Sacred Reich, Power Trip, Smoulder, Crypt Sermon e di molte altre operazioni, nonché musicista in Eternal Champion, Sumerlands, Cold World, War Hungry.

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Se dunque Tropical Sun si rivolgeva alle origini di un certo death metal e le rimetteva in pratica con straordinaria efficacia, Duck Face Killings è invece il disco di un gruppo maturo, che ha viaggiato lontano, che ha conosciuto il pubblico e che sa dove investire le proprie energie creative. È difficile per noi ascoltatori dire se questo sia il miglior disco dei Fulci fino ad oggi, dato che il confronto con Tropical Sun è ancora molto vicino e quello resterà per sempre il disco rivelatore per il gruppo, ma di sicuro è quello meglio realizzato, meglio concepito e maggiormente ragionato. Si parte benissimo con l’opener Vile Butchery, che possiamo prendere come una sorta di ouverture a tutto il disco e al concept in generale. I due singoli ci hanno convinto fin da subito, per cui passiamo oltre, poi c’è da segnalare l’eponima Duck Face Killings e la superba chiusura Stabbed, Gutted and Loved. Non tutti i brani sono ugualmente memorabili, ma sono certamente di alto livello. Abbiamo anche alcune collaborazioni: il rapper Lord Goat compare in Knife e Sherwood Webber in Human Scalp Condition, oltre ai già noti TV-CRIMES e Dressel Amorosi, che si occupano delle parti più direttamente cinematiche.

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Dettaglio della locandina de Lo squartatore di New York (1982).

Venendo ai testi e all’artwork, sappiamo già da mesi che Duck Face Killings è un concept su Lo squartatore di New York (1982), uno dei thriller più malsani e nichilisti di Lucio Fulci, le cui atmosfere sono riportate magistralmente in vita nell’album, anche grazie a samples e a intermezzi di synth che evocano le colonne sonore dell’epoca. Solo l’ultima canzone Il miele del diavolo è un omaggio all’altro omonimo film del 1986 e mi chiedo se non sia l’anticipo del tema di qualche prossimo lavoro…(Stefano Mazza)

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