Angus Young ultimo dei Mohicani: cosa ci lascia il concerto degli AC/DC a Reggio Emilia

I processi mentali sono pressoché sempre gli stessi, le considerazioni di massima anche. Gli AC/DC fanno un nuovo tour e io come molti rimango sospeso tra una generica, se vogliamo insopprimibile, volontà di esserci e i rischi di sottoporsi ad una delusione in maniera colpevole e volontaria. Perché se alcune certezze sono incrollabili, ci sono anche parecchi dubbi. Vedi l’età e le condizioni dei protagonisti, il rischio/certezza di assistere una rappresentazione monca causa l’assenza di Cliff Williams e Phil Rudd. Del tutto normale domandarsi se ne possa valere la pena, di più, se a queste condizioni le cose abbiano ancora un minimo di senso. Gli alti ideali che cozzano con la stretta attualità. Perché la realtà dei fatti è che questa è l’epoca che stiamo vivendo, che così o niente, nessuna alternativa, con l’aggravante che potrebbe non esserci una prossima volta. Perché sebbene non sia annunciato e non compaia da nessuna parte la parola end o final (che poi come abbiamo imparato sembrano significare ben poco), l’impressione qui è che questo possa essere davvero l’ultimo valzer. Soprattutto considerato che questi non vanno in tour ogni anno, non partecipano ai festival e le loro apparizioni sono sempre più sporadiche in concomitanza di album via via sempre più diradati. Insomma, ci sono ultime occasioni che vanno comprese e colte come tali, e questa per me personalmente rappresenta l’opportunità unica di tornare e celebrare lì dove tutto era iniziato, ed è  con questa consapevolezza a mettere d’accordo cuore e cervello che alla fine ho deciso di salire sulla giostra per un ultimo giro.

biglietto

Sul concerto in sé non penso che ci sia molto da dire, un’arena oltremodo smisurata, ma un suono bello sparato e nitido che ti permette di sentirti presente nonostante il concerto effettivo si svolga praticamente in un posto con un CAP differente al settore che ci stato assegnato. Che altro? Il gruppo prima meno peggio di quello che sembrava. Qualche brano in meno (tre, per la precisione) rispetto alle prime due date, perché Brian Johnson sembra faticare un po’. Ma è tutto irrilevante rispetto al carico emozionale che una cosa del genere porta con sé. Si possono fare considerazioni su cosa siano diventati gli AC/DC, su come una band un tempo così incendiaria possa essere oggi quasi considerata un intrattenimento per famiglie. Su dove sia finito lo spirito di quel Charles Bukowski prestato al microfono e la sua capacità di narrare e vivere la sua vita senza filtro fino all’estremo ultimo, rappresentando in maniera concreta l’identità perfetta tra uomo e artista. Su come al fondo questa dimensione mastodontica mal si adatti allo spirito originario di quegli show basilari dove l’unico requisito erano una presa di corrente e un jack dentro un amplificatore. Ultima riflessione ovviamente sul pubblico e su come sia possibile che ci sta gente che conosce a memoria il brano del penultimo disco ma sembra non avere mai sentito Riff Raff.

Ma si sapeva, e alla fine non tornerò a casa pensando a quello.

rcf

Quello a cui ripenserò sono i rintocchi delle campane dell’inferno e la loro capacità di annullare il pensiero razionale, quel che resta sono quei pezzi e l’impatto vero che hanno avuto sulle nostre vite. “Mi è passata tutta la vita davanti” è stato il commento di mio fratello e che faccio mio senza se e senza ma. Back In Black è il primo disco hard rock entrato in casa nostra qualche milione di anni fa, i danni che ha fatto sono incalcolabili. E allora ripensare alle copertine che fungevano da portale su un mondo sconosciuto e affascinante, a quei titoli di canzoni dal significato ignoto letti per la prima volta, al libro con i testi e al poster sul muro. E quindi, nonostante tutto il contesto, sentirsi sopraffatti dall’emozione sul finale di Shoot To Thrill o la catarsi generata dall’andamento senza sosta ai limiti dello psichedelico di Whole Lotta Rosie e Let There Be Rock. Queste sono cose che niente e nessuno potrà mai sporcare, non le magliette di Tezenis o dell’Oviesse, nemmeno il batterista che ha suonato con Vasco Rossi. Gli AC/DC oltre il concetto di tempo. Angus Young, capelli bianchi, la Gibson SG e una divisa da scolaretto a rappresentare quell’insopprimibile urgenza che ci ha animato tutti e che resiste ancora nascosta da qualche parte. L’ultimo dei mohicani. Ultimo seguace di un’idea ormai sorpassata, ultimo rappresentante di un’epoca al crepuscolo. We Salute You. Sì, siamo ai saluti finali, ma per quanto mi riguarda senza tristezza, questo ultimo abbraccio è un atto di gratitudine. Perché la vita di sicuro un po’ tende a incularti, però insomma almeno c’è il rock and roll.

5 commenti

  • Credo che una volta che i grandi di oggi 60-70 enni si saranno ritirati (sia i giganti che quelli con i numeri più piccoli), il mondo rock/metal diventerà come il pop, ovvero artisti che stanno in alto al massimo per 5-10 anni e poi o si ridimensionano o si sciolgono. Sarà sempre più difficile vedere artisti del nostro mondo essere star assolute per 40 anni o oltre.

    Il mondo rock n’roll si basa sul concetto di appartenenza e ribellione, oggi a cosa vuoi appartenere che siamo tutti individualisti e sazi?

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  • guarda caso il primo album rock che ho comprato nel 1981 è stato back in black degli AC/DC
    Sarà per questo che condivido tutto al 100%
    Rock’n’rollForever AC/DC immortali🤟🏼

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  • Anche qui mi tengo stretti i ricordi, la cassettina tutta nera (che non avevamo i soldi per l’ hi-fi) il concerto a Reggio Emilia nel 1991, la T-Shirt piratata con la foto del gruppo con ancora Bon Scott alla voce. Il fidanzato carabiniere di una cugina di mia madre che mi da del drogato dopo essere piombato in casa mentre guardavo la VHS di “Let there be rock”. Altri tempi ah, a proposito, a quel concerto c’erano anche i metallica, la fine che hanno fatto mi pare ben diversa.

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  • Complimenti alla disamina/commento
    /critica , sono totalmente d’accordo. Avrò 60 anni tra pochi mesi e questa band è stata per me “La Band” , pur avendo una conoscenza smisurata di altre band che hanno calcato i palcoscenici tra gli anni 70 ad oggi , ( le longeve sono molto poche) , gli AC/DC mi hanno dato, in fatto di musica, tutto quello che cercavo e volevo. Sarà dura quando il sole tramonterà.

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