La lista della spesa di Griffar: prime raffiche di primavera
Come avevo predetto tempo addietro, siamo nel 2024 da nemmeno troppi giorni e già si accumulano uscite non prive di significato. Eccone dunque una sintetica carrellata, nel frattempo io lavoro per voi cercando musica valida da consigliarvi.
Due parole, ma proprio due, per segnalarvi la nuova uscita del progetto indiano di atmospheric/post black metal RAAT, già trattato in passato su queste pagine. È uscito un nuovo Ep il dieci gennaio dal titolo Vespertine; si tratta di un unico lunghissimo pezzo da 21 minuti che mette del tutto da parte il metal, essendo incentrato su chitarre acustiche e sognanti tipiche dello shoegaze/post-rock, con sovrapposizioni costanti che rinforzano l’atmosfera onirica e bucolica del pezzo.
Vale una segnalazione, anche se un pezzo simile, strumentale e privo di parti più aggressive che avrebbero potuto accentuarne il dinamismo, non è leggerissimo da ascoltare, anche considerando la durata. Mi sembra più che altro un esperimento, ideale per rilassarsi se lo stress vi azzanna le chiappe. Il tipo tra l’altro lo ha escluso dal suo Bandcamp, se v’interessa io ce l’ho e ve lo passo.
Sono stato tra i primi in Italia a consigliare i Kanonenfieber quando non se li filava nessuno. Se non posso fare altro che ribadire che Menschenmule è e rimane un disco validissimo, nemmeno posso esimermi dal notare che l’improvvisa popolarità abbia nuociuto al gruppo, viste le uscite a raffica di EP e altro, talmente simili tra loro, a partire dall’artwork di copertina, dal confondere l’ascoltatore, convinto di ascoltare sempre lo stesso disco. Fortunatamente non sono gli unici a proporre black-death metal a sfondo storico: su questa scia già ci sono gli olandesi Terdor e ora un altro eccellente Lp esce grazie ai SUNTOLD, entità internazionale capitanata dal cantante americano Dakota Rivera, attivo con svariate altre band d’impostazione prevalentemente brutal death, coadiuvato da due strumentisti belgi che si occupano di chitarra, basso e batteria.
World Torn Asunder è un prodotto veramente ben riuscito, in grado di esprimere con convinzione le tematiche sugli orrori della prima guerra mondiale trattate nei testi. Uscito in digitale nel 2022, vede finalmente la luce anche in compact disc per merito della Arctic Sound, con una copertina differente raffigurante un dipinto che ritrae alcuni soldati italiani in battaglia sulle cime delle Dolomiti, d’inverno. Non un posto idilliaco di certo, non allora. Il disco è una bordata d’assoluto livello senza alcun cedimento, la sensazione di catastrofe è totale e la brutalità con la quale sono intrise tutte le composizioni non viene mai meno. Equamente bilanciato tra il death più crudo e frenetico, il black nordico storico ed un black metal classico cadenzato, spesso arrangiato con tastiere maestose e tragiche al contempo, gratificato da riff melodici pur se d’impatto e tensione laceranti, World Torn Asunder non ha difetti e ad oggi è uno dei dischi migliori usciti nel 2024, sebbene in teoria esiste già da un paio d’anni. Chi li aveva mai sentiti nominare? L’ho già detto mille volte che fare uscire dischi solo in digitale autoproducendoseli non porta ad alcun risultato significativo, sei meno di una goccia nel mare. Visto che l’edizione fisica è di quest’anno facciamoci un favore e consideriamolo nuovo materiale (tanto più che ad oggi è l’unico loro titolo esistente): sono 47 minuti di musica suddivisi in 11 capitoli che più di una volta fanno partire i brividi. Eccellente anche l’utilizzo dei samples, dote rarissima… e sfido chiunque tra voi ad ascoltare quelli presenti in Bullet Harvest senza essere scossi da autentica emozione. Di che parlo? Andateveli a scoprire. Eccellenti, mi auguro che si facciano di nuovo vivi al più presto.
Debuttano gli americani SOLIS NIGRI con un breve Ep (cinque brani, circa un quarto d’ora) di occult/religious black metal molto ben fatto. Va da sé, è anche questo un progetto solista o one man band che dir si voglia. Un classico di questi tempi moderni. The Serpent Which Heralds the Dark, oltre a godere di una copertina spettacolare, beneficia di atmosfere malefiche e opprimenti incorporate in pezzi brevi che non hanno necessità di dilungarsi troppo per colpire in pieno il bersaglio, merito ulteriore per chi non apprezza brani troppo complicati od elaborati.
Ispirata in parte dai Deathspell Omega di Si Monvmentvm Reqvires (cosa che risalta ancora di più vista la notevole somiglianza di alcune delle voci con quelle di Mikko Aspa – delle voci viene fatto un uso piuttosto vario, invero), la musica che troviamo in questo Ep non lascia indifferenti, sempre in bilico tra l’aggressione primitiva e le partiture lente, cadenzate e sofferenti di derivazione doom/death; solo la breve strumentale di soli effetti The Alluring Circle aggiunge poco al lavoro nel suo complesso. Difetto perdonabile, gli altri brani sono di ottimo livello, marci e mefitici come il demonio comanda. Li attendiamo a prove sulla lunga distanza per valutarli meglio, le potenzialità ci sono.
È un debutto anche Ataxian Reign dei sudcoreani AEFEN STYRRA, già autori di un Ep (Harbringer) uscito l’anno passato. Propongono un black metal atmosferico e tecnico non dissimile da certe uscite svedesi di qualche anno fa (più di una volta mi sono tornati in mente i Thy Primordial) miscelato con elementi post-black e shoegaze. I loro brani sono assai elaborati e hanno come caratteristica peculiare quella di essere marziali e maestosi quando picchiano duro, vellutati e sognanti nei momenti più rilassati. Cambiano costantemente tempo di esecuzione, contorcono e complicano le partiture in continuazione denotando una preparazione tecnica non indifferente e una notevole creatività in sede di composizione. Alcuni brani sono di lunghezza medio-alta, il picco sono gli otto minuti di The Turning of Epochs (il pezzo migliore di tutto il disco a mio parere) e altri due sono un po’ più di sette minuti, tuttavia l’essere vari e in mutazione costante li fa risultare sempre coinvolgenti e mai noiosi.
Sebbene il disco sia autoprodotto, registrazione e resa sonora sono ottimali, ogni strumento ha il suo spazio senza essere celato in nebbiosi retroscena, lo screaming non eccessivamente esasperato è anch’esso valorizzato appropriatamente. Certo, dal True Black Metal siamo abbastanza distanti. Non che questo sia un male, perché Ataxian Reign è un disco che fa una pregevole figura nel panorama del post-black metal, però mi sembra giusto avvertirvi: se siete dei puristi non penso che i ragazzi facciano al vostro caso. Di sicuro il pubblico interessato alla loro musica è potenzialmente più vasto rispetto a quello che s’abbevera di carneficine sonore che continuano ad uscire anche di questi tempi. Ascolto consigliato, vale la pena. (Griffar)





Solis Nigri hanno stoffa. Roba oscura, intensa, con buon bilanciamento tra malevolenza, brutalità e parti più malinconiche/melodiche. A momenti ci ho sentito anche atmosfere alla MGLA. Da seguire.
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