RADIO FECCIA #29: Mascherine, uomini in dolce attesa e gente che non sta mai zitta

Meet ’n’ greet incoraggiante per i fan dei Metallica

Gli impegni sono impegni e anch’io mi sono ritrovato nel 2016, o forse 2017, a fare da fotografo ai Tygers of Pan Tang con 38.5 di febbre e una bronchite spaventosa, perché ormai l’impegno l’avevo preso. Naturalmente i risultati furono scandalosi. Chissà che cosa hanno pensato i fan dei Metallica il due dicembre scorso, quando i due che non contano sono stati scaraventati a Livermore, California, per un meet’n’greet pianificato con i fan della band al fine di promuovere il non celebre whisky denominato Blackened. Forse qualche scozzese pretenderebbe che innanzitutto lo denominassero bourbon, dopo una rapida spulciata al disciplinare, ma in merito non mi sono informato. Tant’è che Rob Trujillo e Kirk Hammett si sono presentati nella seguente maniera alla bottle signing: Trujillo in sobria tenuta nera e cappellino alla Suicidal Tendencies, Hammett in look post-apocalittico con occhiale scuro e mascherina FFP3. Al che ho riflettuto: occultava una congiuntivite, forte tosse e tanti altri piccoli sintomi tali e quali da far stare sereni tutti, acquirenti da una parte del tavolo e Rob Trujillo dall’altra, o era reduce da dodici ore di gioco a qualche DLC di Fallout 3? Se nel frattempo Livermore è ridotta alla maniera del paesino di Cabin Fever, noi una mezza idea ce l’abbiamo.

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Mille Petrozza ci prova sempre

Tranquilli, le vostre fidanzate sono al sicuro: Mille Petrozza ci prova sempre, ma in un altro ambito. Uno ancora meno credibile. Intervistato da Sense Music Media a metà dicembre, il frontman dei Kreator ha dato una risposta tendente al surreale. “Sono stato in studio per un paio di giorni, non è mai facile. A volte hai dei riff davvero carini ma non hai la canzone pronta. Certe volte è come essere incinto della canzone. Il mio umore è molto variabile perché passo da “Wow, cazzo”, a “È grandioso”, oppure “È una merda, non riesco ad ascoltarla”. Vado a letto e sto ancora pensando alla canzone. È un brutto stato mentale quello in cui mi ritrovo alcune volte mentre compongo. Pretendo sempre che i nuovi pezzi siano energici e migliori di quelli precedenti, e sto ancora cercando di ottenere la migliore canzone che io abbia mai scritto. Penso sempre che non è ancora finita e che devo scrivere la miglior canzone dei Kreator, e un approccio del genere può essere estenuante”. In attesa che il Valium faccia effetto, rammento a Mille Petrozza che già ci sono Flag of Hate, Pleasure to Kill, Awakening of the Gods, Under the Guillottine, One of Us, Extreme Aggression, Betrayer, People of the Lie, Terror Zone: vai a letto tranquillo, non farai la fine di Arnold Schwarzenegger in quel film con Danny DeVito. Stando alle ultimissime dichiarazioni della band, un nuovo album è in uscita nel 2025.

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Hanno di nuovo intervistato Ellefson

L’altro giorno ero in coma: ci avevo dato dentro a tavola e il mio programma digestivo, anziché Citrosodina, si intitolava lettura sistematica delle news su qualche webzine per una mezz’ora buona. In pochi click ne avevo raggiunte ben due riguardanti Dave Ellefson: la prima, in cui stranamente sbroccava contro Dave Mustaine; la seconda, all’attenzione degli intervistatori di Disturbing the Priest – gran pezzo di Born Again! – si concentrava sul fatto che l’ex bassista dei Megadeth ha ancora tanto da dire in carriera. L’importante è che non abbia da dirlo in chat a qualche figliola, ecco, altrimenti mi tocca scrivere altri cinque articoli. Insomma, nella scarsa lucidità di quel momento mi sono posto una semplice domanda: ma quante cazzo di interviste al giorno sta concedendo questo tizio? Dal momento dell’uscita dai Megadeth è come affetto da un virus molto comune fra i musicisti in età avanzata, quello che si manifesta con i sintomi del desiderio di rivalsa, dello sbrocco gratuito, e del bisogno molesto d’attenzioni. Quand’è che cominciate a non cacarlo più di striscio? Era la primavera del 2021 quando tutto ebbe inizio, direi basta, ma v’avverto, non è finita qui: a breve Dave Ellefson sarà produttore di un film che si annuncia a metà fra il thriller e la commedia horror. Il titolo è Bunker Heights e già girano alcuni trailer in inglese. Preparatevi a interviste a frequenza quotidiana un po’ dappertutto, chi lo cheta più. E ora rimetto su Born Again e me lo sparo da cima a fondo, mentre il telefono di Ellefson non squilla in preda a progetti paralleli ai The Lucid in procinto di prendere la loro mostruosa forma.

 

Mike Portnoy sta dando un po’ troppo nell’occhio

La cosa bella sarebbe se lo buttassero fuori dopo averlo sopportato per cinque mesi, senza fargli incidere niente di niente. Non è quello che mi auspico, perché mi schiero con quei romantici che, pur di riavere Mike Portnoy nei Dream Theater, accettano d’essere stati testimoni oculari di quella bieca operazione che l’ha riportato sullo sgabello giusto, ma tant’è. Sarebbe un finale meritocratico e ai limiti del tarantiniano. In pochi giorni Mike Portnoy ha messo online la sua prima esecuzione di Pull me Under degli ultimi dodici o tredici anni, roba da lacrimuccia; oppure la suonava segretamente in cantina ogni sera prima di stringere in lacrime amare il cuscino. E poi ha fatto la stessa cosa che fa Dave Ellefson, ossia mandare a casa giornalisti e presunti tali a casa a pancia piena, con la soddisfazione d’aver riempito di materiale che non scotta uno che in questo preciso momento storico si farebbe intervistare pure dai netturbini. Il concetto è che, nell’ultimo decennio, Petrucci e al limite LaBrie avevano provato sulla pelle quella conciliante sensazione che è tipica di chi regge il peso di un gallo in meno nel pollaio. Rientrato Portnoy non fanno in tempo ad aprir bocca che c’è su Blabbermouth un’ennesima intervista al batterista rientrante. I complessi di inferiorità certa gente la uccidono. Concessosi a The Prog Report – preferivo Disturbing the Priest – Mike ha ribadito che il tempo passato con loro è durato il doppio del tempo passato a incidere con altri progetti. Cinquanta album con una dozzina di band, un tempo che si può definire sfruttato. Ora però Mike Portnoy è nuovamente a casa sua e la sua priorità sono i Dream Theater (onde evitare di fare la fine di Lombardo nei Testament). Chiude con una prevedibilissima chicca: “Non vedo l’ora di tornare sul palco con i ragazzi, e l’anno nuovo cominceremo a lavorare sul nuovo album”. (Marco Belardi)

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