Il diavolo che conosci: MORTUARY DRAPE – Black Mirror

C’è una cosa che mi fa uscire pazzo per i Mortuary Drape, i suoni scarni e asciutti e quell’attenzione nel far risaltare il basso. Dietro allo strumento troviamo oggi Simone Cappato, ex Drakkar, e le mie aspettative a riguardo sono ancora una volta premiate. L’unico album in cui i Mortuary Drape hanno loro malgrado rivoluzionato i suoni, oltre a quel genere d’attitudine cui accennavo, è stato Buried in Time (che, a proposito, fra non molto compirà vent’anni): li ammodernarono, riempendoli di frequenze basse e belle sature, e la magia in qualche maniera scomparve. È l’unico album dei Mortuary Drape che proprio non mi piace, ma in ogni altra occasione hanno fatto puntualmente centro.

Un’uscita firmata Mortuary Drape è oramai un evento a cadenza decennale. Spiritual Independence è uscito una decina d’anni fa e lo ricordo bellissimo. Rimesso in questi giorni per rinvigorirne il ricordo in vista del Firenze Metal, l’ho ritrovato tale e quale al meraviglioso manifesto di musica occulta che avevo apprezzato un paio d’anni oltre l’uscita. Trovo onesto considerarlo il successore ideale di Tolling 13 Knell.

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Black Mirror è dunque il sesto full length in una carriera avviata nel lontano 1986 e che, solo otto anni più tardi, ha iniziato a sparare in aria i fuochi d’artificio, All the Witches Dance prima, Secret Sudaria poi. I Mortuary Drape erano in quegli anni l’emblema del black metal italiano, pionieri d’una scena che consacrava Necromass e Opera IX, e poi, in tono minore, gli Evol. In realtà i Mortuary Drape da sempre suonano una sorta di thrash/death che li accomuna a certi gruppi sudamericani che, con i medesimi ingredienti, riuscivano a inscenare il black metal senza esserne concreti praticanti. Inutile fare il nome dei Mystifier o d’altri per riassumere al meglio il concetto. Quanto alla teatralità siamo su un altro pianeta nei confronti quasi d’ognuno.

Il black metal nei Mortuary Drape è nella struttura dei pezzi. Negli avvii rallentati, nel creare quella atmosfera crescente e gestire magnificamente, e magistralmente, l’apice di ciascun capitolo. Molta scena black metal mondiale neanche si sforza di ricreare la nera magia che scaturisce da un album dei Mortuary Drape, o, per restare in terra italica, degli Abysmal Grief. È paradossale, se non addirittura buffo, che gli ultimi che ho nominato siano ancora più distanti da quel genere musicale così vasto. Eppure ne rappresentano appieno l’essenza.

Ho ascoltato Black Mirror prima, a ridosso e in seguito a quel concerto. All’inizio l’ho considerato carino, e non necessariamente all’altezza del suo già distante predecessore, poi i suoi pezzi principe mi si sono cementati in testa con gli ascolti. Senza dubbio due fra quelle in scaletta al Firenze Metal le confermerei oggi fra le migliori; parlo di Restless Death e Rattle Breath. The Secret Lost è una gradita puntata nella melodia con un’andatura quasi power metal e frequenti passaggi che si rifanno al death melodico anni Novanta figlio di Symbolic. La fondamentale novità sonora di Black Mirror è la batteria, mixata altissima, a tratti coprente. Anche Ritual Unction conferma come i riff e le composizioni in generale siano state maggiormente stratificate che in passato, un’operazione, questa, facilitata dall’inserimento del capace Manuel Togni alla batteria in luogo del leader Wildness Perversion, una new entry cui è stato riservato un certo risalto.

Gli altri brani sono tuttavia di buona fattura. Drowned in Silence un up-tempo che ricorda l’andatura dei Celtic Frost, Into the Oblivion l’altra certa di affermarsi fra le migliori. I Mortuary Drape sono un magnifico ripasso di un’epoca che non c’è più. Wildness Perversion manda avanti la baracca, chissà per quanto ancora. E per il momento non gli riesce proprio sbagliarne una. (Marco Belardi)

Un commento

  • Avatar di TonyLG

    Io sulla definizione di “black metal” ho opinioni un po’ diverse. Chiaro che i confini sfumano con altri stili, ma “All Witches Dance” è black al 100%. Ovviamente, non il black scandinavo di quegli anni, ma come , sia pure in modo postumo, si intende il genere negli eighties. Come definire diversamente i Celtic Frost dei primi album o, per fare un altro esempio, i Rotting Christ?

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