Spirit of the Forest, la sbronza nel bosco coi KORPIKLAANI
Vent’anni fa i Korpiklaani si affacciavano per la prima volta sul mondo discografico facendo iniziare il proprio debutto con queste parole:
There’s men, underground
Who have never seen the sun
But they really know how to party
E davvero non ci sarebbe motivo di continuare la recensione, perché è già tutto qua. Ma del pezzo sopracitato, Wooden Pints, posto meravigliosamente in apertura al disco, i nostri eroi fecero anche un video la cui visione è essenziale per capire di che cosa si sta parlando. Purtroppo l’unica versione disponibile è stata caricata 14 anni fa e quindi la qualità audiovideo è pessima, ma è comunque abbastanza per potersi fare un’idea:
Amici, che roba fenomenale. Innanzitutto l’aspetto più importante da rilevare è che sono tutti visibilmente ubriachi marci. Tutti, anche il regista, il montatore, tutti. I due spicci di budget se li saranno bevuti e poi avranno girato con mezzi di fortuna nel boschetto dietro casa. Il video si apre con qualche secondo di nero e bisogna aspettare perché parta il pezzo, poi si vede un ceppo di legno e uno di loro che gli dà un’accettata. Dopodiché IL CAPOLAVORO: il violinista platealmente ciucco da fare schifo che esce da una casetta di legno nei boschi mentre finge di suonare il violino ad altezza bacino. Lui è alto due metri e la porticina della casetta è a misura di bambino dell’asilo, ma tanto è talmente ubriaco che fa tutto con aria imperturbabile come se fosse la cosa più normale del mondo.
Poi vengono inquadrati loro che suonano. Nell’ordine:
- Jonne Järvelä preso benissimo dai cinque litri di vodka appena scolati che si agita come un ossesso pensando di stare suonando davanti a una folla oceanica;
- Il chitarrista, che sfida il freddo dei boschi finlandesi vestito con pantaloncini e una specie di palandrana etnica, talmente marcio che sta immobile appoggiato a un muretto con lo sguardo di chi non ha la minima idea di dove si trovi;
- Il suddetto violinista, sempre con lo sguardo basso e perso tra le fitte nebbie dell’alcol, con il violino appoggiato sul petto;
- Un tizio che picchia con foga un tamburo senza alcun motivo;
- Il bassista, accuratamente nascosto dietro il picchiatore di tamburo, che cerca di non farsi notare perché la fidanzata non vuole che si faccia vedere in giro ubriaco;
- Il batterista, l’unico che ci crede sul serio.
Dopodiché scorrono immagini casuali del bosco e Jonne Järvelä che prima agita un’accetta e poi la guarda confuso girandosela tra le mani, probabilmente perché pensa che sia una chitarra e non riesce a capire dove siano le corde. A un certo punto si vede tutta la band seduta ad un tavolaccio di legno all’aperto. Un paio di loro addentano una coscia di pollo ma tutti hanno davanti grosse tazze con ogni probabilità colme di vodka. La cosa mi ha ricordato un film che mi è capitato di intravedere l’altro giorno: c’erano Pieraccioni, Luca Laurenti e Ceccherini seduti sul divano con delle bottiglie di gin, ed era chiaro che Ceccherini era l’unico che stava bevendo sul serio, a giudicare dalle occhiaie, dai movimenti a scatti degni di Ciccio quando, a fine serata, si beve i rimasugli degli alcolici degli altri perché “buttare via l’alcol è un peccato” e soprattutto dal fatto che il suo bicchiere era l’unico con il liquido che ondeggiava. Ecco, qui è come se ci siano sei Ceccherini ma con la particolarità che non provano neanche a darsi un tono per fingere di non essere sbronzi guasti. Infine i nostri eroi scavalcano il tavolo e prendono a buttarsi gli uni sugli altri, sperimentando mosse di wrestling e scaraventando corpi umani per aria, perché tanto l’alcol è un potente antidolorifico.
Sono dunque riuscito a convincervi di che razza di discone sia Spirit of the Forest? Ma ridurre i primi Korpiklaani al cazzeggio alcolico buzzurro sarebbe riduttivo: loro nascono dalle ceneri degli Shaman, di cui si era già parlato, gruppo con una poetica a suo modo delicata che cercava di rielaborare la musica tradizionale finlandese in maniera decisamente originale e con risultati assai evocativi. Echi di quella sensibilità permangono in questo debutto (ma anche nel successivo Voice of Wilderness, per poi perdersi via via), nonostante il modo di interpretarli sia molto diverso. Per capirlo basta ascoltare Pellonpekko, strumentale fondata su questa melodia di violino stortissima e insieme malinconica, in cui le due anime della band si intrecciano perfettamente.
Comunque i Korpiklaani segnano una frattura netta dagli Shaman, e, a parte i suddetti riferimenti sottotraccia, l’ascolto dell’album non lascia dubbi. Il sentimento principale resta l’ispirazione alcolica, una roba da scampagnata nella foresta con gli zaini pieni di bottiglie di vodka che finisce con una collassata collettiva condita da vomitata di gruppo, dormita generale a faccia in giù sbavando sull’erbetta e il classico tizio che si perde e viene ritrovato il giorno dopo nudo mentre cerca di limonarsi una conifera. I Korpiklaani successivamente perderanno un po’ la bussola, e i loro ultimi dischi non sono per niente così affascinanti, ma porca puttana, amici e fratelli della vodka al melone del discount, quanto spaccavano agli esordi. (barg)



Wooden Pints nella top 5 dei video migliori di tutti i tempi.
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Il violinista veramente era marcio.
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Carini pezzo, album e video comico. I due o tre album dopo mi piacciono di più comunque
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Adoro il Folk Metal ma la loro proposta musicale non sono mai riuscito ad apprezzarla sul serio, non ho mai capito perchè e me ne sono sempre rammaricato.
Ma la loro attitudine resta meravigliosa
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