Voglio andare a vivere in campagna con gli WOLVES IN THE THRONE ROOM

È vero, Primordial Arcana non mi aveva granché convinto. Mentre ad altri, specie all’Autorità Nera che risponde al nome di Griffar, sì. Fortuna che non ci siamo accapigliati. Griffar sarà pure un demone, ma è ben rispettoso dell’opinione altrui (ce ne fossero, di opinioni e di chi le rispetta). Comunque mi sa che stavolta andiamo d’accordo, perché è uscito un EP dei tre campagnoli dal lontano Washington, si intitola Crypt of Ancestral Knowledge e a me piace. Anche se prosegue di fatto sul sentiero tracciato da Primordial Arcana, stavolta i brani mi convincono di più. Certo, facile il confronto, qui i brani sono quattro, di cui due ambient/folk/industrial/salcazzo, mica un album intero. Alla fine pubblichi quattro brani e vuoi pure sbagliarne qualcuno?

È come un po’ se gli Wolves in the Throne Room avessero voluto fare una piccola summa delle loro potenzialità, una specie di saggio dimostrativo. I primi due numeri, come dicevo, sono quelli tradizionalmente black. Black atmosferico e sinfonico. Specie Beholden to Clan, che si basa su per giù sulla formula di Two Hunters e Black Cascade, però con synth belli in primo piano ma mica a fare ambient(e). E chi li segue dai tempi ringrazia già. La seconda metà del lato B (virtuale o meno) è Twin Mouthed Spring ed è forse più allineata con le prove degli ultimi dischi. Cadenzata e con diversi paragrafi folk al suo interno. Più eterogenea.

Il lato B volta pagina e bandisce urla, batteria e chitarre elettriche. Initiates of the White Hart è un folk inquietante e rituale con voci sussurrate in cui ad un certo punto è però l’elettronica a prendere il sopravvento. Elettronica che conclude l’EP con Crown of Stone, ovvero l’episodio ambient/industrial/salcazzo. Non me ne intendo di questa musica qui e mi chiedo sempre com’è che avviene la composizione nel genere, però ecco, senti Crown of Stone e ti viene da pensare come deve essere bello il cielo stellato dalle loro parti.

Non che ci sia molto altro da dire. Novità non ce ne sono e la qualità dei brani è media (confrontata con quella cui gli WITTR ci hanno abituati di recente). Le caratteristiche per cui ci siamo andati in fissa ci sono tutte: disperazione cosmica, ascesi, belle suggestioni spirituali/celesti/naturali/salutiste, suono egregio. Uno Weaver canta sempre uguale e l’altro, quello che ha un nome che sembra una crasi di personaggi bonelliani, tambureggia sempre uguale. Ma va benissimo così, intesi. Poi restano un gruppo da godersi dal vivo e sarebbe una figata avere un’occasione tipo un Fire in The Mountains o qualcosa di simile. Solo che ora viaggio meno per concerti, per cui se mi capitano di nuovo all’Idroscalo mi va di lusso.

Comunque, se prendessi davvero esempio e me ne andassi pure io a vivere in campagna, quando credete che avrei modo di andare in giro per festival e concerti, con la terra da coltivare? Son cose che ti fanno riflettere.

Torniamo alla musica, piuttosto che sognare la campagna ad occhi aperti, che abbiamo quattro brani che ci rincuorano (a me soprattutto) riguardo allo stato di salute dei lupi. Di evoluzioni nella loro carriera ne hanno avute, piuttosto lineari (sbandata di Celestite a parte, ma quello è un episodio). Rivoluzioni mai, né ce ne possiamo aspettare. Bene proseguire così, allora. Poi mi sa che se ti allinei ai tempi cosmici e/o della natura la parola rivoluzione non ha mica lo stesso significato che ha se il tempo te lo dettano l’economia e le mode. Cavolo, ci sto ricascando. (Lorenzo Centini)

Un commento

  • Avatar di scioc

    quello con il nome con la crasi di personaggi bonelliani (Nathan Weaver) non è il batterista (che è invece
    Aaron Weaver). Ad ogni modo, non so come siano dal vivo, ma di questo EP salvo solo Crown of Stone

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